Maria E. Ravasio si aggiudica il premio per la miglior tesi di dottorato in Astrofisica - Bnews Maria E. Ravasio si aggiudica il premio per la miglior tesi di dottorato in Astrofisica

Maria E. Ravasio si aggiudica il premio per la miglior tesi di dottorato in Astrofisica

Maria E. Ravasio si aggiudica il premio per la miglior tesi di dottorato in Astrofisica
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È Maria Edvige Ravasio, astrofisica con formazione "100 per cento" Bicocca, la vincitrice del premio "Pietro Tacchini" 2022 , istituito dalla SAIT- Società astronomica italiana, per la miglior tesi di dottorato di ricerca. La notizia del prestigioso riconoscimento, ottenuto grazie allo studio dal titolo “New insights into the physics of Gamma Ray Burst prompt emission”, l’ha raggiunta mentre sta lavorando in Olanda come ricercatrice presso la Radboud University.

Ci parli dell’argomento della tua ricerca di tesi, vincitrice del premio?

Durante il mio dottorato mi sono occupata di studiare un particolare esempio di eventi transienti, cioè che compaiono e scompaiono velocemente nel cielo: i GRBs, o lampi di raggi gamma. Si tratta delle esplosioni transienti più potenti nell’Universo (dopo il Big Bang) di cui rimane ancora molto da capire, nonostante si conoscano da più di 40 anni. Sappiamo che sono legati alla fine della vita delle stelle, quando la nascita di un buco nero, con le giuste condizioni, lancia un getto di materia a velocità elevatissime, molto vicine alla velocità della luce. Sono eventi complessi, in cui la Natura dà il meglio di sè, rilascia tantissima energia in pochissimo tempo, e capire i processi alla base di questa emissione non è facile. La mia tesi va ad inserirsi nel processo di comprensione di questa intensa radiazione gamma. Dopo anni di dibattito nella comunità scientifica, abbiamo finalmente aperto uno spiraglio di soluzione, trovando prove dell'accordo tra un modello teorico e le osservazioni. Questo ci permette di scoprire preziose informazioni sui parametri fisici in gioco e finalmente capire i processi alla base di questi eventi estremi.

Una formazione tutta “made in Bicocca” la tua..

Sì, mi sono iscritta alla laurea triennale di Fisica in Bicocca, perchè sapevo che mi avrebbe dato le basi necessarie per poi fare Astrofisica e Fisica dello spazio, il corso di laurea magistrale che ho frequentato, sempre in Bicocca. Mi sono trovata a contatto con dei professori molto esperti nei rispettivi campi, che mi hanno permesso di studiare varie aree dell'Astrofisica. Ciò che ho trovato davvero utile in Bicocca è stato il collegamento stretto con i ricercatori all'osservatorio di Brera, in particolare la sezione di Merate. Lì è dove ho svolto principalmente il mio dottorato in Fisica e Astronomia, che è il primo passo nel mondo della ricerca.

Ora di cosa ti occupi?

Ho un assegno di ricerca postdoc in Olanda e continuo a studiare eventi transienti, ma diversi dai GRBs. In particolare mi occupo di transienti “nuovi”, visibili nei raggi X, di cui ancora si deve scoprire molto: dove avvengono precisamente, la galassia che li ospita, la distanza e quindi di fatto l'energetica e l'origine è ancora sconosciuta. Si pensa che possano avere un legame anche loro con la fase finale della vita delle stelle e potrebbero essere dei segnali rilevabili in associazione alle onde gravitazionali, giocando quindi un ruolo fondamentale nel futuro dell'astronomia multimessaggera.

Un tuffo nel passato: quando è nata la passione per lo studio delle stelle?

A differenza di tante/i colleghe/i, non ho avuto questa passione sin da piccola, anzi, ho pensato a molti lavori diversi prima di questo. Ma quando al liceo ho iniziato a studiare fisica e astronomia, mi sono appassionata molto e ho capito che lo studio dell'universo era quello che mi piaceva e sarebbe stato il sogno che avrei rimpianto se non avessi provato a inseguirlo. Alcuni concetti sono complicati, non nego che si faccia fatica, ma quando si capiscono, si prova una sensazione bellissima, che è puro piacere. E come ogni cosa bella, se ne vuole sempre di più. Ecco, io sono ancora in quel circolo virtuoso!

Uno sguardo al futuro: qual è il tuo sogno da scienziata, ora?

Per quanto riguarda la parte scientifica, continuare ad approfondire lo studio degli eventi transienti è sicuramente l'opzione principale, ma il bello della ricerca è che non sai precisamente quello che andrai a scoprire, dipende molto da te e dalle tecnologie che si hanno a disposizione. L'importante è rimanere curiosi ed essere pronti a cogliere e interpretare i diversi segnali dall'Universo. Vorrei continuare a inseguire la mia passione per lo studio dell'Universo e poter aggiungere anche solo un pezzetto in più al grande puzzle della conoscenza. In termini più concreti, a costo di sembrare cinica, risponderei anche che vorrei continuare a fare questo lavoro, che non è banale, perchè ci sono tanti problemi che ancora affliggono il campo della ricerca, dal precariato alla disparità di genere.

Allargare la rete di collaborazioni è fondamentale per fare scienza, che ormai è sempre più uno sforzo corale piuttosto che la scoperta di un singolo individuo; l'esperienza all'estero serve sicuramente a questo, a crescere a livello professionale, seguendo più linee di ricerca, lavorando con persone diverse e imparando metodi nuovi. Anche il lato di crescita personale è importante, conosci persone di culture diverse e vivi in un ambiente totalmente differente da quello a cui sei abituata.

Cosa consiglieresti a una giovane studentessa, aspirante matricola?

Se c'è l'interesse a fare questo percorso di studi, io consiglio vivamente di farlo: è un percorso meraviglioso che ti insegna tanto, sia a livello scientifico che umano. Ovviamente serve molta passione, perchè gli ostacoli ci sono e non si superano senza la passione e lo studio intenso.

Però credo che siamo davvero in un momento d'oro per l'astrofisica, stiamo aprendo nuove finestre sull'Universo e quasi ogni anno c'è una scoperta sensazionale che ci fa fare enormi passi in avanti nella comprensione di quello che c'è là fuori (vedi le onde gravitazionali o le prime foto di buchi neri o le foto appena rilasciate dal James Webb telescope). Insomma, quale momento storico migliore per iscriversi ad astrofisica?