Quanti di noi hanno ancora l’abitudine di spedire le cartoline? E quanti ancora le ricevono? Oggetti sempre meno familiari, soprattutto per i bambini di oggi. Grazie al progetto di tesi di Giulia Riva, laureata il 24 giugno in Scienze della formazione primaria all’Università di Milano-Bicocca, gli alunni di una scuola primaria sono stati i protagonisti di un’attività finalizzata all’osservazione del paesaggio e della sua trasformazione, proprio attraverso l’analisi delle cartoline. Un progetto di tesi, dal titolo Alla scoperta del territorio con le cartoline, attuabile grazie alla collaborazione con Alessio Fumagalli che vanta una collezione di più di due milioni di cartoline: 2.218.000 per la precisione.
Dal terzo anno di studi Giulia Riva ha iniziato anche a lavorare come insegnante di sostegno, prima in una scuola dell’infanzia, per passare poi al quarto anno in una scuola primaria e insegnare, durante l’ultimo anno, matematica.
Giulia, cosa ti hanno lasciato queste esperienze lavorative?
Un bagaglio di esperienze intense e formative che mi hanno permesso di vedere come la teoria, studiata in università, venga applicata ai contesti reali. Anche i tirocini previsti dal piano di studio hanno la stessa funzione; aggiungendo poi l’attività lavorativa, ho voluto mettermi io stessa alla prova, sperimentando direttamente come utilizzare efficacemente gli strumenti appresi. Una bella palestra per concretizzare nel mio lavoro aspetti di grande importanza che hanno caratterizzato tutto il mio percorso di studi in Bicocca, penso per esempio al tema dell’inclusione. In generale si è rivelato un arricchimento a due facce, nel senso che lo studio e il tirocinio fanno da base e ponte per l’attività lavorativa e viceversa: l’esperienza professionale ha reso molto più semplice l’approccio e la comprensione degli ultimi esami universitari.
Come hai costruito la tua tesi di laurea?
Quando Alessio Fumagalli, un collezionista amico di mio padre, nel 2020 raggiunse il milione di cartoline iniziai a pensare che poteva essere estremamente interessante lavorare su questo traguardo e sull’incredibile ricchezza della collezione.
Declinando successivamente l’idea nell’ambito dell’attività di tirocinio universitario, ho proposto il mio progetto di tesi alla scuola primaria del mio paese, Santa Maria Hoè in provincia di Lecco; l’istituto ha accolto favorevolmente la proposta e abbiamo coinvolto due sezioni della classe terza.
Con la consueta disponibilità, Alessio ha gentilmente prestato una selezione di cartoline che ho portato a scuola in modo che i bambini potessero sperimentare una libera esplorazione di questi oggetti, non per tutti così usuali. Attraverso un questionario ho verificato che effettivamente gli alunni, pur mostrandosi molto incuriositi, avevano un grado molto basso di familiarità con le cartoline. Pochi avevano già spedito una cartolina e la maggior parte non aveva mai fatto questa esperienza.
Su cosa hanno lavorato gli alunni?
La prima attività che hanno svolto i bambini è stata constatare la diversità e la varietà dei soggetti fotografati o rappresentati e procedere quindi a un’opera di categorizzazione delle differenti tipologie: paesaggi, animali, auguri o messaggi celebrativi… Non solo, hanno anche verificato che non esiste solo il formato classico ma le cartoline presentano dimensioni e materiali diversi.
Dopo la classificazione, ci siamo concentrati sulle cartoline relative alla zona geograficamente limitrofa al nostro paese, il territorio locale con cui i bambini sono abitualmente a contatto e che possono facilmente riconoscere. L’obiettivo didattico era appunto quello di far scoprire il territorio circostante e il suo cambiamento.
Con il prezioso aiuto del collezionista, ho selezionato alcune immagini di Santa Maria Hoè, a partire dal ‘900 fino alle più recenti, per proiettarle in classe; attraverso la ricerca visuale i bambini hanno analizzato le immagini e rilevato l’intervento dell’uomo e i cambiamenti dei luoghi familiari nel corso dei decenni.
Una riflessione sulla trasformazione del paesaggio?
Certamente, abbiamo infatti costruito una linea del tempo iconografica dove abbiamo incollato delle cartoline, appositamente create dai bambini, per marcare le trasformazioni del paesaggio. Per fare il punto sulle nozioni teoriche relative alle modalità di compilazione e di utilizzo delle cartoline, abbiamo poi creato un libretto riassuntivo. I bambini hanno così imparato a utilizzare anche l’oggetto, compilando gli spazi relativi a destinatario e indirizzo, nonché ad apporre il francobollo.
Come attività conclusiva, ho scattato foto dei posti familiari: la piazza, la pista ciclabile, il campo da calcio, i boschi e il ponte romano che costituisce un elemento storico. I bambini hanno scelto l’immagine che preferivano e ognuno ha costruito la propria cartolina con dedica a genitori o sorelle e fratelli, da spedire all’indirizzo di casa. Ricevere la cartolina è stato un risvolto pratico e anche affettivo di questo lavoro. Un approccio che Bicocca promuove, legato all’attività esperienziale vissuta in prima persona dai bambini che hanno risposto con grande entusiasmo.
Un lavoro interessante per i bambini che hanno anche imparato una forma di comunicazione diversa da quelle attuali. Tu quali risultati hai ricavato dal complesso di questa attività?
In un momento storico come questo, in cui tutti noi, bambini compresi, siamo soggetti a un continuo bombardamento visuale, è facile oggi perdere la capacità e la pazienza di osservare. Dare una nuova vita alle cartoline, leggendole e osservandole, è servito anche per esercitare lo sguardo non solo a guardare ma a soffermarsi con una modalità maggiormente riflessiva, allenandosi all’analisi dell’immagine. Questo era uno degli obiettivi del progetto di tesi.
L’attività condotta è stata frutto di una felice ed efficace collaborazione tra i tutor dell’Ateneo e della scuola primaria, e ovviamente Alessio Fumagalli, grazie al quale ho conosciuto meglio il mondo del collezionismo, anch’esso fortemente caratterizzato da grande supporto e condivisione tra i vari appassionati.
Ad Alessio Fumagalli abbiamo chiesto di parlarci della sua passione per le cartoline: cosa rappresentano?
Le cartoline per me sono tutto, dopo aver avuto seri problemi di salute è grazie ad esse che posso viaggiare, vedere luoghi e culture diverse, di tutto il mondo. La passione di collezionare cartoline è con me fin da quando ero piccolo e non mi ha mai lasciato. Le cartoline possono essere definite un patrimonio per l’intera comunità, hanno un valore importante che unisce le persone. Proprio riguardo a ciò il mio sogno è aprire il museo di cartoline più grande del mondo, in modo che tutte le persone che mi hanno inviato e regalato le loro cartoline le possano rivedere, perché sono ancora loro. Da qui nasce un sincero ed enorme grazie a tutte le persone che mi hanno donato le cartoline: è come se mi avessero dato un pezzo della loro vita, infatti di tutta la mia collezione io ne ho comprate solo 110.