Brevi e green: le vacanze italiane dopo il lockdown - Bnews Brevi e green: le vacanze italiane dopo il lockdown

Brevi e green: le vacanze italiane dopo il lockdown

Brevi e green: le vacanze italiane dopo il lockdown
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Con il lockdown alle spalle e l'estate alle porte, nel Bel Paese riaffiora la voglia di vacanze. Il turismo è sicuramente uno tra i settori maggiormente colpiti dagli effetti della pandemia, e solo adesso che la mobilità tra regioni è ormai consentita, si inizia a pensare come e dove trascorrere le proprie ferie o i weekend liberi. Gli italiani, infatti, non sembrano voler rinunciare alle vacanze: «Da una recente indagine di Confturismo-Confcommercio realizzata in collaborazione con l’agenzia di sondaggi Swg – spiega Monica Bernardi, ricercatrice dell’Università di Milano-Bicocca e docente di Turismo urbano del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale -  emerge infatti che il 48 per cento degli intervistati (contro il 19 per cento di aprile 2020 e contro il 70 per cento dello stesso periodo dello scorso anno) sta pensando di fare le valigie tra giugno ed agosto».

Estate 2020: che vacanze saranno?

Sicuramente quello che ha preoccupato gli italiani in questi mesi non è scomparso: paura, diffidenza e timori condizioneranno le scelte dei turisti; sicurezza e salute rimarranno gli elementi guida delle scelte estive, già oggi costituiscono il file rouge di alcune tendenze che si stanno delineando, o di alcuni trend che è plausibile immaginare date le circostanze.

Quali trend?

Tra questi si segnalano sicuramente la riduzione della durata delle vacanze, il rilancio di un turismo cosiddetto di prossimità, la scelta di destinazioni al di fuori delle classiche rotte turistiche in chiave di un vero e proprio rural revival, ma anche un turismo più lento e sostenibile, a maggior contatto con la natura e alla scoperta e riscoperta di tradizioni e micro-identità locali. Sempre la ricerca di Confturismo-Confcommercio parla ad esempio di micro-vacanze, della durata di 3-4 giorni e verso mete possibilmente non troppo distanti da casa. 35 italiani su 100 opterebbero per questa modalità, prediligendo luoghi più aperti possibili, e tendenzialmente montani, percepiti come più sicuri e controllabili; sicuramente il mare non verrà snobbato, ma è plausibile un forte ribasso rispetto alla media, visto che le mete marittime, tra spiagge, mare e vita serale sono più a rischio di affollamento. In generale sarà comunque prediletta la natura, a discapito delle città d’arte: solo il 15 per cento degli interpellati nella ricerca di Confturismo-Confcommercio potrebbe valutare l’idea di visitare musei, mostre, monumenti e città d’arte (nel 2019 erano il 37 per cento), forse per paura di stare in spazi chiusi, in coda, a contatto con molte persone, e tutto ciò a discapito del settore del turismo culturale.               
La scelta di destinazioni outdoor è confermata anche dall’Osservatorio sul turismo open air di Human Company che ha realizzato una ricerca in collaborazione con l’Istituto Piepoli. I dati mostrano un incremento per scelte alloggiative come camper, campeggi o formule on the road. Un turismo non del tutto nuovo in Italia, perché comunque si tratta di un settore che negli ultimi anni ha registrato una crescita interessante (8,5 miliardi di euro nel 2019), e che ora potrebbe vedere una ulteriore crescita sia nella domanda che nell’offerta. I dati di Human company parlano infatti di un 49per cento di intervistati interessati ad una vacanza outdoor; nello specifico il 58 per cento predilige campeggi e villaggi, il 44 per cento il viaggio on the road, e il 42 per cento il proprio camper.

Come ci sposteremo dalle nostre città ai luoghi di vacanza?

Interessante notare come le vacanze su ruote sono preferite, mezzo proprio (auto o camper che sia) in particolare, ma pare che anche le auto a noleggio vedranno un aumento di richieste, così come camper e roulette (a fronte ovviamente di certificata igienizzazione che resta un punto fermo per qualsiasi scelta estiva di quest’anno). È ipotizzabile invece un crollo degli spostamenti con mezzi come autobus, treni e aerei. La scelta logistica e l’attenzione alla praticità di un viaggio non sono aspetti da sottovalutare, ed è probabile che gli italiani saranno propensi a spendere anche degli extra pur di stare più tranquilli.

Tra le mete, solo mare e montagna?

Si attende una maggiore attrattività per borghi e aree interne, che vivranno un forte revival per le loro tipicità e cultura. La ricerca di isolamento e sicurezza, natura e aria aperta spinge quindi a pianificare viaggi e vacanze con una maggiore consapevolezza ambientale, con una rinnovata attenzione per i territori, le comunità e i loro prodotti, alla ricerca di esperienze e partecipazione. E infatti il Touring Club parla di undertourism ovvero un “turismo che privilegerà l’Italia meno nota e affollata, le attività open air e il turismo lento”, in antitesi con il concetto di overtourism che per anni ha devastato le nostre città d’arte. Senza entrare nel merito degli impatti che l’azzeramento del turismo ha avuto su città come Firenze e Venezia, certo è che questo momento può rappresentare una buona occasione per ridisegnare il turismo delle città d’arte evitando che la rendita immobiliare si impossessi di nuovo del cuore di queste città con gli affitti turistici.

La stagione turistica sarà più lunga?

Un ultimo dato interessante è sicuramente l’ipotesi che la stagione turistica possa allungarsi: si prevede infatti che in molti sceglieranno di slittare a settembre le proprie ferie per essere maggiormente sicuri che l’emergenza sia realmente passata, che non ci siano altri picchi, che non si rischi di incappare in nuove restrizioni.
Chi viaggerà?
Secondo gli esperti saranno privilegiate le vacanze individuali, o di coppia, a discapito dei gruppi; si ripartirà in modo graduale, i primi a riprendere a viaggiare saranno i millennials (anche se hanno minore potere di acquisto), poi le famiglie e infine le coppie baby boomers.

Il settore turistico italiano è preparato a questi cambiamenti?

È tutto da vedere, bisognerà capire se il settore sarà in grado di reinventarsi attorno ai concetti di sicurezza e fiducia, per rispondere alle nuove esigenze del turista che li pone all’apice delle motivazioni di viaggio, anche prima del prezzo. Il settore dovrà essere capace di offrire anche maggiore flessibilità nelle prenotazioni (e assenze di penali per eventuali cancellazioni). Ruolo chiave sarà giocato dai social e dalle piattaforme dedicate; se prima del lockdown erano ormai entrate nelle prassi del turista nelle fasi pre, durante e post vacanza, ad oggi saranno sicuramente veicolo di informazioni tra turisti per accertarsi che nelle varie destinazioni si rispettino i protocolli igienici e le misure anticovid, ci sia un’attenzione adeguata in termini di sicurezza e non ci siano eccessivi affollamenti. Pertanto le recensioni entreranno a pieno titolo nei processi di organizzazione di un viaggio, andando a influenzare sia la domanda di altri turisti, sia necessariamente l’offerta. Inoltre è immaginabile una propensione crescente per la vacanza non solo last minute, ma addirittura last second, pertanto le destinazioni devono farsi trovare preparate e puntare su una buona comunicazione del brand e una buona promozione territoriale che mette al centro i nuovi bisogni del turista e sa creare fiducia ed interesse. Più che il prezzo a guidare le scelte di acquisto saranno infatti sicurezza, policy flessibile e rassicurazione sanitaria e la capacità di dare garanzie su quattro fronti: garanzie sanitarie, igieniche, di rimborso ed esperienziali.

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