Il Museo Diffuso prende forma, a partire dalla scelta del nuovo logo, recentemente selezionato tra tre opzioni tramite una votazione, aperta a tutta la comunità Bicocca, che ha preso il via il 30 marzo in occasione del workshop annuale del BiPAC (Centro interdipartimentale di ricerca sul patrimonio storico, artistico e culturale) e si è conclusa il 6 aprile.
La delegata della Rettrice per le attività museali dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Franca Zuccoli, coadiuvata da Rita Capurro nell’ambito del Museo Diffuso, spiega la filosofia alla base del progetto nel suo complesso.
«Il MuDiB, Museo Diffuso Bicocca, nasce dalla volontà di definire e valorizzare un patrimonio comune, materiale e immateriale, che vogliamo aprire alla cittadinanza in una veste coordinata e accessibile. Tutti i dipartimenti contribuiscono, non solo in termini di collezioni ma anche di salvaguardia e conoscenza; la varietà di discipline studiate nella nostra Università, in quest’ottica, costituisce una formidabile opportunità dal forte potenziale».
Al momento è in atto la catalogazione, da parte della Biblioteca di Ateneo, delle collezioni diffuse tra i diversi edifici e dipartimenti. «Le tipologie degli oggetti con cui ci confrontiamo, e che stanno ulteriormente emergendo alla nostra attenzione, pongono domande interessanti – osserva la professoressa Zuccoli – anche in termini di riflessione sul ruolo della museologia contemporanea. Abbiamo fondi e collezioni di varia natura, tra cui, per esempio, anche strumentazioni mediche e scientifiche finalizzate allo svolgimento di analisi e indagini in campi specifici. L’obiettivo è riuscire a trasmettere il senso e il valore dell’esperienza, costruendo percorsi coerenti e fruibili attraverso la narrazione di questi oggetti nel loro contesto storico e ambientale».
Il logo del MuDiB è stato scelto per mezzo di una votazione online con cui studenti, ricercatori, personale docente e tecnico amministrativo di Bicocca hanno potuto esprimere la propria preferenza. «Prendendo come punto di partenza il logo istituzionale di Ateneo, Domenico Di Nobile, uno dei grafici della nostra Università, ha ideato il logo del Museo Diffuso Bicocca di cui ha prodotto tre versioni. Nello sviluppo del concept – prosegue la professoressa Zuccoli – le suggestioni offerte dalle macchine di Leonardo da Vinci, così legato al territorio in cui operiamo, incontrano l’inconsueta superficie del nastro di Möbius per dare vita ad uno spazio bidimensionale contenuto in uno spazio tridimensionale dove ciò che conta non sono le distanze ma il legame tra i suoi possibili sottoinsiemi. Elementi simili o diversi ma tutti connessi: un concetto rappresentativo di ciò che vuole diventare il MuDiB. Ci è sembrato naturale condividere la scelta definitiva del logo con la comunità Bicocca in cui ognuno di noi ha avuto la possibilità di votare, esprimendo due preferenze, tra le proposte di Domenico Di Nobile».
La direttrice del BiPAC, la professoressa Anna Galli, fa il punto sul recente workshop del Centro interdipartimentale. «Il consueto appuntamento annuale – spiega – è l’occasione per riflettere su tutto quello che è stato portato avanti nell’ambito del patrimonio storico, artistico e culturale in termini di progetti di ricerca, studio e divulgazione. Gli annali 2023, distribuiti nel corso dell’evento, raccontano proprio il lavoro di tanti docenti e ricercatori. Il BiPAC, che funge in un certo senso da catalizzatore, persegue l’idea di creare un sistema di collegamenti, vivo e continuamente prolifico, per unire le numerose realtà del nostro Ateneo. L’attività stessa di ricerca si presenta oggi sempre più multidisciplinare, in virtù del valore intrinseco che abbiamo imparato a riconoscere e attribuire alla contaminazione tra ambiti solo apparentemente distanti. Resta fondamentale fare networking». In questo il contributo del BiPAC è significativo. «Il Centro, che vede al suo interno rappresentati tutti i 14 dipartimenti, supporta una fitta rete di relazioni tra studiosi di scienze dure, umane e sociali che, attraverso il confronto, gettano le basi – conclude la professoressa Galli – per la progettazione di future collaborazioni».