Da tempo la sua vita si divide tra i laboratori dell’Università e le immersioni nelle acque dell’Oceano Indiano, dove studia, tra le altre cose, le malattie dei coralli. A star lontano da casa è abituato. Ma stavolta il fatto di non sapere quando avrebbe rivisto i suoi cari, in Italia, in piena emergenza Coronavirus, ha fatto vacillare il suo spirito avventuriero. Simone Montano, ricercatore del dipartimento di Scienza dell’ambiente e della terra e del MaRHE center, rientrerà tra qualche giorno e nel frattempo ci racconta come sta andando la sua permanenza alle Maldive.
Quella di Simone è la prima di una serie di testimonianze da parte di docenti, personale, studenti che da diversi angoli del mondo guardano all’emergenza sanitaria italiana o assistono all’avanzata del Covid-19 in altri Paesi.
Simone, da quanto tempo sei alle Maldive?
Mi trovo alle Maldive dal 7 marzo, esattamente dal giorno in cui qui veniva attuato il divieto di ingresso degli italiani. La missione avrebbe dovuto avere una durata di circa tre settimane con il collega, il dottor Davide Seveso, di cui una passata su una crociera scientifica negli atolli sud delle Maldive, mentre le altre due al MaRHE center per coordinare e svolgere le attività del workshop sull’identificazione dei pesci tropicali. Tuttavia, il viaggio d’andata è iniziato subito con qualche segnale. Il divieto d’ingresso è stato emesso mentre facevo uno scalo di otto ore a Doha. Ho seguito la cronologia degli eventi in tempo reale grazie a dei colleghi maldiviani che mi tenevano aggiornato sui possibili sviluppi. Avevano appena individuato il primo positivo al Covid-19 su suolo maldiviano. Dopo circa cinque ore di scalo l’annuncio: divieto di entrata agli italiani dalle 23:59 del giorno 7 marzo. Ero ancora in tempo, perché sarei atterrato intorno alle 9 ora locale. Mentre era chiaro che il workshop con gli studenti doveva essere rimandato, io ce l’avrei fatta a fare almeno la crociera scientifica: ormai il biglietto l’avevo, così come i boarding pass, ci ho provato e mi sono imbarcato per il volo Doha-Malè
Quando sei partito, in Italia era già scoppiata l'emergenza. Una volta atterrato a quali misure di sicurezza sei stato sottoposto?
Sì, in Italia era già scoppiata l’emergenza, tuttavia non c’era in vigore ancora alcun vero decreto per regolare i contatti sociali, le uscite, i trasporti e il lavoro. Il tutto ha avuto un’escalation quotidiana proprio mentre eravamo in barca, dove ogni mattina la sveglia era scandita dalle dichiarazioni del Premier Conte e dalle nuove restrizioni che sempre di più mettevano ombra sul nostro ritorno.
Mentre nel transito in Qatar non sono stato sottoposto ad alcun controllo, una volta atterrati a Malè invece una scansione termica tramite telecamere specifiche hanno controllato che tutto andasse bene. Per quanto riguarda, l’Università, invece, siamo stati in contatto con il medico del lavoro, Michele Riva.
I tuoi impegni alle Maldive, dunque, sono cambiati?
Certamente, prima di tutto perché con l’attuazione del divieto di ingresso sul suolo maldiviano agli italiani era ormai tecnicamente impossibile poter svolgere alcuna attività.
Poi, visto il susseguirsi degli eventi, anche se fossimo riusciti a svolgere il workshop dei pesci, credo che sarebbe comunque stata l’ultima attività. Non potevamo rischiare né sulla salute dei nostri studenti, né su quella dei nostri amici maldiviani. Avevamo già comunque concordato che la salute degli abitanti di Magoodhoo veniva al primo posto e non ci potevamo permettere di essere la causa anche di un singolo contagio. Alla fine, tra le mille peripezie logistiche e burocratiche per poter rincuorare e assistere tutti gli studenti che purtroppo avevano dovuto rinunciare a un’esperienza paragonabile a un sogno che si realizza, le Maldive han deciso per noi: sono stati avvisati e nessuno è partito per il workshop. Ci siamo sentiti sollevati non poco, se posso essere sincero.
Il tuo volo di rientro è confermato?
Il mio ritorno è fissato per il 29 marzo, ma “confermato” è una parola che non voglio usare. Durante la settimana di crociera avrò cambiato almeno tre date per il rientro. Questo perché le compagnie aeree, causa emergenza o altro, continuamente cambiano gli operativi dei voli. Il tutto senza alcun preavviso o notifica a riguardo.
Gli abitanti delle Maldive come stanno reagendo?
Per quanto riguarda i maldiviani, ho avuto pochissimo contatti con loro. La percezione è quella di una certa apprensione. Sembra che abbiano chiuso le moschee, che qui significa tanto. Mi sento di dire che stanno però reagendo molto bene. Vuoi il blocco dei turisti e la conformazione dell’arcipelago stesso, ma non confermano casi da Covid-19 ormai da 10 giorni. Inoltre, l’Health Protection Agency adotta una strategia secondo me molto utile e che andrebbe copiata: quotidianamente manda a qualsiasi dispositivo mobile diversi sms, sia per aggiornare sui numeri dei contagi, sia per ricordare tutte le procedure da adottare per limitare i contagi. Dal lavarsi le mani, all’usare le mascherine fino al mantenere la distanza di sicurezza. Può sembrare superfluo, ma il fatto di ricevere decine di messaggi al giorno con queste indicazioni credo che aiuti molte persone a seguirle
Qual è l'atteggiamento della popolazione locale verso gli italiani?
L’atteggiamento verso gli italiani è splendido. Ho assistito a politici riferire in parlamento, in lingua italiana, su quanto la nostra presenza sia importantissima per il governo maldiviano. Non c’è una persona che non voglia che l’emergenza rientri presto e che gli italiani tornino a godere di questo paradiso.
I negozi e i servizi funzionano regolarmente?
Sì, i negozi lavorano ancora, ma credo che molti uffici stiano incominciando a chiudere e/o a permettere lo smart working, come nel resto del mondo
Come stai vivendo la lontananza dall'Italia in un momento così delicato?
Onestamente non benissimo. Mi ricordo ancora quando a Doha mio fratello e la mia compagna mi dicevano: “Ma che fai? Ma torna, dai, non vedi che le cose stanno peggiorando?”. Ho voluto rischiare, autoconvincendomi che in una settimana non sarebbe potuto succedere chissà che. E invece.
Sarei tornato anche prima se fossi riuscito a trovare un volo. Ci ho provato perché la sensazione che qualcosa poteva succedere l’avevo. Fortunatamente a casa tutto bene, ma se fosse stato il contrario forse me ne sarei pentito per tutta la vita. Non credo di voler riprovare in futuro la sensazione di non poter decidere quando rientrare. Sono ottimista, però, pochi giorni e finalmente riabbraccerò “metafisicamente” i miei cari.
Al rientro, come riorganizzerai le tue giornate?
Dopo 48 ore di viaggio, andrò diritto a casa a Fino Mornasco. Come ancora non lo so, ma ci arriverò. Dopo di che, credo che continuerò a lavorare alle mie ricerche anche da casa. Forse ammetto che qualche piccola ricetta culinaria la sperimenterò anche io in questo periodo. Ma per il resto spero di tornare alla normalità, lavorativamente parlando e non, al più presto.
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