Il progressivo miglioramento delle condizioni di benessere nel nostro Paese ha subìto una pesante battuta d’arresto a causa della pandemia. Le analisi dell’Istat, confluite nel Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile 2020, sono state presentate nel corso di un incontro che si è tenuto all’Università di Milano-Bicocca, a cui hanno preso parte il presidente dell’Istituto Nazionale di Statistica Giancarlo Blangiardo, la rettrice Giovanna Iannantuoni, il Pro-Rettore per l’Alta formazione e per le attività del Job Placement Mario Mezzanzanica e il professore di Statistica metodologica Giorgio Vittadini.
Un dato sintetizza l’effetto della pandemia: è quello relativo alle persone morte da febbraio dello scorso anno a causa del Covid-19. «Stiamo vivendo – ha affermato il presidente Blangiardo – la terza guerra mondiale, i 120mila morti sono l’equivalente di ciò che è successo dal 10 di giugno 1940 all’8 settembre del 1943 considerando morti civili, militari e dispersi». La conseguenza diretta è una brusca riduzione delle aspettative di vita: nel caso della Lombardia si sono abbassate di circa due anni e mezzo, a fronte di una riduzione di circa un anno che si registra in media in Italia.
Occorre, dunque, cominciare a ricostruire fin da subito prospettive di benessere con un occhio attento alla sostenibilità. «Oggi – ha sottolineato la rettrice Iannantuoni – è giusto pensare a come misurare il benessere dei singoli e della società non soltanto attraverso gli indicatori di ricchezza, ma anche attraverso ulteriori indicatori. Come governance dell’Ateneo e io come rettrice cerchiamo di capire quali siano gli strumenti più efficaci per aumentare il benessere della nostra comunità che è formata da circa quarantamila persone. Molte sono le cose che abbiamo avviato in questo anno e altre le stiamo mettendo in campo per il futuro. Penso al rifacimento del campus: è in corso una vera e propria transizione ecologica per renderlo più sano, più bello e ancor più vivibile».
Sull’università intesa come comunità di persone è tornato anche il professore Mezzanzanica, che ha evidenziato quanto fatto da Milano-Bicocca durante la pandemia per garantire la continuità di tutte le attività. «Abbiamo messo una particolare cura nel cercare di favorire – ha spiegato – le migliori condizioni di partecipazione alla vita universitaria. Per quanto riguarda il job placement, i giovani laureati hanno avuto difficoltà enormi sia per la riduzione delle opportunità occupazionali, sia – quelli più fortunati – per la necessità di dover entrare in un contesto lavorativo rimanendo a casa, senza la possibilità di vivere la vita di un’azienda. Per questo abbiamo cercato di mettere insieme una serie di informazioni, conoscenze ed esperienze che fossero di supporto ai nostri giovani. Nella Settimana del Lavoro, ad esempio, i nostri studenti hanno tenuto circa 1500 colloqui con le aziende».
Dai dati complessivi e dai focus sulla realtà territoriale e su quella giovanile del Rapporto BES sono emersi anche segnali positivi come un ritorno d’interesse dei cittadini per i temi civici e politici e un aumento delle persone preoccupate del loro futuro, ma soddisfatte della propria vita. Segnali questi, che per il professor Vittadini indicano la direzione da prendere per la ripartenza: «Il BES – ha affermato – lascia emergere i problemi dell’Italia nella loro radicalità. E fa capire che per risollevarsi non basteranno un aumento della spesa pubblica e l’utilizzo dei fondi europei del Next Generation Eu. Dal Rapporto, però, emerge anche un desiderio ideale di vita non individualista, da vivere nelle realtà sociali e nei corpi intermedi. Dobbiamo dare risorse a queste realtà perché in questo modo potremo essere sicuri che non verranno sprecate».