Nell’ambito delle iniziative organizzate per la Giornata Italiana di Statistica il prossimo 15 novembre si terrà a Milano, presso la sede Istat - Ufficio Territoriale per il Nord-Ovest, l’evento Immigrazione e salute in Lombardia.
Con l’occasione verrà presentato il progetto MIGHTY che vede coinvolti il Dipartimento di Statistica e Metodi Quantitativi dell’Università Bicocca e l’Università Politecnica delle Marche
Approfondiamo alcuni temi con la professoressa Elisa Barbiano di Belgiojoso, docente di demografia e responsabile del progetto.
Professoressa Barbiano di Belgiojoso, potrebbe raccontarci di più sul progetto MIGHTY e sui suoi obiettivi principali?
Uno degli obiettivi dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile è la buona salute, che mira a garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti i cittadini di tutte le età. Nonostante l’aspirazione a garantire parità di accesso all’assistenza sanitaria, in Europa ci sono persistenti disuguaglianze tra migranti e nativi nell’accesso ai servizi sanitari.
Con il progetto MIGHTY vogliamo quindi comprendere meglio la salute e l'accesso ai servizi sanitari dei migranti in Lombardia e nelle Marche, analizzando anche le differenze rispetto alla popolazione locale. Vogliamo identificare i bisogni specifici, le barriere che i migranti incontrano e come le loro condizioni di salute cambiano nel tempo rispetto agli italiani.
Nel progetto si parla dell’healthy migrant effect. Possiamo approfondire questo concetto?
Questo effetto si riferisce a un fenomeno per cui i migranti tendono inizialmente a godere di una salute migliore rispetto ai nativi, in parte dovuto a una selezione non casuale: solo individui più forti o più giovani emigrano. Tuttavia, col passare del tempo, il loro vantaggio si riduce a causa di vari fattori, come lo stress da adattamento e l’accesso limitato ai servizi sanitari.
Quali gruppi specifici di migranti avete analizzato nel vostro studio?
Ci siamo concentrati su diversi target di sottogruppi, compresi i migranti irregolari, che spesso affrontano più barriere nell'accesso ai servizi. L’analisi tiene conto della presenza di sottogruppi con caratteristiche personali e storia migratoria diversa: pionieri, persone arrivate con ricongiungimento familiare, rifugiati.
Che tipo di dati utilizza il progetto per le sue analisi?
Anche se oggi in Italia vivono più di cinque milioni di stranieri, rispetto alla letteratura internazionale l’effetto della migrazione sulla salute e sull’uso dell’assistenza sanitaria è limitato per il paese. Uno dei motivi della mancanza di studi è l’indisponibilità e la frammentazione dei dati. I database sanitari presentano, infatti, diversi limiti perché mancano alcune informazioni rilevanti come i comportamenti (ad es: l’abitudine al fumo e all’alcol) e caratteristiche specifiche della popolazione migrante (es. durata della permanenza).
Il nostro progetto mira proprio a colmare questa lacuna, producendo conoscenze nuove e aggiornate sulla salute dei migranti, sui bisogni insoddisfatti e sull’accesso ai servizi sanitari. Per fare questo utilizziamo due tipi di dati: quelli provenienti dai database amministrativi sanitari e quelli raccolti tramite un’indagine ad hoc. I primi ci permettono analisi longitudinali, ma non raccolgono dati soggettivi come stili di vita o percezioni della salute. L’indagine, invece, ci aiuta a raccogliere informazioni dettagliate direttamente dai migranti, come le difficoltà nell’accesso ai servizi e la loro percezione di benessere.
Avete già ottenuto risultati preliminari?
Sì, abbiamo già alcuni dati che presenteremo durante l’evento del 15 novembre. Abbiamo osservato alcune differenze di genere nell’accesso ai servizi tra le regioni Lombardia e Marche, in particolare nelle ospedalizzazioni. Questi dati sono cruciali per adattare le politiche sanitarie regionali in modo più mirato.
Quali sono i prossimi step di progetto?
Uno degli obiettivi principali è creare un cruscotto interattivo, un “dashboard” di facile accesso per i decisori politici. Questo strumento consentirà di monitorare indicatori chiave come il disagio mentale, le barriere all'accesso e la prevenzione, facilitando interventi mirati per migliorare l’inclusività del sistema sanitario.