Più attenzione per i viaggiatori ultra sessantenni, premiato uno studio sul rischio malaria - Bnews Più attenzione per i viaggiatori ultra sessantenni, premiato uno studio sul rischio malaria

Più attenzione per i viaggiatori ultra sessantenni, premiato uno studio sul rischio malaria

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Il tasso di letalità della malaria nelle persone anziane è dieci volte superiore rispetto a quello che si registra nei giovani, ma non in tutto il mondo sembra esserci la consapevolezza dei rischi che corrono gli ultra sessantenni che si recano nelle zone endemiche della malattia. Un team di ricercatori è andato ad analizzare gli studi pubblicati in materia su autorevoli riviste per capire sia le misure di prevenzione in uso, sia i comportamenti dei soggetti maggiormente a rischio. Il protocollo di ricerca adottato ha conseguito, nel 2019, l’International Society of Travel Medicine JTM Systematic Review Grant Award, un premio istituto dal Journal of Travel Medicine. Ora, concluso il lavoro e pubblicati i risultati, è arrivato un altro riconoscimento: il primo posto nella sezione Best Review Article del 2021 ISTM Journal of Travel Medicine Award. E di ciò che ha messo in evidenza lo studio ha tenuto conto anche la recente revisione fatta nel Regno Unito delle linee guida per chi si sposta verso aree a rischio.

«Abbiamo riscontrato che tra le persone anziane c’è una minore attenzione alle misure necessarie per prevenire i morsi di zanzara, causa di contagio», afferma Pietro Ferrara, che sta volgendo il dottorato in Sanità Pubblica all’Università di Milano-Bicocca. Non tutti gli studi esaminati, invece, sono concordi nel ritenere che esista una maggiore adesione alle misure di chemioprofilassi da parte degli anziani. Più in generale, è emerso che non ci sono differenze rilevanti, in base all’età, alla richiesta di assistenza sanitaria fornita prima del viaggio: segno, però, di una limitata attenzione ai problemi specifici non solo da parte dei diretti interessati, ma anche della comunità scientifica. «Fino ad una decina di anni fa erano rari i casi di persone che si recavano in zone endemiche, ora non è più così e, quindi, anche la medicina dei viaggi ne deve tener conto. L’obiettivo dovrebbe essere quello di coinvolgere non solo chi si reca in altri Paesi, ma tutti coloro che sono coinvolti nella filiera degli spostamenti: dalle imprese che mandano personale all’estero alle agenzie che organizzano viaggi perché solo in questo modo è possibile creare la necessaria consapevolezza».

Il problema, oltre la malaria, riguarda altre malattie come, ad esempio, la febbre gialla (per la quale la vaccinazione può essere rischiosa oltre una certa soglia d’età) o il mal di montagna, che colpisce tanto i giovani quanto gli anziani. In Italia c’è ancora molto da fare sotto questo aspetto. Eppure si tratterebbe di una sorta di investimento più che di una spesa, che eviterebbe ricadute sul Sistema sanitario perché, come spiega il dottor Ferrara, «di solito queste patologie si manifestano al rientro e, quindi, è il Paese di origine del viaggiatore a doversene far carico. E si tratta di malattie che richiedono cure costose».

L’evoluzione del costume, con l’aumento delle persone che si recano all’estero per motivi sia di lavoro che di svago, ha visto crescere l’importanza della medicina dei viaggi. «È una disciplina che richiede una attenzione costante e un continuo aggiornamento delle misure da adottare. Non ci si può più limitare – osserva Ferrara – a prendere in carico solo le persone che si recano in aree a rischio. La febbre gialla, ad esempio, ha mietuto vittime tra i turisti nelle grandi città del Brasile perché dal 2017 si sono registrate condizioni che hanno portato il problema anche in realtà come Brasilia e San Paolo».

Bisogna informare chi viaggia tanto sulla profilassi quanto su alcune misure prudenziali da adottare. E le pandemie ne sono la riprova. «I comportamenti dei viaggiatori sono determinanti per la diffusione dei virus e di altri patogeni. Lo avevamo già visto con la Sars e con la Mers. Occorre evitare contatti con animali che possono essere fonte di contagio, come i pipistrelli, gli animali selvatici o anche le zanzare e lo stesso discorso vale per le patologie che si trasmettono dagli animali agli esseri umani, ma non da uomo a uomo. Fare un’adeguata opera di prevenzione utilizzando tutti i possibili canali di informazione per arrivare a chi viaggia – conclude Ferrara – è una delle priorità di chi si occupa di sanità pubblica».