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“Birth: nascere non basta”. Una mostra che mette in connessione le anime dell’Ateneo per dialogare con il territorio e le istituzioni

Mostra Birth

Birth: nascere non basta è la prima mostra organizzata dal MuDiB, Museo Diffuso Bicocca, che è stato costituito con la volontà di valorizzare un patrimonio comune, materiale e immateriale, da condividere con la cittadinanza, e che riguarda tutti i dipartimenti dell’Ateneo, coinvolti grazie all’azione di coordinamento con il BiPAC (Centro Interdipartimentale di Ricerca per il Patrimonio Artistico e Culturale).

«Il MuDiB – spiega la professoressa Zuccoli, delegata della Rettrice per le attività museali – ha già avviato da qualche tempo le sue attività, come la partecipazione alle iniziative proposte nell’ambito di MuseoCity, anche se fino a ora non ha spazi espositivi permanenti. La sua natura di museo diffuso consente di mantenere gli oggetti presso i dipartimenti di pertinenza e il museo cerca di creare occasioni di conoscenza, valorizzazione e dialogo. Non si tratta solo della valorizzazione di oggetti storici non più in uso ma anche di apertura alla conoscenza verso il mondo dell’università in tutte le sue dimensioni. In questa mostra c’è ad esempio una sezione dedicata alla nascita delle idee che è stata l’occasione per riflettere sull’origine dei processi che sfociano in nuovi progetti, forme, materiali e prodotti. Il museo si vuole porre come attivatore e divulgatore di innovazione.

Il museo è giovane ma stiamo seguendo il percorso di accreditamento nel Sistema museale nazionale insieme ad altri musei universitari italiani».

L’esposizione rientra nell’ambito degli eventi programmati per celebrare i 25 anni dell’Università di Milano-Bicocca; inaugurata il 9 ottobre, è visitabile presso la Sede Centrale della Biblioteca di Ateneo fino al 31 dicembre. Quattro aree, differenziate anche cromaticamente, compongono il percorso espositivo articolando il filo conduttore in diverse prospettive: la nascita dell’uomo, delle idee, delle piante e, infine, la nascita del MuDiB. Le anime dell’Ateneo dialogano in modalità polifonica con il territorio e le istituzioni attraverso oggetti di varia natura; il visitatore infatti si muove tra modelli didattici, piante, illustrazioni, strumentazioni scientifiche, libri, cataloghi, fotografie e video.

Le curatrici Franca Zuccoli, Rita Capurro ed Elena-Gemma Brogi raccontano questa esperienza, partendo dall’organizzazione della mostra per tratteggiare il pensiero che ha ispirato l’intera operazione.

«La sezione destinata alla nascita del MuDiB - osserva la professoressa Rita Capurro -mostra l’importanza della relazione con altre realtà culturali affini per missione, come i musei universitari, o per vicinanza, come i musei e altre istituzioni culturali del territorio. Nella sezione sono presenti prestiti da tre musei universitari: Università degli Studi di Milano, Politecnico di Milano e Università degli Studi di Pavia. Altri invece provenienti da alcuni enti del territorio: Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei GASC, Teatro degli Arcimboldi, MUBIG, Fondazione Pirelli, Pirelli Hangar Bicocca, Cineteca Milano MIC, Fondazione Franco Angeli. I prestiti, frutto di una rete di collaborazioni già attive da anni, hanno ulteriormente rafforzato i legami e per mezzo di questi oggetti simbolici, MuDiB si avvicina non solo alle istituzioni, ma anche alle comunità culturali, professionali, artistiche e imprenditoriali che esse rappresentano».

La dottoressa Brogi ricostruisce l’inizio di questa avventura condivisa. «È stata la borsa dell’ostetrica condotta Maria Luigia Rovelli, donata all’Ospedale San Gerardo di Monza, che ci ha fatto pensare alla poesia di Neruda per il titolo della mostra. La prima sezione, con un approfondimento di Storia della Medicina e l’esposizione di alcuni modelli didattici sul parto, è il risultato dell’interazione con il corso di Ostetricia. Per illustrare le strategie della natura in campo vegetale ci siamo invece affidati al Vivaio Bicocca.

La Biblioteca e il Polo di Archivio Storico di Ateneo, oltre a fornire tutto il supporto necessario alla realizzazione concreta del progetto, come sempre, hanno colto l’occasione per valorizzare il proprio patrimonio, selezionando dalle proprie collezioni documenti di archivio, libri e illustrazioni che vanno ad arricchire l’esposizione».

La mostra offre possibilità di integrazione anche sul fronte dei contenuti didattici. «Prevediamo un lavoro specifico con gli studenti di Scienze della Formazione - precisa la professoressa Zuccoli - per approfondire e dare concretezza ai concetti di progettualità e partecipazione, sviluppando la capacità divulgativa e comunicativa».

L'Area servizi culturali e documentali di Ateneo organizza visite guidate sia alla mostra sia presso altre realtà territoriali. «Sempre nel quartiere Bicocca – precisa la dottoressa Brogi - la Fondazione Pirelli in cui si intrecciano arte e impresa, il Mubig a Greco dove ha preso vita l’interessante museo di prossimità e la Galleria d’arte sacra dei contemporanei nel contesto di Villa Clerici a Niguarda».

Un modo particolare per esplorare la ricchezza delle zone limitrofe. «Enti e istituzioni molto diversi – prosegue la professoressa Rita Capurro - ma tutti in stretta connessione con il territorio e le comunità che rappresentano. Questo legame è il fil rouge di tutti gli appuntamenti. Nelle visite guidate, aperte alla cittadinanza, non vogliamo semplicemente spiegare ma piuttosto proporre una fruizione attiva da parte dei partecipanti che con le loro esperienze e le loro domande possono stimolare un curioso dialogo intorno agli oggetti. Puntiamo ad una musealizzazione viva, accessibile e inclusiva dove il vero focus diventa la partecipazione delle comunità scientifiche, studentesche e territoriali».

Dopo la prima esposizione, quale futuro per il Museo Diffuso? «Proprio perché nascere non basta – conclude la professoressa Zuccoli -, è il momento di guardare avanti. Le prossime mostre avranno certamente in comune la capacità di accomunare più dipartimenti, dove sono e saranno attivati sempre più gruppi di lavoro per riuscire a condividere e divulgare l’esperienza della ricerca, anche al di fuori dei laboratori. In questo senso i referenti del BiPAC, presenti in ogni dipartimento, possono giocare un grande ruolo».