Gibilterra, il nuovo accordo sulla gestione dei confini nell’analisi del professor Claudio Martinelli - Bnews Gibilterra, il nuovo accordo sulla gestione dei confini nell’analisi del professor Claudio Martinelli

Gibilterra, il nuovo accordo sulla gestione dei confini nell’analisi del professor Claudio Martinelli

Gibilterra, il nuovo accordo sulla gestione dei confini nell’analisi del professor Claudio Martinelli
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Un nuovo accordo è stato raggiunto l’11 giugno sulla gestione delle frontiere a Gibilterra per regolare la circolazione delle persone e dei beni, una questione rimasta aperta dall’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Gli attori in gioco: i ministri degli Esteri di Spagna, José Manuel Albares, e Regno Unito, David Lammy, il Chief Minister di Gibilterra Fabian Picardo e il commissario europeo Maroš Šefčovič.

Come leggere il percorso della negoziazione e le motivazioni alla base di una tale convergenza politica? Ci rivolgiamo a Claudio Martinelli, docente di diritto pubblico comparato dell'Università di Milano-Bicocca.

Professore, chiariamo la peculiarità che caratterizza Gibilterra. Come sintetizzarla?

Ci basta pensare alle Colonne d’Ercole per avvertire il significato simbolico di questo luogo. Situato a sud della penisola iberica in una posizione strategicamente così importante, il promontorio di Gibilterra fu ceduto dalla Spagna alla Gran Bretagna con il trattato di Utrecht del 1713. Gibilterra, che la Spagna non ha mai smesso di rivendicare, è uno dei BOT British Overseas Territories, sottoposti all’autorità del sovrano britannico, ma che gode di autonomia per le questioni interne con un proprio government.

Non senza difficoltà tra Spagna e Regno Unito, a Gibilterra si era instaurato un insieme di regole che consentivano una convivenza pacifica e, in generale, ottimi risultati senza problemi di circolazione tra i confini, anche a seguito dell’ingresso nelle Comunità europee del Regno Unito (1973) e poi della Spagna (1986).

Come ha impattato la Brexit su Gibilterra?

La fuoriuscita di UK dall’Unione europea ha fatto venire meno quel framework giuridico dentro cui erano state formulate le regole di questa convivenza. Tutti gli attori erano perfettamente consci del problema, che iniziò a porsi dalla data della conclamazione della Brexit, il 31 gennaio 2020. A causa dei particolari profili della questione, per certi versi simile a quella dell’Irlanda del Nord ma con aspetti specifici anche rispetto ad essa, il Governo del Regno Unito pretese che rimanesse fuori dai negoziati che portarono a fine 2020 al Trade and Cooperation Agreement tra Unione europea e Regno Unito, quello che possiamo definire come un accordo di buon vicinato.

L’apposito negoziato, iniziato nel 2021, ha sostanzialmente congelato l’uscita, per arrivare al recente accordo del 2025: la finestra temporale dimostra quanto fosse una questione delicata da mille punti di vista del diritto e delle relazioni internazionali.

Perché l’accordo su Gibilterra arriva adesso?

In autunno entrerà in vigore il sistema Entry/Exit System EES, la nuova disciplina dell’Unione europea volta al controllo degli ingressi ai confini esterni; bisognava quindi trovare un accordo adesso su Gibilterra, per evitare che il nuovo sistema travolgesse le regole precedenti.

L’accordo raggiunto lo scorso 11 giugno su Gibilterra è in realtà un framework politico, costituito in particolare da un joint statement e quattro memorandum of understanding. Adesso i tecnici delle rispettive parti lo dovranno tradurre in norme giuridiche, ossia preparare un text drafting in tempi utili per la sua entrata in vigore prima del nuovo sistema europeo di controllo.

Cosa si stabilisce?

Il land border tra Spagna e Gibilterra sarà senza barriere fisiche e senza controlli, come tra Italia e San Marino. Una soluzione funzionale alle esigenze dei residenti e dei circa 15.000 frontalieri. Questa libertà di movimento per le persone vale anche per i controlli doganali sui beni di consumo; vedremo i dettagli. In merito alla tassazione sul tabacco, si voleva evitare che tra Gibilterra e Spagna ci fosse un prezzo troppo diverso delle sigarette: le parti hanno accettato che Gibilterra innalzerà le sue imposte indirette per un periodo di transizione durante il quale la differenza consentita non deve essere superiore al 32%, fino ad arrivare all’uguaglianza.

Per i porti e l’aeroporto è stata mutuata la soluzione della St Pancras Station per gli Eurostar, con poliziotti francesi su territorio britannico. Londra, a cui interessava che non venisse messa in discussione la sovranità britannica su Gibilterra, accetta quindi la presenza di forze dell’ordine spagnole per un secondo doppio controllo, successivo a quello dell’autorità di Gibilterra. La polizia spagnola potrebbe respingere chi viola le regole Schengen, area di cui fa parte la Spagna ma non il Regno Unito, come ad esempio aver soggiornato in area Schengen per più di 90 giorni su 180 senza aver richiesto il relativo visto.

Ampliando lo sguardo, come interpretare la portata di questo accordo?

La convergenza su Gibilterra è figlia di un momento in cui Regno Unito e Unione europea stanno trovando diversi accordi come quello più generale UK–EU reset agreement, dove sono state ridiscusse tante procedure burocratiche per renderle più semplici.

La vittoria laburista alle ultime elezioni non implica in alcun modo un back rispetto alla Brexit, nessun rientro; però certamente c’è la disponibilità del governo laburista a resettare l'approccio precedente per una maggiore cooperazione.

Tutto ciò si inserisce nel nuovo drammatico scenario geopolitico, dove il tema della difesa comune sta facendo da pull factor su tanti aspetti, tra cui quelli in campo commerciale.