Dry January: un mese senza alcol tra salute e socialità - Bnews Dry January: un mese senza alcol tra salute e socialità

Dry January: un mese senza alcol tra salute e socialità

Dry January: un mese senza alcol tra salute e socialità
DryJanuary

Lasciate alle spalle le feste natalizie, sono sempre più le persone che cercano di iniziare il nuovo anno con buoni propositi, anche sotto l’aspetto della salute e dell’alimentazione. E così il mese di gennaio è spesso sinonimo di detox.
Tra le varie diete e abitudini alimentari, da alcuni anni sta prendendo sempre più piede, soprattutto tra i giovani della generazione Z, il Dry January.

Iniziativa nata nel Regno Unito nel 2013 e rapidamente diffusasi in tutto il mondo, il Dry January è stato promosso inizialmente dall’associazione Alcohol Change UK per invitare le persone a rinunciare al consumo di alcol per l’intero mese di gennaio. L’obiettivo è sensibilizzare sull’impatto dell’alcol sulla salute, favorire abitudini più sane e offrire una pausa di benessere dopo gli eccessi delle festività.

Questo fenomeno ha trovato terreno fertile grazie al crescente interesse verso stili di vita salutari, con il supporto di campagne mediatiche che ne amplificano il messaggio. Influencer e piattaforme digitali giocano infatti un ruolo chiave nella promozione, creando così una vera e propria community globale di partecipanti.

Con il Professor Oscar Ricci, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi, e la professoressa Paola Palestini, coordinatrice del Master ADA Alimentazione e Dietetica Applicata del Dipartimento di Medicina e Chirurgia di Bicocca, approfondiamo questo fenomeno.

Professor Ricci, in che modo le dinamiche sociali e culturali, insieme al ruolo dei media digitali, hanno contribuito alla crescente popolarità del Dry January?

La dinamica del Dry January si inserisce nel fenomeno più ampio delle online challenges, che negli ultimi anni hanno acquisito una popolarità crescente grazie alla pervasività dei media digitali e delle piattaforme social. Queste sfide funzionano come esperimenti collettivi di auto-miglioramento o di sensibilizzazione, sostenuti da una narrativa partecipativa e da meccanismi di riconoscimento sociale.

Dal punto di vista sociale e culturale, il Dry January risponde quindi a due dinamiche principali. La prima è il desiderio crescente di pratiche di autocontrollo e benessere, che riflette una cultura ossessionata dalla salute, dall'ottimizzazione personale e dal self-tracking. In questo contesto, il non bere alcol per un mese diventa non solo un atto personale, ma un comportamento esibito pubblicamente, che conferisce prestigio sociale a chi lo compie.

La seconda dinamica riguarda l'effetto amplificatore dei media digitali. Le piattaforme social infatti creano uno spazio ideale per la diffusione virale di queste sfide, alimentate da hashtag dedicati (#DryJanuary) e dalla condivisione di esperienze personali. I contenuti generati dagli utenti — che includono aggiornamenti, riflessioni e persino consigli — costruiscono così una narrazione collettiva che rafforza l'identificazione con la sfida e promuove un senso di appartenenza alla comunità.

Quale impatto hanno le campagne mediatiche sulla percezione pubblica e sull’adozione di questa pratica come scelta di benessere? E quali i risvolti nella quotidianità e nelle occasioni di socialità?

Il Dry January può essere un’occasione per ridefinire le abitudini personali: rinunciare all’alcol per un mese spesso porta le persone a riflettere sul proprio rapporto con il consumo e a esplorare alternative, come bevande analcoliche o nuove routine serali. Per alcune persone questa iniziativa rappresenta anche l’occasione di sperimentare forme di socialità completamente nuove, svincolate dalla centralità dell’alcol.
Ovviamente però si possono riscontrare anche delle criticità: dal punto di vista della socialità infatti se è vero che per alcune persone il Dry January diventa l’occasione di sperimentare forme di interazione nuove e più autentiche, per altre potrebbe accentuare un senso di isolamento. Infatti, in contesti sociali dove il consumo di alcol è profondamente radicato – come feste, incontri di lavoro o celebrazioni familiari – la decisione di astenersi può essere vissuta come una rottura rispetto alle aspettative del gruppo.
Un altro elemento critico è rappresentato dall’influenza delle logiche commerciali che si intrecciano con queste campagne. L’industria delle bevande analcoliche, per esempio, ha abbracciato il Dry January come un’opportunità di mercato, promuovendo una vasta gamma di prodotti specifici.


Se quindi sociologicamente il mese senza alcol rappresenta un fenomeno collettivo di autocontrollo e adesione a valori salutistici, spesso influenzato dai media, allo stesso tempo questo tipo di iniziative possono avere importanti risvolti per la salute della popolazione.

Professoressa Palestini, quali sono i principali benefici fisiologici e psicologici che si possono osservare in un mese di astinenza dall’alcol? E come possono incidere sulla salute generale nel lungo termine?

In primo luogo bisogna chiarire che l’OMS definisce l’alcol una sostanza cancerogena e non ci sono quantità al di sotto delle quali il rischio è nullo. Negli anni è stata definita la quantità di alcol dove il rischio è più basso non escludendo però che in individui sensibili anche questa dose può aumentare la probabilità di un tumore.
La dose giornaliera è un bicchiere per le donne e un bicchiere e mezzo per gli uomini e le persone che assumono queste quantità e occasionalmente 1/2 bicchiere in più possono essere definiti dei bevitori moderati.

In uno studio del 2018* che ha indicato gli effetti di una corta astinenza da alcol, i bevitori moderati coinvolti dopo un mese hanno sperimentato alcuni effetti positivi evidenti, quali una migliore qualità del sonno e della pelle, una perdita di peso e una diminuzione della pressione sanguigna. Quindi certamente possiamo dire che l’astinenza da alcol ha effetti positivi ma come ha detto l’epatologo inglese che ha condotto lo studio sopra citato, "non credo sia stato dimostrato scientificamente che una disintossicazione di un mese possa costituire una sorta di pulizia di primavera che ti prepara per il resto dell’anno”.

Infatti, basta iniziare nuovamente a bere che tutto ritorna come prima. E rinunciare all’alcol per 31 giorni per poi tornare a bere in eccesso, non cambia la vita. Il Dry January dunque ha successo se sono coinvolti i bevitori moderati, ed è l’occasione per confrontarsi con se stessi, bere più consapevolmente e riportare l’alcol a quello che dovrebbe essere: una degustazione!

I consumatori assidui invece potrebbero sperimentare una crisi di astinenza se decidessero di smettere improvvisamente. Oppure aumentare il rischio di effetto rebound, ovvero la possibilità che l’interruzione sia seguita successivamente da un consumo superiore rispetto al consueto.

Quali strategie consiglierebbe per supportare chi intraprende il Dry January, in modo da massimizzare i benefici per la salute e rendere più semplice mantenere un rapporto equilibrato con l’alcol anche dopo la fine del mese?

Il Dry January è una iniziativa volontaria e intrapresa da chi vuole limitare il consumo di alcolici e quando le persone si rendono conto dei benefici riscontrati possono essere più propense a continuare a ridurre la quantità di bevande alcoliche.

Questo periodo è anche un'occasione per conoscere e degustare le birre ZERO, sempre più presenti sul mercato, che grazie alle nuove tecniche di dealcolizzazione, offrono dei prodotti ottimi dal punto di vista sensoriale, uguali alle sorelle alcoliche. Oppure i vini dealcolati, ancora pochi sul mercato ma che saranno sicuramente in espansione nei prossimi anni (Schenk ,24 ORE)**.

Avere il controllo sull’assunzione dell’alcol è quindi determinante perché l’alcol è una sostanza d’abuso che porta dipendenza anche in modo maggiore di alcune droghe e il controllo spesso è molto difficile…
Per questo motivo dunque consiglio a tutti la visione di questo bellissimo film del 2020, Un altro giro (Druk) di Thomas Vinterberg.


Referenze

*Mehta et al. 2018 Short-term abstinence from alcohol and changes in cardiovascular risk factors, liver function tests and cancer-related growth factors: a prospective observational study BMJ doi: 10.1136/bmjopen-2017-020673

*Sondaggio https://www.drugsandalcohol.ie/32647/1/R-de-Visser-Dry-January-evaluation-2019.pdf

**https://www.ilsole24ore.com/art/schenk-porta-italia-sua-produzione-vini-dealcolati-AGes44CC?&ml_sub=2656583485669513019&ml_sub_hash=k0v5&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=primo_cioccolato_igp_produzione_di_vini_dealcolati&utm_term=2025-01-13