L’Europa vista dal laboratorio
Due giovani studenti di Medicina, in due capitali della ricerca biomedica mondiale, Stoccolma e Cambridge, con un obiettivo comune: imparare cosa significa fare scienza in un contesto internazionale.
Federico Villa e Simone Laguardia, entrambi studenti di Medicina del nostro Ateneo e partecipanti al Virgilio Program – Excellence in Research Track, un programma congiunto dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dell’Università degli Studi di Milano e della Humanitas University, hanno preso parte a un periodo di rotazione presso laboratori di ricerca internazionali.
Le loro testimonianze restituiscono la fotografia di un programma di formazione che unisce competenze e sinergie grazie alla rete accademica europea, tra microscopia, bioinformatica e neuroscienze.

Federico Villa – “A Stoccolma per capire la malaria da vicino”
Dal 1 al 26 settembre 2025 Federico Villa, studente della 7a coorte del programma Virgilio, ha lavorato presso il Global Infections Group del Karolinska Institutet di Stoccolma, centro d’eccellenza nella ricerca sulle malattie tropicali, sotto la guida della professoressa Anna Färnert.
“La malaria è una sfida globale che nei Paesi occidentali sembra lontana, ma resta una priorità sanitaria. Qui ho visto come si affronta in tutte le sue dimensioni: diagnostica, immunologia e programmi di screening nei migranti”, racconta.
Federico, cosa ti ha colpito di più del lavoro in laboratorio?
Innanzitutto l’organizzazione del team: all’interno del macrogruppo di ricerca sulle Global Infections, si trovano tanti piccoli gruppi di ricerca che collaborano intensamente gli uni con gli altri, formando un mosaico di competenze che si intrecciano. In secondo luogo, mentre spesso nel mondo della ricerca si tende prima a elaborare una precisa ipotesi e poi a fare esperimenti, al Karolinska si ha un approccio data-driven: prima si effettuano gli esperimenti, e poi si lascia che siano i dati ottenuti, sempre di eccellente qualità grazie a un approccio meticoloso, a parlare, traendo conclusioni da essi, un modello che dovremmo esportare anche in Italia.
Quanto ha contato il supporto del tuo ateneo?
È stato fondamentale. Il mio mentor, il professor Paolo Bonfanti, e la professoressa Clementina Elvezia Cocuzza mi hanno permesso di entrare in contatto diretto con il Karolinska Institutet. Senza di loro e senza il sostegno della Fondazione Vollaro nulla di tutto questo sarebbe stato possibile.
Cosa ti porti a casa da questa esperienza?
La consapevolezza che la ricerca non si fa in solitudine: solo collaborando si possono ottenere risultati di qualità. A tal proposito, il mio lavoro è stato molto apprezzato dai colleghi svedesi e ora si sta parlando di avviare una cooperazione tra i due istituti, espandendo gli studi avviati dal Karolinska negli ultimi anni.

Simone Laguardia – “A Cambridge ho imparato che nessuno è saggio da solo”
Anche Simone Laguardia, studente della 6ª coorte del Virgilio Program, ha trascorso alcune settimane presso il Clinical Research Laboratory del Department of Anesthesia, Addenbrooke’s Hospital, alla University of Cambridge, sotto la guida della Dr.ssa Virginia Newcombe.
“Mi sono occupato di trauma cranico lieve, studiando meta-analisi e linee guida cliniche. È stato un percorso intensissimo, ma mi ha insegnato che la medicina è una disciplina corale”, racconta.
Simone, come hai vissuto il contatto con la ricerca d’eccellenza britannica?
Cambridge è un ambiente che respira collaborazione. I ricercatori si confrontano in modo continuo e costruttivo. È un ecosistema che valorizza la curiosità. Qui ho consolidato la concezione della ricerca che avevo già maturato all’ Istituto Mario Negri: una ricerca condotta con metodo rigoroso, libera da condizionamenti ma al tempo stesso guidata da una chiara consapevolezza delle proprie finalità — generare conoscenza utile e migliorare concretamente la vita delle persone attraverso l’evidenza e la collaborazione.
Hai partecipato anche a congressi o incontri internazionali?
Sì, all’International Neurotrauma Society Meeting 2024. È stato emozionante vedere come il lavoro di tanti gruppi converga per migliorare la gestione dei pazienti con trauma cranico. Negli stessi giorni ho anche completato il corso Good Clinical Practice (GCP) con il National Institute for Health and Care Research (NIHR) del Regno Unito, approfondendo i principi etici e metodologici che rendono la ricerca clinica solida, riproducibile e centrata sul paziente.
Qual è l’insegnamento più significativo che porti con te da questa esperienza?
Durante una riunione, il professor David Menon ha detto: ‘No one is wise alone’. È diventata il mio mantra: la conoscenza nasce solo dal confronto. Nel mio lavoro, volto a individuare biomarcatori più affidabili per predire l’ esito neurologico nei pazienti con trauma cranico lieve, mi è stato chiaro sin dall’inizio che il progresso in questo campo dipende dalla capacità di integrare dati provenienti da più centri e costruire database condivisi. Promuovere una cooperazione aperta e disincentivare la competizione per gli stessi finanziamenti significa poter sviluppare algoritmi predittivi più precisi, validati su larga scala e realmente applicabili alla pratica clinica.
Cosa pensi del valore di un’esperienza all’estero per un giovane ricercatore?
Credo che l’importanza di fare esperienza all’estero non risieda nel fuggire o nel cercare altrove orizzonti migliori, ma nel crescere attraverso il confronto, imparando da chi affronta la scienza in modo diverso per poi riportare quel valore nella propria realtà. In questo senso, spero vivamente in un futuro migliore per i giovani ricercatori in Italia e nell’Unione Europea, dove l’esperienza internazionale sia vista come scambio virtuoso e investimento al servizio del proprio Paese.
Quali risultati scientifici concreti ti ha permesso di raggiungere questa esperienza?
Il Virgilio Program mi ha permesso di costruire un profilo scientifico concreto: quattro pubblicazioni internazionali, di cui una come primo autore, una presentazione di un poster a congresso e diverse citazioni. Questi risultati non sono un punto d’arrivo, ma una responsabilità: continuare a contribuire, con rigore e passione, al progresso scientifico collettivo.
Il Virgilio Program: una scuola di eccellenza e di ponti
Il Virgilio Program – Excellence in Research Track è un percorso d’eccellenza dell’Università di Milano-Bicocca rivolto agli studenti del terzo anno di Medicina e Chirurgia interessati alla ricerca biomedica.
Il programma combina attività formative, laboratori, tutoraggio e rotazioni all’estero, in università e centri di ricerca internazionali di primo piano, prevedendo che gli studenti svolgano un progetto di ricerca sperimentale come tema della loro tesi finale, potendo essere inseriti in uno dei laboratori di ricerca delle università partner.
Finanziato dalla Fondazione Cariplo, il Virgilio Program rappresenta il primo tentativo congiunto delle principali università italiane, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Milano e Humanitas University, di formare futuri leader nel campo della medicina.
Consente inoltre l’acquisizione di Open Badge, la certificazione digitale verificabile, rilasciata secondo standard internazionali che documenta competenze, esperienze e risultati formativi.
Le esperienze di Federico Villa e Simone Laguardia sono il risultato di una rete di collaborazioni tra la Bicocca e istituzioni come il Karolinska Institutet di Stoccolma, la University of Cambridge, l’Istituto Mario Negri, oltre al sostegno di enti privati come la Fondazione Vollaro.
Queste sinergie permettono agli studenti di muovere i primi passi nel mondo della ricerca, di costruire relazioni accademiche internazionali e di riportare in Italia competenze e prospettive nuove. Perché, come ricordano i protagonisti di questa storia, la scienza, proprio come l’educazione, non conosce confini.