La Giornata Mondiale della Sicurezza Alimentare è stata istituita dall’ONU nel 2019, con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e stakeholder sulla necessità di garantire sempre la sicurezza del cibo in tutte le fasi della catena alimentare. Dalla produzione al consumo.
Abbiamo incontrato con l’occasione il professor Massimo Labra, del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze, Direttore del centro di ricerca Best4Food ed esperto di identificazione e tracciabilità agroalimentare.
Professor Labra, che cosa si intende esattamente con l’espressione sicurezza alimentare?
La sicurezza alimentare è quell’insieme di regolamenti e tecnologie necessarie per garantire la qualità e l’igiene degli alimenti. Questo concetto si traduce nel termine inglese food safety. Da non confondere con la food security che si riferisce invece agli aspetti più etici, economici e sociali legati all’accesso universale al cibo in qualità e quantità adeguata.
Quali sono le nuove frontiere della sicurezza alimentare?
Ci sono due temi principali. Il primo è l’identificazione di nuove risorse alimentari. Recentemente hanno fatto molto discutere gli insetti come fonte di proteine. Molte ricerche si dirigono tuttavia verso risorse vegetali come le alghe, nuove piante, ma anche matrici vegetali di scarto che possono contenere molecole e composti bioattivi, da usare come integratori della dieta.
L’altro tema è sicuramente la tecnologia che permette il controllo della sicurezza alimentare in tutte le fasi della filiera (from field to fork) adottando sistemi di blockchain, analisi di identificazione delle materie prime basati su DNA e packaging intelligenti capaci di prevenire contaminazioni, individuare patogeni e preservare gli alimenti in modo più sicuro.
Che cosa sta facendo l’Università di Milano Bicocca in termini di ricerca su questo tema?
Il nostro Ateneo si sta concentrando su alcuni temi chiave. Il primo riguarda la malnutrizione, soprattutto di fase, di popolazioni fragili come i bambini e gli anziani che sono i più soggetti alle carenze micronutrizionali, con conseguenze sul loro stato di salute.
Nell’ambito del progetto ON FOODS (partenariato di ricerca del PNRR) il gruppo guidato dal prof. Campone sta sviluppando nuovi alimenti più adatti alle diverse fasce di età. Elemento centrale di questi nuovi prodotti sono anche i cosiddetti metaboliti secondari ovvero composti vegetali che possono aiutarci a contrastare l’insorgenza di malattie.
Un secondo tema riguarda l’individuazione di materie prime adatte ai cambiamenti climatici in atto. La ricerca, sviluppata dal mio gruppo con il prof. Grassi e il Dr. Panzeri, è rivolta a studiare il fagiolo dall’occhio africano come specie particolarmente resistente alla siccità, poco esigente in termini di coltivazione e soprattutto ricca di proteine e sostanze con potenziale azione anti-cancro.
Infine c’è il tema della valorizzazione delle eccedenze e degli scarti. In quest’ambito la dr.ssa Bruni sta portando avanti da diverso tempo un bellissimo progetto in Sud America dedicato alle ciliegie del caffè, ovvero la polpa del frutto del caffè che normalmente viene sprecata. Le sostanze bioattive vengono estratte ed utilizzate per realizzare integratori e cosmetici.
Rimanendo sempre sul tema degli scarti agroalimentari, il gruppo di ricerca guidato dalla prof.ssa Branduardi sta lavorando invece sugli approcci biotecnologici, in grado di dare una seconda vita a molte matrici di scarto destinate a termovalorizzatori.
Quale può essere, in questo processo, il nostro compito come consumatori?
Penso che gli ingredienti chiave per contrastare la malnutrizione e promuovere la sicurezza alimentare per un consumatore siano:
- sviluppare un’adeguata visione critica di ciò che si mangia. Non limitarsi a quanto sentiamo nelle pubblicità ma leggere le etichette e informarsi meglio su quello che arriva sulle nostre tavole;
- acquistare il giusto e non sprecare. Ancora oggi nel nostro Paese le eccedenze e gli sprechi alimentari hanno valori troppo alti;
- rispettare la stagionalità e cercare prodotti locali. Questo, da un lato ci garantisce di consumare alimenti frutto di una filiera più corta e spesso più sicura e controllata, e dall’altro di ridurre l’impatto dei trasporti alimentari a livello planetario.