È già in vigore in 13 Stati europei dal 1 gennaio 2023 la proposta della Commissione Europea di revisione delle normative sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggi (Regolamento UE 2019/1020 e direttiva UE 2019/904). L’applicazione delle nuove disposizioni pone non pochi interrogativi in quella che sembra essere una rivoluzione di interi settori industriali destinata ad avere impatti significativi sulle nostre attività quotidiane.
In media ogni cittadino europeo produce quasi 180 kg di rifiuti di imballaggio all'anno, l'obiettivo principale è dunque ridurre i rifiuti di imballaggio pro capite per Stato membro del 15% rispetto al 2018 entro il 2040.
La proposta persegue inoltre la necessità di prevenire la produzione di rifiuti, riducendo la quantità di imballaggi monouso, limitando quelli non necessari e promuovendo opzioni riutilizzabili e ricaricabili.
Inoltre, s’intende ridurre la necessità di risorse naturali primarie e creare un mercato ben funzionante per le materie prime secondarie, aumentando l’uso di plastica riciclata nei packaging, anche alimentari.
Il pacchetto fa seguito alle misure sull’economia circolare del Green Deal europeo adottate a marzo 2022, che includevano il nuovo regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili e la strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari.
Dott. Di Foggia, in queste settimane abbiamo letto di preoccupazioni nell’industria del riciclo del packaging e delle bevande, ma quali saranno i nuovi obblighi per le imprese?
“Per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali, ogni imballaggio sarà dotato di un’etichetta che indicherà di cosa è fatto e in quale flusso di rifiuti deve andare. I contenitori per la raccolta avranno le stesse etichette e gli stessi simboli saranno utilizzati ovunque nell’Ue.
La Commissione europea stima che se le misure proposte verranno adottate, ci sarà una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra causate dagli imballaggi. Si prevede che entro il 2030, queste emissioni saranno ridotte a 43 milioni di tonnellate rispetto ai 66 milioni di tonnellate che si verificherebbero se la legislazione attuale non venisse modificata. Di sicuro l’industria di settore dovrà impegnarsi nella transizione per raggiungere questi obiettivi, ma ci saranno anche benefici economici e occupazionali per l'Unione Europea. In particolare, si prevede che il solo aumento del riutilizzo porterà a più di 600.000 nuovi posti di lavoro nel settore del riutilizzo entro il 2030, molti dei quali saranno creati dalle piccole e medie imprese locali.”
C’è spesso confusione riguardo alle plastiche a base biologica, alle plastiche compostabili e alle plastiche biodegradabili. Ci può spiegare la differenza?
“Il nuovo quadro della Commissione chiarisce in che modo queste plastiche possono far parte di un futuro sostenibile:
La biomassa utilizzata per produrre plastiche a base biologica deve provenire da fonti sostenibili, per combattere il greenwashing ed evitare di indurre in errore i consumatori. Inoltre, i produttori devono evitare definizioni generiche sui prodotti di plastica quali "bioplastiche" e "a base biologica" ad esempio specificando la percentuale "il prodotto contiene il 50% di plastica a base biologica".
Le plastiche compostabili a livello industriale dovrebbero essere utilizzate solo se presentano benefici ambientali, non incidono negativamente sulla qualità del compost e in presenza di un adeguato sistema di raccolta e trattamento dei rifiuti organici. Gli imballaggi compostabili a livello industriale saranno consentiti solo per bustine da tè, capsule e cialde di caffè, adesivi per frutta e verdura e borse di plastica in materiale ultraleggero.
Le plastiche biodegradabili non dovrebbero in alcun modo essere considerate un'autorizzazione a disperdere rifiuti. Inoltre le loro etichette devono indicare in quanto tempo, in che circostanze e in quale ambiente si biodegradano. I prodotti che corrono un rischio elevato di essere dispersi nell'ambiente, compresi quelli contemplati dalla direttiva sulla plastica monouso, non possono essere definiti o etichettati come biodegradabili.
In Spagna la vendita di frutta e verdura in imballaggi di plastica sarà vietata nei supermercati e nei negozi di alimentari a partire dal 2023, in Italia la spesa con contenitori riutilizzabili è possibile?
“Devo dire che guardo con grande interesse alle norme nate sul modello della Francia dove nel 2020 è stata varata la legge “anti-spreco” che ha come obiettivo quello di eliminare rifiuti e inquinamento dalla fase di progettazione del prodotto sino alla distribuzione e consumo, passando da un modello economico lineare a quello circolare. La Spagna segue queste orme ma è difficile prevedere l’applicazione negli altri Paesi europei di una legge che vada in questa direzione in quanto molto diverse sono le strutture dell’industria del riciclo.
Iniziative simili al divieto sugli involucri di frutta e verdura, applicato a lotti che pesano meno di un chilo e mezzo, sono da considerarsi urgenti in buona parte d’Europa, se non altro per rispettare la gerarchia dei rifiuti che privilegia il riuso prima del riciclo.
Tuttavia occorre tenere in considerazione che il sistema di riciclo italiano è universalmente riconosciuto come fiore all’occhiello a livello mondiale, il che rende, oggettivamente, meno urgente la presa di decisioni come quella spagnola in quanto prendendo in considerazione i due principali obiettivi di economia circolare posti in sede comunitaria (il 10% massimo di rifiuti in discarica e il 65% di rifiuti urbani riciclati) il nostro Paese è tra i migliori performanti.”
La gestione degli imballaggi è molto eterogenea, arriveremo ad un sistema comune a livello europeo?
“L'economia circolare è al centro della strategia europea Green Deal, e gli effetti positivi in termini di competitività e benessere sociale del ripensamento dei modelli economici per renderli circolare sono sempre più evidenti.
I sistemi di gestione dei rifiuti di imballaggio di gestione dei rifiuti di imballaggio possono essere considerati pilastri importanti nelle strategie nazionali di gestione dei rifiuti per raggiungere tali ambiziosi obiettivi di riciclaggio entro il 2035.
Quanto detto è particolarmente vero se si considera che tutti i Paesi sono chiamati a raggiungere obiettivi di riciclaggio più elevati se vogliono conformarsi alla legislazione europea. Di conseguenza, è necessario individuare sistemi di gestione dei rifiuti di imballaggio funzionali al raggiungimento di questi obiettivi in modo efficace ed efficiente. Sistemi di gestione non sviluppati e leggi non armonizzate rappresentano un ostacolo alla transizione verso un mercato più integrato.
Per colmare questa lacuna, con i nostri studi al CESISP abbiamo messo a confronto responsabilità per la prevenzione, la raccolta, il riciclaggio e il recupero, e una panoramica di alcuni modelli per quanto riguarda la governance generale e il funzionamento dei sistemi in Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Portogallo, Danimarca, Spagna e Italia.
Affinché si raggiunga una visione comune è importante sottolineare l'importanza delle persone e delle generazioni future, che possono giocare un ruolo nel verso un'economia più circolare per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti di imballaggio, uno dei fattori più importanti per la progettazione e l'uso dei prodotti della progettazione e dell'utilizzo dei prodotti è l'accettazione da parte delle persone.”