Negli ultimi anni, causa anche la pandemia, gli acquisti in rete sono aumentati e purtroppo, parallelamente, sono aumentati anche il numero di tentativi di frodi e truffe messe in atto nei confronti di risparmiatori e investitori di qualsiasi fascia di età. Non solo anziani, a cui sono state dedicate specifiche ricerche e campagne di comunicazione sociale, ma spesso anche i più giovani.
A Emanuela Rinaldi, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi del DISEADE - Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l'Economia e autrice della ricerca “Navigare nella finanza post Covid-19: le conoscenze dei giovani su truffe e frodi" abbiamo chiesto qualche consiglio pratico per effettuare operazioni economiche online e offline, in sicurezza.
Professoressa, la sua ricerca "Navigare nella finanza post Covid-19: le conoscenze dei giovani su truffe e frodi" cosa ha rilevato, in sintesi?
In primo luogo, la ricerca ha messo in evidenza che tra i giovani di 18-30 anni, seppure la maggioranza mostri conoscenze abbastanza buone in termini di strumenti per difendersi da frodi e truffe sulla rete o nei servizi bancari, circa il 25 per cento mostra un totale “analfabetismo” su queste tematiche.
Ad esempio, 1 su 4 non sa che il simbolo “lucchetto” nell’U.R.L. di un sito web indica che l’affidabilità del sito è verificata da un sistema di certificazione terzo, e 1 su 5 circa non sa che quando si fa un acquisto con carta di credito su un sito internet che poi si rivela fraudolento, la banca non è obbligata a risarcirti.
Anche rispetto alle credenziali da fornire alla banca una percentuale simile pensa di dover dare tutte le proprie credenziali all’operatore della banca nel caso di perdita bancomat o operazioni sospette, e il 25 per cento ammette di non sapere se è corretto, o meno, dare tutte le proprie credenziali alla banca per bloccare le proprie carte. La verità è che non bisogna mai dare tutte le proprie credenziali all’operatore telefonico!
E ancora, parlando di difesa dei risparmiatori: il 75 per cento non sa che il questionario MIFid, uno strumento voluto dall’Unione Europea, è uno strumento di tutela del risparmiatore e va compilato in modo veritiero rispetto alle proprie conoscenze e obiettivi. Questo dato è indicativo di come la cultura generale sulla normativa di tutela dei risparmiatori, anche tra i giovani in Italia, sia piuttosto scarsa.
Visti questi esiti, quali consigli darebbe ai ragazzi che operano in rete, per farlo in sicurezza?
In sintesi, i principali consigli che darei sono:
- A fronte di telefonate sospette in cui l’operatore ci chiede tutte le credenziali (sottolineiamo: tutte, non solo una parte), è meglio chiudere la telefonata e chiamare in prima persona il call center della propria banca e chiedere chiarimenti o, se proprio non è possibile chiamare, mandare una email per segnalare il problema. Meglio mettere qualcuno in copia-conoscenza, quando mandate la email, a “testimonianza” del fatto che l’avete realmente spedita;
- “Più guadagni più rischi”: questo fa parte dei 5 consigli fondamentali del Comitato Nazionale di Educazione Finanziaria (https://www.quellocheconta.gov.it/it/5-consigli/). Significa che più qualcuno ti prospetta un guadagno alto utilizzando il tuo capitale, e più è possibile che tu stia rischiando di perdere parte o tutto il tuo capitale;
- State attenti quando usate il bancomat o la carta di credito: coprite il pin quando lo digitate, anche se vi sembra “ridicolo”, perché tante truffe non avvengono solo online ma anche alla vecchia maniera: prendendo nota del vostro PIN e poi rubando la carta.
- Non utilizzate la vostra carta di credito su siti web che vi sembrano poco affidabili: controllate che nell’url sia presente il simbolo del “lucchetto”, leggete le recensioni e referenze online su siti terzi e soprattutto, se avete ancora dubbi, chiamate il numero dell’ufficio o del negozio a cui si appoggia il sito per verificare che quel negozio esista davvero;
- Attivate i servizi di notifica gratuiti per le spese: vi aiuteranno a tenere sotto controllo le uscite dai vostri conti.
Per ulteriori consigli, consiglio inoltre di guardare la sezione” Occhio alle truffe” di Banca di Italia oppure i materiali del nostro ultimo workshop sulle frodi dove abbiam coinvolto anche rappresentanti di Fondazione Deutsche Bank Italia che si occupano proprio di questi temi.
Dal punto di vista dell'educazione finanziaria, c'è ancora molto da fare quindi. Quali secondo lei, sono gli interventi più urgenti e da parte di chi?
Il numero delle iniziative di educazione finanziaria negli ultimi anni in Italia è aumentato molto, ma ciò non vale per le competenze finanziarie degli italiani. Secondo le raccomandazione del comitato scientifico dell’Osservatorio Nazionale di Educazione Economico finanziaria (ONEEF), che dirigo presso l’ Università di Milano-Bicocca, gli interventi più urgenti sono quelli sul potenziamento delle conoscenze di base dell’economia (l’inflazione, la pianificazione, la diversificazione) ma anche sulle capacità di rispondere a uno shock finanziario, capacità che è uno dei pilastri-base del benessere finanziario di una persona. Ne abbiamo vissuti parecchi, di shock finanziari, sfortunatamente, negli ultimi anni (pandemia da COVID-19 con conseguenti perdite di lavoro, alluvioni, terremoti) e bisogna essere preparati anche a questo tipo di evenienza. Certo, non è solo compito del singolo ma anche dello Stato trovare soluzioni. Infine: nella progettazione dei percorsi - che siano a scuola, sul luogo di lavoro, nelle associazioni di categoria - è fondamentale partire dai bisogni delle persone, in base a età, genere, professione, più che dalle “nozioni utili definite a tavolino dagli esperti”.
Su questo, il contributo degli operatori che lavorano allo sportello delle banche, in tribunale, presso l’Agenzia delle Entrate o presso le società di assicurazione, può essere fondamentale.