Autonomia e libertà. L’approccio Montessori conquista anche la scuola pubblica - Bnews Autonomia e libertà. L’approccio Montessori conquista anche la scuola pubblica

Autonomia e libertà. L’approccio Montessori conquista anche la scuola pubblica

Autonomia e libertà. L’approccio Montessori conquista anche la scuola pubblica
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Alto tasso di abbandoni e modelli di insegnamento prevalentemente trasmissivi. “La scuola oggi vive un momento di grande sofferenza”, spiega Elisabetta Nigris, presidente del corso di laurea in Scienze per la formazione primaria dell’Università di Milano-Bicocca. E in cima alle richieste delle famiglie, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di primo grado, c’è il metodo Montessori.

Perché ha ancora senso parlare di metodo Montessori?

La scuola oggi sta vivendo un momento di grande sofferenza, legata da un lato alle continue richieste di riforme e modifiche calate dall’alto - che non tengono conto del parere di chi opera in campo e che non prevedono i tempi e la formazione necessari per poterle attuare con successo; inoltre, negli ultimi decenni bambini e ragazzi che frequentano le scuole del nostro Paese sono cambiati molto: i docenti si trovano a dover comprendere e interloquire con alunni molto differenziati fra loro, provenienti da mondi socio-culturali molto lontani e spesso portatori di disagi e difficoltà. D’altro canto, l’alto tasso degli abbandoni e del disagio dei ragazzi a scuola, rilevato da dati ISTAT e da ricerca del settore, mostra come la scuola non sappia rispondere ai bisogni educativi e formativi dei bambini e dei giovani. I modelli di insegnamento sono ancora prevalentemente trasmissivi e di stampo gentiliano, la formazione che i docenti ricevono prima di entrare in classe e durante il servizio è ancora insufficiente: solo vent’anni fa in Italia è stata introdotta la formazione iniziale universitaria dei docenti e in questa legislatura è stata addirittura abolita la formazione iniziale per gli insegnanti della secondaria (decreto dicembre 2018); la formazione in servizio non è obbligatoria e per molti anni non sono stati stanziati fondi a questo scopo: di conseguenza, le resistenze dei docenti al cambiamento e all’innovazione sono molto forti, come rilevato dalla ricerca pedagogica, sociologica e psicologica.

Cosa può offrire questo metodo alla scuola pubblica oggi?

La richiesta delle famiglie rispetto al metodo Montessori, ma anche di altre scuole a metodo, denuncia l’esigenza di proporre modelli di scuola diversi da quello attuale, così lontano dal mondo dei ragazzi e così centrato sulla prestazione. Guardando invece più in profondità, la caratteristica del metodo Montessori, che può costituire un elemento di innovazione e miglioramento della scuola attuale, riguarda il fatto che Maria Montessori, che era medico e scienziata, chiede ai docenti di applicare lo stesso metodo scientifico che lei ha applicato nei suoi studi e nelle sue ricerche, chiedendo loro di partire da una osservazione sistematica degli allievi e dei loro processi di apprendimento: solo partendo dalle loro conoscenza ingenue (Piaget), dal loro modo di imparare, dai loro itinerari di apprendimento, sarà possibile una progettazione plasmata sul gruppo a cui si rivolge. Inoltre, al centro del pensiero di Maria Montessori c’è l’idea che il compito ultimo (e primo) dell’insegnante sia quello di promuovere l’autonomia dell’allievo e lo sviluppo delle sue piene potenzialità. Quando pensa al bambino, la studiosa ha in mente non tanto un vaso da riempire di nozioni e contenuti, ma un soggetto competente che va sostenuto, guidato e accompagnato nel suo percorso di conoscenza e di sviluppo. Al contrario, una delle critiche avanzate dai ragazzi della scuola italiana (confermate dai loro colleghi stranieri presenti nel nostro Paese con i programmi interculturali) è che la scuola italiana sia troppo teorica e contenutistica, che propone tematiche e attività di cui gli allievi stentano a capire il significato e faticano a farli propri. Una scuola che demotiva e spersonalizza; che svaluta, o addirittura ostacola, lo spirito di iniziativa e il pensiero critico; una scuola in cui il successo è ancora legato all’appartenenza familiare (in particolare, la laurea dei genitori, come suggeriscono i dati). Nell’ottica dell’autonomia e di una progettazione didattica calibrata rispetto al gruppo classe, la Montessori pensa e propone materiali che via via accompagnino i ragazzi verso la costruzione di conoscenza significative e durature. Sicuramente tutti questi aspetti possono essere molto benefici per la scuola pubblica, per gli insegnanti, per i bambini e ragazzi di oggi.

Quali sono gli aspetti, invece, per i quali occorrerebbe un ripensamento in chiave moderna?

In questo quadro, la possibilità di introdurre sperimentazioni anche nelle scuole pubbliche, costituisce una spinta e un sostegno per quegli insegnanti che intendono proporre modelli didattici alternativi, che coinvolgano gli allievi, che vadano incontro ai loro bisogni educativi e che sappiano proporre metodologie efficaci per aiutare tutti i bambini e i ragazzi ad acquisire concetti complessi competenze basilari per il loro futuro. I docenti delle scuole a metodo Montessori, intervistati nell’ambito dell’azione di monitoraggio condotta dal gruppo di ricerca didattica del Dipartimento in Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa”, ci dicono che l’introduzione del metodo Montessori permette loro di sentirsi una comunità educante, di sostenersi a vicenda e di portare avanti un lavoro di ricerca e sperimentazione insieme. Ma il metodo può costituire una valida proposta ancora oggi nella scuola.

A che punto siamo in Italia con la sperimentazione del modello?

Rispetto alle sperimentazioni in atto, le scuole dell’infanzia e primaria a metodo Montessori sono monitorate dall’Opera Nazionale Montessori, che ne garantisce la qualità e l’aderenza al pensiero montessoriano, in un’ottica di adeguamento alla scuola e al mondo di oggi; in altre parole, non possiamo parlare di vera e propria sperimentazione. Parliamo di sperimentazione invece, quando ci riferiamo alla scuola secondaria di primo grado perché sono pochissimi i casi in Italia e perché la Montessori – pur avendo espresso il suo pensiero su cosa significhi educare e insegnare ad adolescenti - non ha definito un metodo vero e proprio (ad esempio, non ha prodotto materiali ad hoc) per la scuola secondaria di primo grado. In questo caso, possiamo parlare appunto di una sperimentazione Montessori, a cui l’Opera Nazionale Montessori sta guardando con grande interesse, insieme al Ministero della pubblica Istruzione. In particolare, la sperimentazione della Rete Scuole pubbliche secondarie Montessori di Milano e provincia costituisce la prima sperimentazione riconosciuta dal Miur e ha chiesto al Dipartimento di Scienze della Formazione “Riccardo Massa” di fare un monitoraggio scientifico per valutarne l’efficacia e per mettere a punto una proposta da poter estendere anche ad altri contesti.

Elisabetta Nigris, insieme a Milena Piscozzo, è autrice del volume “Scuola pubblica e approccio Montessori”.