Con la voce e con le mani. Le modalità del linguaggio umano - Bnews Con la voce e con le mani. Le modalità del linguaggio umano

Il linguaggio umano passa attraverso la voce, ma non solo. Ci sono lingue che si parlano e lingue che si “segnano”, utilizzando le mani come articolatore principale. Beatrice Giustolisi, Ricercatrice presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, affronterà l’affascinante tema delle diverse modalità del linguaggio umano in uno degli incontri milanesi del “Pint of Science Festival”, in programma dal 22 al 24 maggio. L'appuntamento, davanti a un boccale di birra, è per il 23 maggio, dalle ore 19.15, al Triple Craft Beer (Via Losanna 29 Milano).

In particolare, la dottoressa Giustolisi parlerà della natura e delle caratteristiche non solo delle lingue parlate, ma anche delle lingue dei segni, che sono usate primariamente dalle persone sorde per comunicare fra loro e con il mondo. L’obiettivo è diffondere una maggiore consapevolezza dell’esistenza di queste lingue e dell’importanza che esse hanno per una descrizione esaustiva del linguaggio umano.


Che natura hanno le lingue dei segni? Che rapporto esiste fra lingue parlate e lingue dei segni?

Le lingue dei segni sono lingue naturali, caratterizzate dal fatto di essere veicolate attraverso il canale visivo-gestuale, mentre le lingue parlate sono uditivo-vocali.
Nelle lingue dei segni, la relazione tra i segni e gli oggetti che denotano è convenzionale, così come avviene per le parole delle lingue parlate. Spesso, però, esiste un legame iconico fra il segno e l’oggetto denotato, anche se la natura del legame varia da lingua dei segni a lingua dei segni.

In particolare, è importante sottolineare che le lingue dei segni non sono una forma di pantomima, e cioè quel tipo di comunicazione per mezzo di gesti ed espressioni facciali a cui si ricorre quando non si conosce la lingua del proprio interlocutore.  

Le lingue dei segni, inoltre, non sono basate sui linguaggi parlati, ma si sono sviluppate in base a dinamiche proprie e specifiche: nel corso del tempo e in diversi contesti geografici, le comunità di sordi hanno sviluppato una determinata lingua dei segni, che è stata successivamente formalizzata.

Come si sono sviluppate le lingue dei segni? Esiste una lingua universale dei segni?

Un’idea che circola spesso tra i non addetti ai lavori è che esista una sola lingua dei segni condivisa da tutti i sordi del mondo. Ma non è così: esistono molte lingue dei segni diverse, che differiscono fra di loro da un punto di vista fonologico, lessicale e sintattico. Ciascuna ha la propria storia, e le proprie “parentele”. Nel nostro Paese adottiamo la LIS (Lingua dei Segni Italiana), ma esistono anche, fra le tante, le lingue dei segni francese, inglese e quella americana. 

E, in alcuni casi, aree in cui si usa la stessa lingua parlata hanno lingue dei segni diverse: per esempio, Gran Bretagna e Stati Uniti condividono l’inglese come lingua parlata (anche se con qualche differenza tra inglese britannico e americano!), ma la lingua dei segni britannica (BSL) e la lingua dei segni americana (ASL) sono molto diverse, e non reciprocamente intellegibili. La ragione è storica. La ASL, infatti, deriva dalla lingua dei segni francese (LSF): alla metà del Settecento, un abate, Charles-Michel de l'Épée, scoprì che i sordi di Parigi facevano uso di segni per comunicare tra loro e fondò una scuola per sordi per favorire lo sviluppo di una lingua dei segni, che sarebbe diventata la lingua dei segni francese. Nell’Ottocento, uno studente sordo della scuola di Parigi si trasferì negli Stati Uniti invitato da un educatore americano, Thomas Hopkins Gallaudet, il quale fondò la prima scuola per sordi americana: l’ASL è quindi nata dal contatto tra la lingua dei segni importata dalla Francia e le lingue dei segni usate localmente dalle comunità di sordi.

Che forma di riconoscimento e di tutela ha la lingua dei segni utilizzata in Italia?
L’articolo 34 ter del cosiddetto Decreto Sostegni (DL. 41/2021, L. 69/2021) ha previsto espressamente che “La Repubblica riconosce, promuove e tutela la lingua dei segni italiana (LIS) e la lingua dei segni italiana tattile (LIST) (n.d.r: si tratta di una tipologia di lingua segnata percepita tramite il tatto, utilizzata da alcune persone sordocieche)" e ha riconosciuto le figure dell’interprete LIS e dell’interprete LIST quali professionisti specializzati nella traduzione e interpretazione delle due lingue.
Inoltre, il decreto ha stabilito che “per favorire l’accessibilità dei propri servizi, le pubbliche amministrazioni promuovono la diffusione dei servizi di interpretariato in LIS e in LIST, la sottotitolazione e ogni altra modalità idonea a favorire la comprensione della lingua verbale nonché iniziative di formazione del personale”.

Esistono percorsi specifici per formare gli interpreti?

Proprio a Milano, nel prossimo anno accademico partirà un nuovo corso interateneo di laurea triennale in interpretariato e traduzione in LIS e LIST, organizzato da Milano-Bicocca insieme all'Università Statale.

Tutte le informazioni sull'evento sono disponibili nella pagina dedicata sul sito Pint of Science.