Il Giappone di Simona, in Asia col programma “Exchange Extra-UE” - Bnews Il Giappone di Simona, in Asia col programma “Exchange Extra-UE”

In università, quando si parla di mobilità internazionale nel 90% dei casi viene in mente il progetto Erasmus+, celeberrimo programma che consente scambi culturali all’interno dei paesi dell’Unione Europea.

Esistono però accordi internazionali che permettono esperienze formative anche in altri continenti. Il Programma Exchange EXTRA-UE, per esempio, consente l’acquisizione di CFU del proprio piano di studi per le seguenti attività: Training e stage presso aziende o laboratori; Tirocini ospedalieri; preparazione della tesi in co-tutela. Gli studenti di Milano-Bicocca che negli ultimi tre anni sono partiti grazie a questa opportunità sono 274. Le mete più gettonate: USA (44), Cina (34), Svizzera (27), Maldive (25), Uganda (20) e Giappone (17).

Durante il suo soggiorno a Naha, una città sull’isola di Okinawa, Simona (@simom1ku su Instagram) ha potuto perfezionare la conoscenza della lingua e della cultura giapponese. All’inizio della sua avventura, sfruttando la APP Mynavi Baito, ha trovato un lavoro part-time presso una catena di ristoranti famosa per i suoi bento (vassoi da asporto monoporzione). In questa breve intervista di racconta di sé e della sua esperienza.

Qual è lo scopo del tuo viaggio in Giappone?

Sono al terzo anno di Comunicazione Interculturale (Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione). In questo corso di studi ho appreso la lingua e la storia del Giappone. Questo progetto di mobilità mi offre la possibilità di studiare l’argomento scelto per la tesi direttamente sul campo.
Le mete tra cui scegliere per lo scambio erano Sapporo (Hokkaido) e Naha (Okinawa). Essendo io originaria di Genova ho scelto Naha perché è su un arcipelago in mezzo al mare.
Ora sto indagando, mediante un questionario, se i giovani studenti di Naha parlino o abbiano ancora qualche relazione con la lingua di Okinawa, nata nel sobborgo di Shuri. Nonostante il motivo principale dell’Exchange sia la stesura della tesi, nell’Università in cui sono stata accolta (Università di arte della prefettura di Okinawa) mi è stata data la possibilità di frequentare anche i corsi pur non avendo ormai bisogno di crediti. Ho deciso di seguire tutti i corsi di giapponese disponibili oltre al corso di Uchinaguchi (la lingua di Okinawa) e un altro sulla cultura di Okinawa.

I corsi in Bicocca ti hanno preparato adeguatamente al contatto con questa cultura?

I corsi nella nostra università preparano in modo eccellente allo studio della lingua e della cultura giapponese. Infatti durante i corsi qui a Okinawa mi sono resa conto più volte di avere una base molto forte in merito alle regole grammaticali della lingua.
Tuttavia la cultura di Okinawa è a tratti molto diversa da quella del resto del Giappone (le isole Ryūkyū erano indipendenti prima di venire annesse al Giappone nel 1879) e da questo punto di vista manca preparazione alla comprensione di questa cultura.  

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere il tuo stesso viaggio? 

Uno dei principali consigli che posso dare a chi vuole scegliere la mia stessa meta è quello di documentarsi un minimo sulla cultura di Okinawa prima di partire.
Un altro consiglio è quello di cercare lavoro, dopo essersi ambientati. Gli okinawani sono persone davvero gentili e meno rigidi del resto dei giapponesi. Una professoressa mi aveva trovato uno dei miei primi lavori: consegnare dei questionari ai turisti in aeroporto.
È stata una delle più belle esperienze mai fatte e sono sicura e che i prossimi studenti che verranno potranno dire come me che Okinawa davvero rimane nel cuore. La gentilezza delle persone, la loro disponibilità, il loro cercare di farti sentire a casa oppure il loro renderti partecipe di una cultura così peculiare: sono tutte cose che hanno un grande valore ma non hanno prezzo.

Che programmi hai per il futuro?

Mi piacerebbe fare nuovamente un viaggio simile ma prima vorrei finire i 2 anni di laurea magistrale. Mi piacerebbe studiare ancora in Bicocca perché mi sono sempre trovata benissimo, però qui non esiste una magistrale di giapponese. Sto quindi considerando l’idea di continuare a studiare da sola la lingua giapponese e di iscrivermi a un corso di laurea magistrale che prosegua il mio percorso di studi iniziato a comunicazione interculturale.

Quale può essere un buon modo di salutarci?

ありがとうございました。(”arigatō gozaimashita” grazie in giapponese)
御拝でーびたん。(”nifē dēbitan” grazie in Uchinaguchi) 
 
Foto di copertina: Simona e una ragazza del luogo in abiti okinawani davanti allo Shureimon, uno dei punti di accesso al castello di Shuri.