Estate 2022, alle origini del caldo anomalo - Bnews Estate 2022, alle origini del caldo anomalo

Un’estate caratterizzata da caldo molto intenso, con temperature da record che hanno sfiorato – e superato - spesso i 40 gradi in tutt’Italia, già a partire dal mese di giugno. Inoltre, pochissime piogge, con una situazione del suolo al limite della siccità e fiumi poveri d’acqua. Questo in sintesi il clima dell’estate 2022 che per ora non accenna a modificarsi in modo sostanziale.

A Claudia Pasquero, docente di oceanografia e fisica dell’atmosfera, abbiamo chiesto quali cause all’origine di questo caldo anomalo, per capire perchè potrebbe ripetersi in futuro.

Quali sono i fattori alla base di quest’ondata di caldo eccessivo?

Per avere eventi estremi, serve una concomitanza di fattori. Anzitutto, dopo un inverno secco come quello scorso e una primavera poco piovosa era abbastanza facile prevedere un’estate particolarmente calda. Abbiamo infatti avuto mesi primaverili senza grandi precipitazioni che non hanno permesso di recuperare il deficit di umidità del suolo. Questo è il primo fattore che favorisce le alte temperature dato che tutto il calore che viene dal sole va in riscaldamento se non può favorire l’evaporazione.

Ma le alte temperature son dovute anche ad un'altra causa fondamentale e cioè l’assenza di nubi prolungata nel tempo. Quest’anno, come noterete, il cielo è spesso terso senza una nuvola. Le nuvole filtrano i raggi del sole e la loro assenza favorisce quindi il caldo eccessivo. Questo è dovuto ad un sistema di alta pressione presente sull’Europa che inibisce la risalita dell’aria a quote più elevate alla base della formazione delle perturbazioni. La persistenza dell’alta pressione – una situazione chiamata “di blocco atmosferico” - favorisce eventi anomali: la prolungata assenza di nubi induce appunto le ondate di calore d’estate e quelle di gelo d’inverno, quando il cielo coperto trattiene maggiormente il calore al suolo.

Nel passato si son registrati anni simili?

Sì, la situazione attuale è simile a quella del 2003: anche in quel caso ci furono un blocco di alta pressione sull’Europa ed un suolo particolarmente secco dovuto ad una primavera poco piovosa. Chiaramente, dato il riscaldamento globale provocato dall’attività antropica, queste situazioni anomale diventano più frequenti col passare degli anni.

Questo caldo estremo diventerà un fatto ordinario quindi?

Le temperature stanno aumentando quindi è più facile andare verso temperature alte. L’incognita vera però è la frequenza con cui si verificheranno condizioni di scarsa umidità concomitanti con il perdurare dall’alta pressione: è più difficile fare previsioni su questi aspetti. Guardando però i dati degli ultimi decenni, essi ci dicono che l’umidità in Europa è diminuita. Oggi, paradossalmente, l’acqua nell’atmosfera sta aumentando, grazie all’aumentata evaporazione dei mari, ma siamo più lontani dal punto di saturazione – una situazione chiamata “di minore umidità relativa” - in quanto mare e terra ferma non si stanno scaldando uniformemente: il primo più lentamente rispetto al suolo che si scalda più velocemente. L’aria a contatto con il suolo caldo si scalda ulteriormente favorendo l’evaporazione delle gocce di nubi eventualmente presenti. Il tutto si traduce nel fatto che, data la maggior quantità d’acqua presente in atmosfera, le piogge intense tendono ad aumentare e allo stesso tempo, data la minore umidità relativa, i periodi secchi tra una precipitazione e l’altra si allungano.

A questo proposito, la situazione italiana in cosa si differenzia da quella europea?

L’Italia ha una sua specificità dovuta alla posizione, anzitutto: si trova in una regione climaticamente ottimale, con estati caldi e inverni abbastanza piovosi che la rendono quindi perfetta per crescere frutta e ortaggi. Al centro del Mediterraneo, è situata al confine tra la fascia desertica a sud, che d’estate si espande ed investe la nostra penisola, e le medie latitudini a nord, dove il tempo è caratterizzato da una forte alternanza di bel tempo e perturbazioni. In un clima che sta cambiando, la situazione italiana è particolarmente vulnerabile: la fascia desertica si sposta verso nord anche nei mesi invernali che invece dovrebbero essere piovosi, rendendo l’inaridimento sempre più possibile.

Se la sente di provare a fare un’altra previsione per la fine dell’estate?

Complice l’anomalia fredda presente nell’Oceano Pacifico tropicale – una situazione chiamata “La Nina” che si verifica ogni qualche anno – si prevede che l’alta pressione venga mantenuta su gran parte del continente Europeo per la fine dell’estate e parte dell’autunno. L’altra caratteristica che può influenzare i prossimi mesi è la temperatura superficiale del Mar Mediterraneo, che è di 3-4°C superiore rispetto alla media estiva degli anni passati. Questa condizione potrebbe favorire eventi precipitativi intensi in autunno.

Cosa ci insegna la natura, secondo lei, con questi eventi estremi?

Ci ricorda la dipendenza e la precarietà della vita umana. Spesso tendiamo a pensare che la natura non ci riservi soprese: abbiamo addomesticato l’ambiente in cui viviamo e fatichiamo ad accettare l’imprevisto. Per esempio, seguiamo spesso le previsioni meteorologiche prima di uscire e quasi non sappiamo più cosa voglia dire camminare sotto la pioggia. Abbiamo dimenticato quanto possa essere bello! Ci siamo illusi di non avere un legame diretto con la natura. Credo che la mancanza di rispetto verso l’ambiente derivi proprio da questo: si rispetta ciò che si ama, e si ama ciò che si conosce, mentre ciò che non si conosce incute paura. Dovremmo smettere di pensare che per risolvere la crisi climatica dobbiamo privarci di comodità e vederla invece come un’opportunità per riscoprire la bellezza del rapporto con la natura. Si arriverà così ad inquinare meno e a non sfruttare eccessivamente le risorse.