Se diventare mamma o papà in tempi “normali” mette a dura prova gli equilibri personali e le dinamiche di coppia, immaginiamoci quando questo avvenimento accade in tempo di pandemia. L’isolamento che essa ha portato con sé ha acuito l’ansia in molte neomamme e neopapà e reso la gestione dei primi mesi di vita del bambino più faticosa per le nuove famiglie.
Proprio per aiutare neogenitori in difficoltà, ad aprile 2021, dall’idea di un gruppo di psicologhe del Dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, nasceva lo Sportello Parent Time. Oggi, a nove mesi circa dall’attivazione, la coordinatrice Cristina Riva Crugnola, professore associato di psicologa dinamica di Milano-Bicocca, traccia un bilancio di questa esperienza di supporto psicologico, che continua tuttora.
In cosa consiste il servizio?
Lo Sportello Parent Time è nato nell’aprile 2021, per rispondere ad una richiesta di aiuto che arrivava da neomamme in difficoltà, tra isolamento, ansia e preoccupazioni. Abbiamo pensato allora a un ciclo di incontri gratuiti e online, rivolto sia ai futuri genitori durante la gravidanza sia a chi ha figli fino a due anni. Per prenotare basta mandare una mail (sportello.ParentTime@gmail.com), sono due le psicologhe a disposizione, con la mia supervisione.
C’è stata un’evoluzione, durante questi mesi, dei partecipanti allo Sportello Parent Time?
Inizialmente si son rivolte a noi soprattutto neomamme, di Milano e di tutta la Lombardia. Poi pian piano son aumentate le coppie di genitori che si trovavano in difficoltà col proprio bambino. Questo ha comportato un aumento del numero di incontri - da 1 a 3 portato ora da 1 a 5 per ciclo - con la possibilità di avere un secondo ciclo di colloqui. In molti casi, infatti, i temi che i genitori portavano alla nostra attenzione, erano più complessi e richiedevano un ulteriore approfondimento.
Quali sono le problematiche principali espresse dai neogenitori?
Innanzitutto le tematiche legate al come affrontare il post partum (come la relazione col proprio bambino o il senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo genitoriale). A queste si sono aggiunti, sempre di più, temi legati alla relazione di coppia e alla gestione del bambino da parte di entrambi i genitori. A nove mesi dall’attivazione dello Sportello, possiamo dire che in tutti i casi abbiamo riscontrato che la condivisione di queste emozioni e preoccupazioni ha aiutato i neogenitori e anche in tempi brevi.
La pandemia come ha influito su queste difficoltà?
Il servizio è nato proprio per venire incontro alle neomamme e/o ai neogenitori, che dopo aver vissuto il parto in solitudine si son trovati a gestire i primi mesi di vita del bambino, in molti casi senza riuscire ad utilizzare servizi di consultorio già esistenti. Un isolamento che ha amplificato senza dubbio le difficoltà. La mancanza di reti di relazioni – pensiamo solo a nonni, familiari ed amici – ha anche tolto la possibilità di condividere dubbi, ansie e stress, acuendo la sensazione di solitudine.
Quale bilancio è possibile fare oggi, dopo circa un anno dall’attivazione del servizio?
Dai circa 70 colloqui fatti, traiamo prima di tutto un bilancio positivo grazie al riscontro da parte degli utilizzatori, testimoniato dalla percentuale di gradimento vicina al cento per cento nel questionario compilato al termine del o dei cicli di colloqui.
In secondo luogo, questo tipo di “pronto intervento”, fondato sul counselling psicologico, ha mostrato di poter esser molto utile anche in fase preventiva per evitare che i genitori giungano a condizioni di stress più profonde e difficili da risolvere, con un impatto sulla loro relazione con il bambino. Questo progetto sperimentale, aperto anche ai docenti e al personale amministrativo dell’Ateneo, che sta continuando tuttora, dimostra così di poter diventare sistemico.
Per tutte le informazioni, visita la pagina web dedicata allo Sportello Parent Time del Dipartimento di Psicologia.