“Rompiamo le scatole alla guerra”, Piazza dell’Ateneo Nuovo pronta a parlare la lingua della pace - Bnews “Rompiamo le scatole alla guerra”, Piazza dell’Ateneo Nuovo pronta a parlare la lingua della pace

“Rompiamo le scatole alla guerra”, Piazza dell’Ateneo Nuovo pronta a parlare la lingua della pace

“Rompiamo le scatole alla guerra”, Piazza dell’Ateneo Nuovo pronta a parlare la lingua della pace
U6.jpg

Quando la creatività e l’immaginazione di tante persone, accomunate dalla volontà di riflettere e impegnarsi su un tema di interesse collettivo, si incontrano in un luogo aperto della città nascono le azioni partecipate. Ma quali sono le regole del gioco, in grado di far agire all’unisono tanti partecipanti?
Lo abbiamo chiesto alla professoressa Monica Guerra, docente di Pedagogia generale e sociale del dipartimento di Scienze umane per la formazione “R.Massa” dell’Università Bicocca, che insieme agli studenti del corso di laurea magistrale in Scienze pedagogiche ci dà appuntamento per mercoledì 18 maggio con “Rompiamo le scatole alla guerra”.

Professoressa Guerra, cos'è un'azione partecipata?

Le azioni partecipate in spazi pubblici sono azioni, perlopiù a carattere temporaneo, che trovano posto in luoghi aperti e facilmente accessibili delle città. Nonostante l’estrema eterogeneità di queste proposte, una caratteristica comune è l’intento di invitare a riflettere collettivamente su un tema connesso con un luogo, un gruppo di persone, un momento specifico. Chi sceglie di partecipare viene coinvolto contribuendo con un pensiero, ma anche con un atto concreto, per creare un’installazione comune, in una sorta di contagio positivo di pensieri e di impegno. L’obiettivo, in sintesi, è di portare l’attenzione su una questione di interesse comune e di attivare riflessioni condivise e propositive.

Come nascono queste esperienze e quali sono quelle più note?

Si tratta di esperienze, presenti da tempo nel mondo dell’arte come in quello del sociale, che negli ultimi anni si sono sempre più diffuse, sia a livello internazionale che nazionale. Nel nostro Paese, un esempio illustre può essere considerato “Legarsi alla montagna”, realizzata dell’artista Maria Lai nel 1981 nel suo paese d’origine, il Comune di Ulassai in Sardegna. Con questo intervento, oggi considerato un’opera d’arte collettiva, l’artista intese lavorare sui legami sia tra le persone che con il territorio d’appartenenza coinvolgendo gli abitanti in un’azione che consisteva nel legare le case tra loro attraverso 26 chilometri di nastro di tela.
Prima e dopo se ne possono trovare ovunque, in Italia e nel mondo, piccole o grandissime. Anche nel nostro Ateneo ne abbiamo realizzate alcune, come la performance partecipata “Trame di memoria” curata dal duo Ravani & Urrazza o l’azione “Autoritratto con Quartiere”, dedicata proprio al territorio di Bicocca.
Con la collega Lola Ottolini, ricercatrice del dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, svolgiamo da alcuni anni una ricerca volta a raccogliere e studiare queste esperienze e ne abbiamo individuate davvero tante, estremamente differenti l’una dall’altra, raccontandole anche nel libro “In strada”, edito da Corraini nel 2020.

Quali sono le regole del gioco?

Le “regole” variano da azione ad azione, perché ognuna può essere promossa da singoli, gruppi o collettivi, da esperti o da appassionati. In generale, è prevista una “call to action”, una chiamata all’azione da parte di chi la organizza, che chiede di trovarsi in un determinato luogo e in un determinato tempo per portare un contributo individuale ad un progetto, per quanto temporaneo, comune. Modi, tempi, linguaggi possono essere molto eterogenei, con grande spazio alla creatività e all’immaginazione.
Anche per questo, nel libro “In strada”, ogni azione è presentata a partire da chi la ha realizzata, dalla sua storia e dalle sue motivazioni, ma poi è descritta attraverso i materiali che occorrono e le fasi che la compongono e si conclude con buone ragioni per conoscerla e magari impegnarsi a realizzarla.

Come è nata l’idea per l’azione partecipata “Rompiamo le scatole alla guerra”?

Qui passo la parola alle studentesse e agli studenti del primo anno del Corso di laurea magistrale in Scienze pedagogiche, che hanno progettato l’azione.

Rompiamo le scatole alla guerra.png

L’azione partecipata “Rompiamo le scatole alla guerra” nasce a seguito del Convegno diffuso “Parlare di guerra per costruire la pace”, organizzato da docenti del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”. A partire dalla suggestione metodologica sulle azioni partecipate come strumenti per discutere di temi sensibili presentata dalla professoressa Guerra, un gruppo di noi studenti e studentesse si è riunito per condividere il desiderio e la necessità di lavorare alla costruzione e alla diffusione di nuove parole di pace con un’azione collettiva che potesse dar voce a tutti gli interessati a partecipare. La nostra speranza è che le persone che attraverseranno quel giorno Piazza dell’Ateneo Nuovo possano interagire con lo spazio dandogli nuovi significati, contribuendo ad una riflessione su un tema complesso come quello della guerra attraverso la decostruzione di parole di guerra per costruire parole di pace.