Di Arte in Arte. Linguaggi artistici per la formazione e la cura è il convegno che si è articolato su due giorni, 8 e 9 maggio, organizzato dall’Università degli Studi di Milano-Bicocca e dall’Accademia delle Belle Arti di Brera.
Incontriamo Francesca Antonacci, docente del dipartimento di Scienze Umane per la Formazione di Bicocca, che racconta gli sviluppi e le prospettive della collaborazione tra i due enti.
Professoressa, facciamo il punto sul convegno: un’occasione di confronto?
Abbiamo scelto di strutturare un programma aperto, basato su dialoghi, che ha visto coinvolti in un fruttuoso scambio docenti, studiosi, artisti, ricercatori e giovani assegnisti.
Un confronto alternato e costruttivo, incentrato sulla diffusione dei progetti di formazione di professionisti che integrano i linguaggi dell’educazione, della cura e dell’arte.
In particolare, è emersa l'importanza di un dialogo interdisciplinare che consenta a professionisti con competenze integrate di interagire con efficacia. In questo i linguaggi dell'arte svolgono un ruolo di mediatori straordinari perché, parlando alla mente, al corpo e al cuore delle persone, attivano dimensioni sottili e profonde e stimolano il cambiamento sociale e culturale. Si è insistito sull'importanza che ha in questo momento storico abbandonare ogni forma di comfort zone e impegnarsi per attivare processi di innovazione in ogni ambito e in particolare nei contesti dove le relazioni sono cruciali come quelli di cura e di formazione.
A quali esigenze intende rispondere il Corso di Studi in Linguaggi artistici per la formazione?
Il corso, in fase finale di accreditamento, andrà presto ad arricchire la proposta formativa delle lauree magistrali del nostro dipartimento che possiede una consolidata esperienza in campo formativo; si istituzionalizza così, in un contesto unico e particolare, un nuovo filone di studi che coniuga la cultura artistica con l’educazione, valorizzando la funzione pedagogica delle arti.
Il percorso formerà dei professionisti con competenze pedagogiche, progettuali e gestionali. Saranno in grado di operare con metodi e linguaggi artistici e performativi in contesti pubblici e privati, così come potranno intervenire in campo formativo, museale, teatrale e, più in generale, in tutti gli ambiti di valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale.
I laboratori, 48 ore sia al primo sia al secondo anno per un totale di 12 crediti formativi, costituiranno una parte fondamentale del percorso: gli studenti sperimenteranno concretamente come tradurre in pratica il connubio tra discipline artistiche e pedagogiche.
L’accesso è aperto non solo a chi possiede competenze educative ma anche a chi proviene da studi ed esperienze in ambito artistico, espressivo, corporeo, performativo o letterario.
Dal punto di vista scientifico e didattico, prevediamo un dialogo costante con diversi musei, teatri, accademie, scuole, enti pubblici e privati, per tenere insieme i risultati della ricerca con le concrete esigenze delle realtà attive in campo culturale. In particolare abbiamo consolidato il legame con l’Accademia delle Belle Arti di Brera e con il loro Corso in Terapeutica artistica, che vanta quasi vent’anni di consolidata esperienza nella formazione di professionisti dell'arte e della cura.
Quale ruolo ha giocato il Laboratorio di arti espressive, performative e partecipate per l’educazione e la formazione?
Il PEPAlab, attivo da tre anni nel nostro Ateneo, è stato un vivace catalizzatore di connessioni territoriali e comunitarie in forma partecipata. Come tanti centri concentrici, abbiamo allargato progressivamente contatti e relazioni con parti sociali e stakeholder.
Mettendo a frutto le competenze interne al dipartimento di Scienze umane per la Formazione, l’ampio gruppo di lavoro del PEPAlab ha fornito una cornice stabile ai progetti di ricerca e alle attività di collaborazione con una serie di realtà già attive e presenti sul territorio che operano nel campo culturale e artistico: teatri, musei, associazioni culturali, scuole di arte, musica e danza.
Una rete che è fondamentale, anche nello svolgimento delle attività laboratoriali che caratterizzeranno il Corso di Studi in Linguaggi artistici per la formazione. Pensiamo alla ricerca e alla didattica come una costruzione continua, in un coinvolgimento reciproco dove cultura e ricerca si parlano.
Come sintetizzare la complessa potenzialità dei linguaggi artistici?
Grazie alla loro ricchezza e alla loro profondità, i linguaggi dell’arte possiedono potenzialità pedagogiche e di cura specifiche, perché riescono ad integrare e far emergere le capacità cognitive, emotive, espressive degli attori coinvolti. L’esplorazione, la valorizzazione e la circolazione di tali potenzialità servono a riflettere sul presente con sguardo critico e riflessivo per dare voce al bisogno di innovazione, e a guardare al futuro con speranza progettando innesti e contaminazioni creative e generative in contesti diversi.