Fotografie che fanno bene. La Milano di Cherchi è “semplicemente” positiva - Bnews Fotografie che fanno bene. La Milano di Cherchi è “semplicemente” positiva
Fotografie che fanno bene. La Milano di Cherchi è “semplicemente” positiva
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«La bellezza salverà il mondo»

Quante volte avete sentito citare (più o meno a sproposito) questa frase di Dostoevskij? Anche illustri filosofi e teologi come Todorov e Ravasi hanno utilizzato la locuzione come incipit o titoli dei loro scritti. In fotografia la ricerca del bello ha spesso un doppio significato: estetico ed etico, due facce della stessa medaglia. Come è vero che uno scatto per aver successo deve spesso rispettare certi canoni tecnici, è altrettanto provato che una fotografia per essere apprezzata deve in un certo senso essere “buona”, servire a qualcosa, raggiungere uno scopo.
Alcuni fotografi meglio di altri incarnano questa duplice natura e noi abbiamo la fortuna di conoscere Andrea Cherchi, fotoreporter che con i suoi scatti cerca sempre di raccontare il lato positivo delle situazioni urbane contemporanee. Lo abbiamo contattato per discutere di come la città stia trascorrendo questo momento particolare.

Andrea, pochi fotografi possono dire di conoscere Milano bene come te. Tra libri, quotidiani e social network le tue foto meneghine hanno fatto il giro del mondo. Qual è la funzione della fotografia per te?

Fotografare per me è una responsabilità enorme. Non ho mai creduto alle gare di bravura e ho sempre vissuto l’arte della fotografia come una missione, pronta ad aiutare le persone in difficoltà e le persone meno fortunate di me. Da tempo, porto le mie foto nelle case di riposo e nelle carceri, per esempio, per mostrare a chi non può vedere Milano e la sua bellezza di persona.  L’avere dato questa svolta alla mia arte fotografica, dopo milioni di scatti, mi ha reso migliore in tutti i sensi.

In questi giorni dai tuoi profili social hai lanciato un appello ai milanesi: contro le immagini ansiogene che arrivano copiose sui social e in tv, raccontate il bello nella vostra città. Come stanno rispondendo gli utenti?

Quando ho iniziato a vedere sui social le foto di supermercati con scaffali vuoti, piazze deserte e mezzi pubblici senza passeggeri, ho pensato che, come fotografo, come estimatore di Milano e soprattutto come uomo, dovevo intervenire. Ho lanciato una sfida ai miei followers e ho chiesto loro di postare solo foto belle di Milano. A volte, non ci rendiamo conto che il pubblico dei social non è fatto solo di persone giovani e forti, ma comprende anche persone sensibili e meno inclini al sensazionalismo. La sfida ha avuto enorme successo. Ne sono davvero felice. Questo dimostra che c’è voglia di riscatto e di positività. 

I tuoi occhi di osservatore attento spesso riescono a cogliere anche “dietro alle immagini”. Come vedi Milano e i milanesi alle prese con questa situazione nuova? Cosa ti preoccupa maggiormente?

Parlo con le persone, frequento diverse realtà e mi rendo conto che questo è davvero un periodo molto particolare per Milano. La novità spaventa sempre. Quello che mi preoccupa maggiormente è il proliferare dei “tuttologi” che cercano le notizie su internet senza alcuna preparazione e le diffondono senza pietà. Lasciamo parlare gli esperti e i medici. Loro, in questi giorni, hanno smorzato i toni e invitato a non credere a notizie non verificate. Mi associo pienamente. Anche per questo ho scelto di non pubblicare foto legate all’emergenza. Difficile spiegare alla gente che un reportage fotografico si costruisce con scatti realizzati, in giorni, mesi, anni. Lo scatto fatto al volo non è reportage e non racconta nulla.  

Vuoi lanciare un ulteriore appello o un augurio ai nostri concittadini?

L’augurio è quello di superare al più presto questo momento. Milano è una città forte e i Milanesi sono così determinati di carattere che difficilmente si arrendono. Forza Milano! L’appello, invece, vale per tutto l’anno. Raccontate il bello di ogni cosa. Imparate nuove storie su Milano e raccontatele. Promuovere e tramandare il bello è sinonimo di crescita e maturità.

Foto di copertina: Andrea Cherchi