Germano Lanzoni: quando l’ironia incontra il personal branding - Bnews Germano Lanzoni: quando l’ironia incontra il personal branding

Germano Lanzoni: quando l’ironia incontra il personal branding

Germano Lanzoni: quando l’ironia incontra il personal branding
Germano Lanzoni

Germano Lanzoni è un ambassador della comicità e professionista della comunicazione come strumento di conoscenza e di gestione efficace delle relazioni interpersonali.

Il volto de Il Milanese Imbruttito sa come trasformare l’arte della narrazione in un potente strumento di marketing. Nel corso della sua esperienza come docente del Master in Marketing Management dell’Università di Milano-Bicocca, sta condividendo con gli studenti una visione inedita su storytelling, personal branding e comunicazione digitale.

La sua presenza ha acceso una riflessione su come l’umorismo relazionale, un costrutto definito nell’ambito del suo lavoro con l’hub creativo HBE - Humor Business Experience, possa diventare un valore aggiunto per le aziende, con una crescente importanza di autenticità e coinvolgimento nel marketing contemporaneo.

Germano Lanzoni, il suo percorso attraversa teatro, cabaret, digitale e da qualche anno l'università. Cosa l’ha spinta a portare la sua esperienza comica e teatrale nel mondo accademico?

Ci sono tre motivazioni principali. La prima è stata una visione di Fania Alemanno, mia team manager e socia, che analizzando le mie potenzialità ha evidenziato come l’efficacia della comunicazione passi anche dall’umorismo: la risata è una risposta istantanea. Mentre comunichi, puoi subito capire se il tuo messaggio arriva o no.

Il secondo aspetto riguarda la necessità di creare una nuova cultura manageriale, quella dello humor leader. Con Fania abbiamo studiato come l’umorismo possa essere uno strumento per migliorare il clima lavorativo e l’engagement aziendale. Lei è psicologa clinica e il suo contributo è stato fondamentale per comprendere gli effetti dell’umorismo sulle dinamiche personali e professionali.

Il terzo è stato l’incontro con Angelo Di Gregorio, docente del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l'Economia (Di.SEA.DE). Il confronto tra la mia percezione della comunicazione e il suo approccio al social marketing ha portato a una riflessione su come l’ironia possa essere utilizzata nella promozione di prodotti e servizi.

Se dovesse descrivere in poche parole il “potenziale comico” di una persona, anche di chi non fa il comico di mestiere, cosa diresti?

Il potenziale comico è, prima di tutto, la capacità di osservare la realtà e di analizzarla in modo critico. Questo migliora il nostro modo di processare le informazioni, perché la comicità nasce spesso dal contrasto tra l’ideale e il reale.

Se una persona è focalizzata solo sull’aspettativa ideale – l’ideale di lavoro, l’ideale di coppia, l’ideale di relazione – rischia di vivere nella frustrazione. Ma se si concentra anche sul valore del reale, scopre opportunità di crescita, il rischio è perdere la grande opportunità che è la vita stessa nel suo accadere.

Inoltre, l’umorismo aiuta ad accettare i propri limiti e a ridimensionare le ansie. L’ironia è uno strumento per dare leggerezza alle situazioni, senza banalizzarle, è un elemento fondamentale nella gestione delle relazioni personali e professionali.

Ce l’hanno tutti questo potenziale?

Sì, una cosa da sfatare è l’idea che esistano persone simpatiche "di talento", fortunate per dono naturale, e altre destinate alla tristezza. Non è vero. Ognuno di noi è dotato di senso dell’umorismo, perché è parte stessa della natura umana. Ciò che cambia è il modo in cui lo sviluppiamo e lo utilizziamo. Alcuni fanno dell’umorismo uno strumento di relazione e osservazione della vita, mentre altri non lo percepiscono attivamente.

L’umorismo nasce dalla sensibilità, ma anche dalla capacità di prendere una certa distanza emotiva da ciò che osserviamo. Se partecipiamo troppo emotivamente a una situazione, difficilmente la troveremo comica.

Cosa possono imparare dal teatro e dall'umorismo i futuri professionisti del marketing che si troveranno a gestire brand e comunicazione?

Il teatro è un potente allenamento per l’essere umano, permettendo di migliorare comunicazione, espressione e capacità relazionali. Chi lo pratica spesso supera limiti percepiti, scoprendo nuove possibilità.

"Ascolto, accetto, agisco" riassume il processo creativo e relazionale applicabile sia al teatro che al marketing, favorendo libertà espressiva e idee efficaci.

Il teatro e l’umorismo insegnano a rompere gli schemi, a creare spazi di libertà in cui l’errore non è un fallimento, ma un’opportunità di crescita e miglioramento. Questo approccio è indispensabile per chi lavora con la comunicazione e i brand, perché la creatività e la capacità di coinvolgere il pubblico nascono proprio dalla sperimentazione e dall’accettazione del rischio. Purtroppo, c’è ancora l’idea che il lavoro debba essere "serio" e che l’umorismo sia solo un diversivo. In realtà, molte ricerche dimostrano che l’umorismo migliora la produttività e la qualità del lavoro.

Un leader che usa l’ironia per comunicare non solo rende il suo team più coinvolto, ma crea un ambiente di lavoro più stimolante e produttivo. Inoltre, l’umorismo può aumentare il valore percepito di un prodotto: chi vende con ironia spesso riesce a farsi pagare di più, perché crea un legame empatico con il cliente.

Qual è il contributo più importante che l'umorismo relazionale può offrire alle aziende di oggi?

L’umorismo relazionale è la capacità e la responsabilità di usare l’umorismo per costruire relazioni.

Ogni battuta comica si basa su tre elementi chiave:

  • Un gruppo di ascolto – chi ride.
  • Una vittima – chi è oggetto della battuta.
  • Il comico – chi racconta la battuta.

Quando viene fatta una battuta, il pubblico non ride solo del testo, ma condivide anche il sottotesto. Questo significa che ogni battuta contribuisce a rafforzare o mettere in discussione gli stereotipi legati all’argomento trattato.

Pensiamo a un’azienda: se un dirigente tiene un corso sulla diversity & inclusion, ma poi alla macchinetta del caffè fa una battuta sessista o omofoba, quale messaggio sta veramente trasmettendo?

Il suo team riderà per circostanza, perché magari ha paura di esporsi. Ma cosa accade nella mente di chi ascolta? L’engagement cala, la fiducia si incrina e il leader perde credibilità.

L’umorismo relazionale lavora su questo aspetto: non si tratta di far ridere il pubblico alle spalle della vittima, ma di far ridere la vittima stessa. Se io uso una battuta per mettere qualcuno a disagio, sto solo creando distanza. Se invece la utilizzo per includere, per creare un legame, allora l’umorismo diventa uno strumento potentissimo di engagement aziendale.

Le aziende oggi hanno bisogno di leader che sappiano comunicare in modo efficace, e l’umorismo è una leva straordinaria per farlo. Ma deve essere responsabile, consapevole e costruito sulle relazioni, non sulla divisione.

Ridere con gli altri e non degli altri: come questa differenza può fare la differenza anche nella costruzione di un personal brand?

Nel personal branding, questa distinzione è fondamentale. Se costruisci un brand basato su un umorismo che divide, puoi ottenere attenzione a breve termine, ma nel lungo periodo perdi autorevolezza e connessione con il tuo pubblico. L’ironia può essere un’arma potentissima, ma deve essere utilizzata per costruire, non per distruggere.

Un venditore, ad esempio, può avere il cliente "in mano", ma basta una battuta sbagliata per perdere la chiusura di una trattativa. Lo stesso vale per chi costruisce un personal brand: se l’umorismo diventa un ostacolo alla credibilità, la fiducia si rompe.

Quindi, ridere con gli altri significa costruire relazioni autentiche e solide, mentre ridere degli altri rischia di isolarti e danneggiare la tua immagine. È un equilibrio delicato, ma chi lo padroneggia ha un impatto positivo e duraturo sul proprio pubblico.

E per concludere: qual è la lezione più importante che speri i tuoi studenti portino con sé dopo aver seguito il tuo corso?

Innanzitutto, la responsabilità dell’azione comica.

La cosa peggiore che si possa dire dopo una battuta infelice è: "Ma dai, era solo una battuta!" No, non è mai solo una battuta. Ogni battuta è un’astrazione di sensibilità. Se una battuta non viene recepita nel modo giusto, la responsabilità non è di chi l’ha ascoltata, ma di chi l’ha detta.

Se una battuta ferisce, bisogna solo chiedere scusa. Non è una questione di essere politicamente corretti, ma di essere consapevoli dell’effetto che le parole hanno sugli altri.

L’altra lezione fondamentale è l’autoironia.

Tutta la narrazione, il personal branding, la crescita personale passano attraverso la capacità di accettare se stessi. Senza autoironia, non puoi avere un dialogo autentico con gli altri.

Se i miei studenti porteranno con sé questi due principi – responsabilità e autoironia – allora avranno davvero capito il senso di questo percorso.