Nel corso della conferenza stampa di mercoledì 9 Febbraio 2022 presso il Joint European Torus (JET), in Inghilterra, un gruppo di ricercatori del consorzio europeo Eurofusion e dell’inglese United Kingdom Atomic Energy Authority (UKAEA) ha annunciato un record mondiale: sono stati prodotti 59 MJ di energia per 5 secondi mediante un processo di fusione nucleare sulla Terra.
Il risultato rappresenta un incremento di energia di più del doppio rispetto al precedente record di poco più di venti anni fa, sempre ottenuto al JET, ed è la dimostrazione della capacità dell’uomo di controllare questo tipo di processi alle più alte prestazioni e per la massima durata della scarica resi possibili dalla tecnologia degli attuali dispositivi. Ma cosa è la fusione nucleare? È il processo che alimenta le stelle e fornisce energia all’Universo, a partire dalla sua nascita circa 14 miliardi di anni fa. In una stella la forza di gravità dovuta alla sua enorme massa comprime la materia al punto che, al suo interno, i nuclei si fondono, liberando una grandissima quantità di energia: la materia diventa un plasma ed è questo il processo che, ad esempio, rende così luminoso il nostro Sole.
Dalla seconda metà del secolo scorso, l’uomo ha intrapreso il lungo e ambizioso cammino volto a riprodurre, in maniera controllata, i processi di fusione sulla Terra. Nell’approccio più promettente, quello delle macchine tokamak, come il JET, la forza di gravità è sostituita da campi magnetici ad altissima intensità e che strizzano la materia, nuclei di idrogeno, fino a raggiungere, all’incirca, 150 milioni di gradi al centro. Ed è a queste temperature che, come nel Sole, il plasma inizia a fondere e a produrre energia. Si stima che il processo di fusione possa fornire energia sulla Terra per centinaia di migliaia di anni, senza emissione di anidride carbonica, in modo sicuro e senza produrre le scorie nucleari a lungo tempo di decadimento della “sorella”, e più nota, fissione nucleare. Il risultato del JET è la conferma che la strada intrapresa dall’Europa e da buona parte del mondo è quella giusta.
Ed è un viaggio che vede la prossima tappa nel dispositivo ITER, il più grande laboratorio mondiale sulla fusione nucleare attualmente in costruzione a Cadarache, nel sud della Francia. ITER, il cui inizio delle operazioni è previsto nel 2027, mostrerà che dalla fusione nucleare si può ottenere più energia rispetto a quella necessaria per mantenere la materia alle alte temperature richieste, generando una potenza di 500 MW per decine di minuti. E, dopo ITER, sarà la volta di DEMO, il dimostratore, ovvero la prima centrale a fusione nucleare con produzione netta di energia elettrica, attesa attorno al 2050. Ma è il risultato del JET a rappresentare le fondamenta di questo ambizioso percorso.
Ed ha una chiara firma meneghina. Non è infatti facile misurare le proprietà di un plasma tra cui, ad esempio, proprio quanta energia viene prodotta. Si può fare guardando la “luce dei nuclei”, cioè la radiazione nucleare che nasce dal cuore del plasma. È proprio in questo ambito che i ricercatori e le ricercatrici dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto per la Scienza e Tecnologia dei Plasmi di Milano hanno contribuito ai risultati del JET, misurando l’energia prodotta dai nuclei che fondono e contribuendo a coordinare alcuni degli esperimenti alla base del nuovo record mondiale.
E’ Milano il luogo in cui lavorano gli esperti mondiali della “luce dei nuclei”, una luce che diverrà sempre più intensa nel cammino che dal JET attraverserà ITER e DEMO. O, magari, il percorso passerà attraverso una delle altre recenti iniziative a capitale pubblico e privato che, con quel misto di entusiasmo, ambizione e, forse, un po’ di sana imprudenza di chi si avventura in un nuovo cammino, potrebbe accelerare il traguardo della prima centrale elettrica a fusione nucleare a prima del 2050. Il tempo dirà quale sarà stato il percorso più promettente. Ma sarà la “luce dei nuclei” la protagonista, qualunque strada si sarà rivelata la migliore, grazie anche ai ricercatori e ricercatrici milanesi che, oggi protagonisti dei risultati del JET, hanno ora il compito di formare, nelle aule delle università, le giovani generazioni e di trasferire la tecnologia dal laboratorio all’industria. E tutto questo, sì, avrà un colore sempre più meneghino.