Da quello ordinato, con segnati i compiti delle varie materie e “senza fronzoli”. A quello coloratissimo - ogni insegnamento una tinta diversa – con disegnini e perché no, anche qualche simpatico adesivo.
Il diario scolastico cartaceo – per la generazione X e i millenials – rappresentava un oggetto “imprescindibile”: la sua scelta era un rito, una scelta da farsi con cura prima dell’inizio della scuola. Mai abbandonato, in realtà, ma forse un po’ trascurato a vantaggio dell’uso sempre più pervasivo di devices digitali. Ora, una circolare del MUR emanata a luglio, ne vuole incoraggiare l’uso.
A Monica Guerra, pedagogista di Milano-Bicocca, abbiamo chiesto l’utilità, per uno studente, di questo strumento personale.
Tornare ad usare il diario cartaceo in un’epoca digitale: è un “romanticismo” inutile?
L’utilizzo dei diari cartacei, in realtà, non si è mai interrotto: lo mostra l’interesse crescente di pratiche come quella del journaling, che possiamo tradurre come un rituale di scrittura più o meno quotidiano, oggi sollecitato in molti modi e ambiti. Ma i diari sono stati e restano anche straordinari strumenti di ricerca, se pensiamo ai taccuini da campo in cui i ricercatori hanno sempre trascritto le proprie osservazioni: su tutti, possiamo citare i Taccuini di Darwin, in cui sono raccolti pensieri, spunti, schizzi, certamente non ancora organici, ma decisamente già promettenti.
In generale, allora, tenere un rapporto con strumenti per tenere traccia, in qualunque forma e con qualunque codice, non è mai inutile e neppure un romanticismo. La questione, se il riferimento è la recente circolare che raccomanda di accompagnare la notazione sul registro elettronico delle attività da svolgere a casa con la notazione giornaliera su diari o agende personali, è capire se questa indicazione risponde effettivamente alle intenzioni del proponente.
Dal punto di vista pedagogico, secondo lei, ci sono benefici per lo studente? Se sì, quali?
Nella circolare si legge che l’utilizzo del diario personale per segnare i compiti dovrebbe favorire “una crescente autonomia nella gestione degli impegni scolastici, senza dover ricorrere necessariamente all’utilizzo del registro elettronico”. Mi pare, dunque, che ci siano due obiettivi.
Uno è forse più collegabile con la precedente, ma sempre recente, circolare che “dispone il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado”, pur lasciando aperta la possibilità di utilizzare altri dispositivi digitali sotto la guida dei docenti. In questo caso, l’invito ad utilizzare il diario mi sembra un ulteriore modo per cercare di ridurre l’utilizzo di tecnologie, senza tuttavia affrontare direttamente le questioni connesse al loro uso o anche abuso. Se gli obiettivi sono educativi, cioè, in generale non è con i divieti che si realizzano, ma attraverso l’accompagnamento, il dialogo, la problematizzazione: vietare è sempre più semplice che ascoltarsi ed educarsi, reciprocamente.
L’altro obiettivo, qui più esplicito, risiede nell’idea che scrivere i compiti su un diario cartaceo sia un modo per sostenere l’autonomia nella gestione degli impegni scolastici. Anche in questo caso, temo non basti segnare i compiti scrivendo su carta perché questo obiettivo possa realizzarsi. La questione dei compiti, che non affrontiamo qui, insieme a quella della gestione del tempo, richiedono pensieri più ampi e complessi. Certamente, il diario, proprio perché personale, è uno strumento che riporta alla studentessa o allo studente una responsabilità, ma le responsabilità, per diventare consapevolezze, hanno bisogno di tempo dedicato e azioni articolate.
Per imparare a diventare autonomi nella gestione degli impegni, infatti, occorre lavorare insieme sull’organizzazione, ma anche su altri aspetti metodologici come quelli connessi proprio all’acquisizione di un metodo, innanzitutto di lavoro e studio. Conoscere come si impara è importante quanto i contenuti che si apprendono, ma “imparare a imparare” è spesso più trascurato, nonostante sia una delle competenze chiave europee, presente anche nei documenti di indirizzo nazionali.
In che modo, allora, avere un diario, può servire, nel presente e magari anche nel futuro?
Ogni studentessa e studente dovrebbe avere la possibilità di sperimentare molti e diversi strumenti e sistemi, sia per la propria organizzazione che per il proprio studio, scoprendo quelli che gli sono più congeniali. Ognuno di noi, infatti, funziona in modo differente: per questo non esiste un modo in assoluto migliore per raggiungere degli obiettivi. In questo senso, occorre prestare attenzione a facili esaltazioni o, di contro, ad altrettanto rapide crociate. Un diario può certamente essere utile, ma perché lo sia non basta dettarci dei compiti e delle scadenze: bisogna prendere il tempo per esplorarne l’utilizzo, i vantaggi e gli svantaggi, in generale e in particolare. E poter poi scegliere cosa funziona meglio per ciascuna e ciascuno.