“La condivisione dei dati renderà la ricerca in grado di rispondere alle grandi sfide scientifiche del nostro tempo: dal Covid-19 al cambiamento climatico”. Così la professoressa Marialuisa Lavitrano, in occasione della sua recente elezione a Direttore con mandato triennale nel primo organo direttivo della EOSC Association (insieme alla francese Suzanne Dumouchel - CNRS e al tedesco Klaus Tochtermann - ZBV), spiega l’importanza della scienza aperta.
L’Associazione lavorerà allo sviluppo e al coordinamento dell’European Open Science Cloud, l’iniziativa voluta dalla Commissione Europea per integrare le Infrastrutture di Ricerca europee e favorire l'accesso a grandi quantità di dati della ricerca e a servizi avanzati. La EOSC Association, riunisce Università, enti di ricerca, agenzie di finanziamento e infrastrutture di ricerca e rappresenta uno dei tasselli fondamentali per la co-progettazione e la realizzazione di EOSC.
Professoressa, quale compito la aspetta per i prossimi tre anni?
L’Associazione definirà l’agenda strategica per la realizzazione della Open Science Cloud nei sette anni del prossimo programma quadro Horizon Europe per la Ricerca e l’Innovazione e orchestrerà la sua realizzazione. Il nostro obiettivo sarà realizzare la visione di un European Research Data Commons, in cui i dati della ricerca siano reperibili, accessibili, interoperabili e riutilizzabili (FAIR) oltre i confini e le discipline scientifiche, con l’obiettivo di rendere più efficienti, inclusivi e trasparenti i processi scientifici e migliorare il ritorno dell'investimento nella ricerca.
Perché è importante favorire la scienza aperta?
La pandemia che stiamo vivendo ha dimostrato in modo drammatico la necessità di una condivisione più ampia, trasparente, tempestiva e transnazionale dei dati della ricerca per trovare risposte alle sfide poste dall’epidemia. L'emergenza COVID-19 non è l'eccezione, ma solo un'ulteriore conferma delle grandi sfide scientifiche globali del nostro tempo e di quelle future, dal cambiamento climatico alla lotta a malattie come il cancro o l’Alzheimer alla sicurezza energetica e alimentare.
In che modo l’Eosc intende raccogliere queste sfide?
EOSC (European Open Science Cloud) promuove la fondamentale importanza della scienza aperta non solo per i ricercatori, ma per l’intera società. L’enorme quantità di dati - senza precedenti - a disposizione dei ricercatori, unita ai recenti sviluppi dell’informatica e in particolare del machine learning, offre infatti la possibilità di affrontare problemi scientifici con elevato livello di complessità e quindi di affrontare le sfide del millennio in modo più trasparente, partecipato e affidabile di prima anche coinvolgendo la società.Tuttavia, questa straordinaria possibilità resterà teorica finché il pieno potenziale della Scienza Aperta non sarà raggiunto e questo può essere fatto solo attraverso uno sforzo congiunto a livello Europeo, un efficace networking e la collaborazione tra l’Accademia e le infrastrutture di ricerca che sono al centro dello sviluppo della strategia dell’Open Science & Open Innovation, essenziale per mantenere e far avanzare la posizione competitiva dell'Europa a livello globale, nonché posizionare l'Europa come partner privilegiato per collaborazioni su scala internazionale.
A che punto siamo in Italia e in Europa rispetto alla libera circolazione dei risultati della scienza?
L’Europa con iniziativa EOSC sta realizzando una piattaforma che, attraverso la federazione delle infrastrutture di dati esistenti e future, fornirà a ricercatori, innovatori, imprese e cittadini europei un ambiente con servizi aperti per la gestione, l’analisi e il riuso dei dati della ricerca, interessando tutte le discipline.
In Italia, si è costituita ICDI (Italian Computing and Data Infrastructure) che riunisce le Infrastrutture di Ricerca e Digitali, e gli Enti Pubblici di Ricerca e ha il ruolo di rappresentanza nazionale - tramite GARR. ICDI è uno dei quattro enti fondatori della EOSC Association e può quindi essere considerato il punto di contatto per il coordinamento della partecipazione italiana alle iniziative di sviluppo dell'EOSC.
Cosa porterà delle sue precedenti esperienze in questo mandato?
Porterò la mia esperienza di scientist e manager che ho maturato in oltre 30 anni di attività accademica e di ricerca all’Università di Napoli, di Roma La Sapienza e dal 2001 all’Università di Milano-Bicocca e negli 8 anni di attività come Direttore di BBMRI.it, Negli anni ho avuto il privilegio di contribuire alla definizione di strategie, di politiche e di iniziative relative alle infrastrutture di ricerca e alle banche dati e sono stata quindi in grado non solo di confrontarmi con le preoccupazioni che circondano l'argomento, ma anche di lavorare a stretto contatto con i principali stakeholder e decisori politici sui temi legati alla raccolta e all'uso responsabile e corretto dei dati per il loro impiego nella medicina traslazionale. La mia esperienza mi ha portato alla forte convinzione che, affinché la Scienza aperta diventi la nuova normalità, sono necessari cambiamenti a livello della formazione, delle carriere e dell’impegno sociale. Dobbiamo progettare nuovi percorsi di carriera per i managers e gli operatori delle infrastrutture di ricerca, per i data managers e i data stewards. Abbiamo bisogno di curricula europei condivisi e di un cambiamento nel modo in cui sono valutati nell’accademia. Occorre istituire la figura professionale deldata scientist, e abbiamo anche bisogno di diffondere le competenze e la cultura della scienza dei dati non solo tra i ricercatori ma anche in altre figure: dai policy makers, ai docenti, alla cittadinanza in generale, al fine di creare una scienza veramente partecipata e supportata da tutta la società.
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Biografia
Le competenze e gli interessi scientifici della professoressa Marialuisa Lavitrano spaziano dalla Medicina Molecolare alla Bioetica, con particolare attenzione al Trasferimento Tecnologico in ambito accademico, dalla governance dell’Università, al management e all’Internazionalizzazione della Ricerca e dell’Alta Formazione.
Lavitrano ha ricoperto l’incarico di prorettore per l’internazionalizzazione (2006-2013) dell’Università di Milano-Bicocca, ha coordinato e gestito la partecipazione dell'Università a numerosi programmi europei e internazionali.
Come responsabile del Laboratorio di Medicina Molecolare dell’Ateneo, la professoressa ha maturato una pluriennale esperienza nello sviluppo e nella gestione di progetti di ricerca e sviluppo all'avanguardia attraverso un approccio multidisciplinare e traslazionale che prevede il trasferimento dei dati della ricerca nella pratica clinica anche attraverso collaborazioni internazionali essendo stata ed essendo coordinatore e responsabile di progetti finanziati dal MIUR, dal Ministero della Salute e dalla Unione Europea nell’ambito di FP6, FP7 e H2020.
Ha svolto attività di ricerca industriale e sviluppo precompetitivo nell’ambito dello spin off Bionsil S.r.l. di cui è stata presidente e direttore scientifico.
La professoressa Lavitrano ha collaborato, inoltre, con il Ministero della Salute (2008-2011) per promuovere e indirizzare la partecipazione italiana ai progetti di Infrastrutture di Ricerca nella Roadmap ESFRI, a progetti Eranet, e Joint Actions nel settore BioMedical Sciences. In questo ambito, ha sviluppato una solida conoscenza dei temi
della Scienza Aperta, compresa la tecnologia necessaria, il
rapporto costo-beneficio, le considerazioni etiche e legali, nonché gli aspetti di comunicazione e le iniziative di training pertinenti.
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