A lezione di anatomia umana presso il Dipartimento di Medicina, con professori e ricercatori pronti a soddisfare le curiosità legate agli organi del nostro corpo, dal cuore al fegato. È stata un’opportunità speciale, per una classe di bambini della scuola d’infanzia (dai 3 ai 5 anni), quella che a maggio si è potuta concretizzare grazie alla volontà e impegno della responsabile terza missione del dipartimento, professoressa Laura Musazzi insieme a un gruppo di docenti guidato dalla professoressa Paola Marmiroli, docente di anatomia umana.
Professoresse, com'è nata l'iniziativa?
L’iniziativa è nata in modo piuttosto inaspettato. Siamo stati contattati dalla maestra Mariani della scuola dell’Infanzia di Santa Margherita “Mater Divinae Providentiae” di Lissone, che ha adottato il Reggio Children Approach come metodo pedagogico-didattico. Secondo questo approccio, che rappresenta un’eccellenza italiana nel mondo, il bambino è messo al centro dei processi di apprendimento come protagonista attivo, costruttore delle proprie conoscenze sulla base di interessi che vengono spontaneamente espressi. I bambini avevano mostrato nel corso dell’anno un interesse specifico nei confronti della struttura del corpo umano e dei suoi organi e così ci hanno chiesto di poter visionare dei modellini.
Quest’occasione costituisce un esempio di richiesta dal territorio: voi come l'avete accolta? E come vi siete "preparati"?
Era una prima volta per la scuola ma anche per noi. Abbiamo colto la sfida con entusiasmo grazie alla collaborazione e al coinvolgimento non solo del personale docente ma anche di assegnisti, borsisti di ricerca e dottorandi. Abbiamo considerato che il laboratorio di Anatomia del Dipartimento, solitamente utilizzato per la didattica agli studenti di Medicina e Chirurgia, potesse essere il luogo adatto per accoglierli. È infatti uno spazio ampio, attrezzato con tavoloni e vari modelli a dimensione naturale di scheletri, tronco completo di organi interni, cervelli, cuori e altro. Insomma, una grande aula dotata di tutto quello che può servire per toccare con mano e smontare il corpo umano e i suoi organi.
Protagonisti, un gruppo di bambini di 3/5 anni: a cosa si sono appassionati di più?
Senza ombra di dubbio, direi a tutto. Complice l’ambiente nuovo e le tante persone a loro disposizione, non si sono tirati indietro nel fare domande, ispezionare, toccare, smontare e rimontare. Siamo rimasti stupiti dal loro entusiasmo e dalla loro voglia di conoscere e non solo di giocare con i nuovi oggetti proposti. Le maestre hanno poi proposto loro di fare un disegno e ognuno ha scelto se rappresentare l’intero corpo umano o un singolo organo ma, in ogni caso, hanno fatto grande attenzione ai particolari e ai dettagli anatomici. Molti disegni sono risultati estremamente interessanti per come i bambini hanno espresso graficamente una visione personale del modello che stavano osservando.
Quali domande hanno fatto a voi professori, ricercatori e assegnisti?
Molti chiedevano cosa fossero i vari organi e a cosa servissero. Poi cercavano di identificarne la posizione nel loro corpo, ascoltavano il loro cuore e sentivano i polmoni gonfiarsi. Si sono impegnati a estrarre tutti gli organi dal modello di tronco smontabile e li hanno scomposti e osservati con curiosità nelle loro varie parti. Diversi bambini si sono particolarmente interessati al modello di cranio e a quello di encefalo, e si sono molto divertiti nel cercare di inserire l’encefalo all’interno del cranio. Inoltre, notevole interesse anche per i modelli di cuore, che abbiamo sia di dimensioni naturali che ingranditi, entrambi scomponibili: questi hanno suscitato curiosità riguardo alle particolari strutture interne (es. le valvole cardiache) e agli “spazi vuoti” contenuti nell’organo.
Anche questa è un'attività di terza missione: ci sarà possibilità di ripeterla, magari per altri ambiti medici, secondo lei?
Certamente. Il Dipartimento è aperto e volentieri disponibile a offrire le proprie risorse in termine di spazi e conoscenze sia per offrire la stessa esperienza ad altre scuole, sia per organizzarne altre. Soprattutto per quanto riguarda la scuola dell’infanzia, ritengo sia particolarmente importante la collaborazione con le maestre di classe per la buona riuscita dell’iniziativa.