“Adesso tocca a noi. Donne, leadership e altri misfatti?" è un libro appena pubblicato da Terra Santa Edizioni, nel quale la politologa e saggista, Chiara Tintori, intervista sedici donne che nel loro ambito hanno fatto la differenza, ricoprendo ruoli apicali e rilevanti posizioni di responsabilità. Tra le intervistate figurano Cristina Cattaneo ed Evelina Christillin, Susanna Camusso e Loretta Goggi, Letizia Moratti e la rettrice del nostro ateneo, Giovanna Iannantuoni. Ne parliamo con l’autrice.
Chiara Tintori, da dove nasce l’idea di un libro sulla e sulle leadership al femminile?
A gennaio, nei travagliati giorni della elezione al Quirinale, durante i quali si è assistito a un indecoroso gioco di pinkwashing: venivano avanzati i nomi di alcune candidate donne poi sacrificati sull’altare di foschi giochi di potere. In Italia si fa un gran parlare di pari dignità e diritti tra uomini e donne ma su questo tema di fatto la nostra società vive ancora in una condizione di arretratezza. Questo libro vuole essere uno stimolo per tutti a disinnescare modelli imprenditoriali, culturali e sociali maschilistici per promuovere il riconoscimento, alle donne ma non solo, di ciò che meritano, sulla base di competenze e talenti. È una questione di dignità, che riguarda non solo il valore delle persone, ma anche la dimensione etica della nostra società.
Com’è strutturato “Adesso tocca a noi”?
Ho lasciato che 16 donne di successo, 16 leader, nate tra il 1941 e il 1995, rispondessero a una serie di domande sulla propria carriera pubblica e su come fossero riuscite a fare la differenza, ognuna nel proprio ambito, dall’astrofisica all’economia, dall’educazione alla politica, dalla teologia al sindacato, e ognuna con il proprio stile. Tra le persone intervistate c’è anche la vostra rettrice, Giovanna Iannantuoni.
Come si configura il rapporto tra donne e leaderhip?
Ho incontrato donne creative, coraggiose, visionarie, che non hanno nascosto i sacrifici fatti per affermarsi in una società pervasa dal diktat della performance, dell’essere all’altezza degli altri. Sono storie di ascesa, spesso incoraggianti, come il percorso della rettrice Giovanna Iannantuoni, con esperienze internazionali di rilievo. Ma sono anche storie nelle quali persiste il gender gap, la diffidenza nella capacità di una donna a ricoprire un determinato ruolo. Un esempio fra tutti: le scritte sessiste apparse, durante l’ultima campagna elettorale, sui manifesti dell’attuale sindaco di Assisi, Stefania Proietti.
Quale futuro si immagina per il rapporto tra donne e leadership?
Il libro è un invito a ciascuna e ciascuno di noi a mostrare come la diversità, valorizzata all’interno di relazioni equilibrate, diventi un valore aggiunto, e ad osare, ma nel senso di osare insieme, coinvolgere tutti. La leadership femminile, come raccontato dalle 16 donne leader che ho incontrato, non scimmiotta il potere muscolare maschilista, ma sceglie uno stile collaborativo, cooperativo e inclusivo. Per superare la scarsa rappresentatività femminile ai vertici, bisogna partire dai modelli educativi trasmessi ai bambini, fin dalla tenera età. Qualcosa fortunatamente sta cambiando nella società, se per esempio oggi vediamo più giovani padri farsi coinvolgere nella vita della famiglia, nella educazione dei figli, nella gestione dei genitori anziani, compiti che un tempo venivano attribuiti totalmente alle donne, con ripercussioni sule loro possibilità di progredire in carriera.