Abitanti non umani, cosa succede in città? - Bnews Abitanti non umani, cosa succede in città?

Abitanti non umani, cosa succede in città?

Abitanti non umani, cosa succede in città?
Pappagalli in città

Intorno a noi vivono in libertà animali che hanno dimostrato di sapersi agilmente adattare ai contesti antropici, scegliendoli sia come luoghi dove periodicamente migrare, sia come dimore permanenti. La città offre condizioni favorevoli alla riproduzione, rifugi e cibo.

Facilmente identificabili dal colore verde chiaro, i pappagalli parrocchetti sono vivaci animali sociali. Originari dell’Asia e del Sud America hanno stabilmente eletto i parchi cittadini a loro congeniale habitat già da svariati anni, diventando una figura familiare per adulti e bambini.

Dalle webcam di Regione Lombardia possiamo tornare ad ammirare i falchi pellegrini del Pirellone, sul bordo del grattacielo mentre scrutano dall’alto la zona di caccia, il cielo sopra Milano, o intenti a sistemare i ciottoli del sito di nidificazione.

L’elenco potrebbe continuare: conigli, scoiattoli, insetti… Per prevenire disagi e problemi di convivenza, le amministrazioni locali, come il Comune di Milano, diffondono policy di comportamento che includono il divieto di dare da mangiare agli animali selvatici, pratica che contribuisce ad aumentarne pericolosamente il numero. Si raccomandano acquisti e adozioni ragionate e responsabili, per evitare il rilascio di esemplari che si rivelano di difficile gestione in appartamento. A tal proposito si citano sovente le tartarughe: richiedono un impegno serio per la longevità e le dimensioni considerevoli che possono raggiungere.

Ricordato che tante specie non sopravvivono dopo l’abbandono, le tipologie più forti resistono, creandosi una propria nicchia ecologica con esiti non sempre prevedibili. Le temperature meno rigide favoriscono il fenomeno.

Per ampliare spunti e prospettiva, ci confrontiamo con Massimiliano Fantò, dottorando di Scienze Marine, Tecnologie e Gestione di Milano-Bicocca, che nell’ambito dell'AnthroDay 2023 - Milano fuori di sè, durante il convegno di apertura “Gli abitanti non umani delle città”, ha tenuto un intervento intitolato Presenze aliene in città: lo spazio urbano dal punto di vista di una nutria e il 18 febbraio propone con Samuele Venturini, biologo e ricercatore, una passeggiata al Parco Bergamella di Sesto San Giovanni a tema Incontri multispecie in una città more-than-human.

Massimiliano, il tuo percorso in Bicocca incuriosisce: antropologo e dottorando in Scienze Marine, Tecnologie e Gestione. Molto più che in passato, la formazione universitaria può essere personalizzata in base alle inclinazioni dallo studente, intersecando competenze ibride. Tra triennale, magistrale e post-laurea sei riuscito a coniugare diverse passioni?

Esattamente. Dopo la laurea in Antropologia, ho iniziato il dottorato spinto da un interesse profondo per la dimensione sociale, cultuale e politica della biodiversità e della diffusione di specie invasive. Ritengo che l’antropologo possa offrire un utile contributo, complementare a quello del biologo.

Lo spazio urbano dal punto di vista di una nutria. Raccontaci perché.

È sempre importante risalire alle cause dei fenomeni che si vogliono capire e affrontare. La nutria è un caso esemplificativo. Il Myocastor coypus è un erbivoro, proveniente dal Sud America, che predilige le zone acquitrinose. Fu importato nel 1928 in Italia per il commercio della pelliccia. Con il declino dell’attività, gli animali sono stati liberati in un habitat privo di predatori, comunque diverso dall’originale, e che si è rivelato ottimale. La proliferazione ha riguardato più regioni, raggiungendo anche realtà urbane. Nella mia ricerca ho analizzato una serie di casi concreti, tutti interessanti poiché restituiscono sfaccettature differenti della percezione di questo animale da parte dell’umano.

Presenze aliene in città. L’apparizione di animali che consideriamo “lontani” provoca emozioni altalenanti: ci affascinano, altre volte invece ci sorprendono o ci fanno paura. Col tempo e in alcune circostanze, sviluppiamo abitudine.

Tendiamo a vedere i nostri centri abitati in spiccata contrapposizione con quella sfera naturale che non ci risulta controllata o comunque gestita. Si tratta di una griglia interpretativa con cui siamo abituati ad orientarci e a leggere il contesto metropolitano. Quando la netta dicotomia si rompe, possiamo sentirci spaesati. Questi incontri inconsueti ci costringono a riflettere su cause ed effetti. Non solo, hanno la capacità di aprire uno spazio di immaginazione verso nuove possibilità, proiettandoci in potenziali scenari, spingendoci a ipotizzare soluzioni innovative, a formulare modelli previsionali, ad interrogarci sugli equilibri che ci circondano. Gli scienziati sono chiamati a cercare strumenti adeguati ad affrontare le criticità ambientali della contemporaneità.

La città, un ambiente tutt’altro che statico? In continuo riassetto non solo sotto il profilo sociale o architettonico ma anche faunistico?

L’espansione dell’urbanizzazione sottrae aree sostanziose ad altre varietà che semplicemente si adattano alla nuova realtà. Del resto, il comportamento umano è spesso incoerente, ci stupiamo delle conseguenze delle nostre stesse azioni: ad esempio i rifiuti cittadini costituiscono una comoda fonte di approvvigionamento alimentare che attira visitatori indesiderati.

La coesistenza territoriale è una questione trasversale a tanti paesi e si manifesta di volta in volta in forme differenti, più o meno problematiche, secondo le peculiarità locali. Il tessuto urbano mostra di fatto, anche inaspettatamente, una certa capacità inclusiva in presenza di determinate condizioni; in generale è un contesto sottoposto a sollecitazioni e forze contrastanti che ne fanno un sistema altamente complesso, inevitabilmente ricco di connessioni tra i suoi vari elementi.