La celebre opera “Il Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo è stata oggetto di un importante progetto multidisciplinare che ha coinvolto Milano-Bicocca in partnership con l’Università Statale di Milano, l’Università Cattolica, l’Istituto IBFM del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Istituto EuCentre, e tre imprese, ARTERIA, in qualità di capofila, XGLab del gruppo Bruker, e la società Space.
Lunedì 11 novembre 2024 si è tenuta l’inaugurazione dell’installazione “Incontro con Quarto Stato. Appunti di viaggio del BIPAC”, che presenta in maniera visiva i risultati della campagna di imaging e caratterizzazione sull’opera di Pellizza da Volpedo.
Ad Anna Galli, direttrice del Centro BiPac – Centro interdipartimentale di ricerca sul patrimonio storico, artistico e culturale, abbiamo chiesto di raccontarci il lavoro sull’opera che ha portato all’installazione che ora è possibile ammirare fino al 31 gennaio, vicino all’Aula Magna di Milano-Bicocca (ed. U6 – Agorà, piano terra).
Com'è nato il lavoro sull'opera "Il Quarto Stato"?
L’intervento di studio dell’opera "Il Quarto Stato" di Pellizza da Volpedo si inserisce come caso-studio in un importante progetto multidisciplinare finanziato da Regione Lombardia nell’ambito di un ampio intervento nel quadro dei Fondi Europei di Sviluppo Regionale, FESR, previsto nel Programma Operativo Nazionale (PON).
Il progetto ha sviluppato e sperimentato una piattaforma tecnologica mobile – la piattaforma MOBARTECH – che integra competenze e capacità culturali, sociali e creative con tecnologie abilitanti, quali Information Technology, tecnologie fisiche diagnostiche non invasive, dispositivi e metodi di acquisizione ed elaborazione delle immagini, tecnologie e metodologie per la conservazione e il restauro, sistemi di logistica intelligente, tecnologie di public interaction e di infotainment (information + entertainment), per l’erogazione di servizi ad elevato valore aggiunto applicati ai Beni storico-artistici.
Professoressa, qual è stato il lavoro che ha portato all’istallazione che possiamo ammirare oggi?
Si è trattato di un intervento molto articolato che comprende approcci differenti e complementari. L’opera è stata studiata da vari punti di vista: quello storico e sociale, approfondendo il suo significato nel periodo nel quale è stata concepita; quello materico e composizionale, studiando le tecniche e i materiali con i quali è stata realizzata. Infine, si è approfondita l’interazione con l’ambiente espositivo, nella sua collocazione al Museo del 900, e il pubblico, valutando con tecniche innovative l’impatto con l’ambiente e i visitatori.
L’installazione è una composizione di elementi ottenuti in fluorescenza UV (la banda in alto), in luce visibile (la banda centrale) e riflettografia IR (la banda in basso); si tratta di un pannello retroilluminato di dimensioni 1:1 (2.83x5.45 m2), che ha una risoluzione spaziale di 15 pixel/mm.
Si è voluto portare quest’opera iconica in Università, con un taglio che contraddistingue l’approccio di ricerca multidisciplinare del nostro Ateneo. Infatti, a fianco dell’installazione, attraverso dei totem, è stato costruito un percorso di approfondimento.
Le varie anime multidisciplinari del Centro BiPac: come si sono incontrate per questo lavoro?
Promuovere la cultura del dialogo interdisciplinare è da sempre uno degli obiettivi del nostro Ateneo, e il Centro BiPac rappresenta la messa in rete delle molteplici esperienze nel campo della conoscenza, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale aggregando tutti i Dipartimenti dell’Ateneo in un dialogo esteso e costante.
Grazie a questa rete quattro dipartimenti hanno attivamente reso possibile il progetto di ricerca, in particolare:
- il Dipartimento di Scienza dei Materiali, si è occupato degli studi sui materiali componenti l’opera, con misure mirate alla conoscenza delle tecniche di realizzazione, dello stato di conservazione e dell’impatto subito dal dipinto nel tempo;
- il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio ha condotto un approfondito e ampio studio sull’interazione da parte del pubblico e più in generale da parte dell’ambiente museale nel quale il dipinto è stato esposto fino al 2022;
- il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale ha studiato in particolare la storia del dipinto e il significato della sua realizzazione in un periodo storico particolarmente fecondo di trasformazioni sociali;
- il Dipartimento di Scienze Umane della Formazione ha coordinato campagne di studio sulla percezione dell’opera da parte del pubblico, con approfondimenti sulle differenti categorie di pubblico, anche al fine di una maggior consapevolezza del suo significato storico e artistico.
Tutti dipartimenti, proprio per l’installazione vicino all’aula magna, hanno realizzato degli approfondimenti fruibili con QR code presenti sui totem. L’esposizione durerà fino al 31 gennaio 2025 ma non si esclude di farla diventare permanente.