Abbiamo avuto il piacere di intervistare Nyco Ferrari, un talento emergente nel panorama musicale indipendente italiano. A solo un mese dalla sua partecipazione al Bicocca Music Festival, tra i protagonisti del concerto finale del 31 maggio, e pochi giorni dopo la sua vittoria a Musicultura 2024, Nyco condivide con noi il suo percorso e il profondo legame che ha con la musica.
Il 31 maggio scorso hai calcato per la prima volta il palcoscenico del Bicocca Music Festival. Come sei venuto a conoscenza del festival?
Sono venuto a conoscenza del Bicocca Music Festival grazie al mio compagno, che da ex studente del vostro Ateneo ha appreso dai canali social dell’open call rivolta appunto a studenti, ex studenti o a musicisti comunque vicini al mondo dell’Università. È stata una bellissima esperienza e tra le tante cose importanti che voglio sottolineare primeggia l’accoglienza molto calda e la preparazione dello staff, che dal personale interno fino al service ha dimostrato sin da subito competenza e massima disponibilità. Nonostante il maltempo di quei giorni, tutti i musicisti che si sono esibiti quella sera sono stati messi nella condizione ideale di suonare i propri pezzi anche nella sala del Centro Sarca, di fronte ad un pubblico molto attento e realmente interessato alla musica. È stata una vetrina importante.
Con il brano "Sono fatto così" sei stato uno dei vincitori della 35esima edizione di Musicultura, uno delle manifestazioni musicali più importanti del nostro Paese. Ci racconti questa tua esperienza?
Conoscendo il prestigio di Musicultura, quando mi è stato comunicato di essere stato scelto assieme ad altri sessanta finalisti ero emozionatissimo. Figuriamoci dopo aver saputo di essere passato alla finale, per non parlare della gioia di quando mi hanno comunicato, alla fine del processo di selezione, di essere uno dei vincitori! Sarò onesto, non conoscevo bene come funzionasse, tanto che all'inizio pensavo di presentarmi sul palco della prima audizione come solista in chitarra e voce. Fortunatamente ho subito capito il livello della qualità delle altre proposte e ho chiesto alla mia band di accompagnarmi. Devo ringraziare quindi Davide Ballanti alla chitarra, Davide Chioggia alla batteria ed Enrico Palmieri al basso e Stefano D'Angelo alle tastiere, perché non so se sarei arrivato fino alla fine senza di loro! La prima cosa che mi ha colpito dell'organizzazione è stata sin da subito l’accoglienza e l’attenzione che viene riservata agli artisti.
L’altro aspetto sorprendente della rassegna su cui non ci si potrà mai soffermare abbastanza, è quello dei luoghi magici in cui ci siamo esibiti. Non parlo solo di quella terra splendida che sono le Marche, con le sue colline, i suoi paesi medievali, i suoi paesaggi, i suoi sapori. Penso anche ai teatri delle esibizioni, il Teatro Lauro Rossi di Macerata, o quello della finale, trasmessa peraltro in diretta su Radio Uno: il teatro Persiani di Recanati, una piccola bomboniera di inestimabile bellezza. Il vero culmine del climax emotivo è arrivato però dopo ben un mese e dieci giorni dalla finale (un mese e dieci giorni di trepida attesa), quando ho ricevuto la notizia di essere uno dei vincitori. Da lì si sono susseguiti eventi ed incontri che porterò con me per tutta la vita: dalla presentazione dei vincitori del festival presso la sedi Rai di Roma, dove i vincitori si sono finalmente conosciuti tra di loro e si sono esibiti sul palco da dove sono passati nomi incredibili, Frank Sinatra, per dirne uno! L'intera avventura di Musicultura si è conclusa con la fatidica settimana degli eventi finali a Macerata durante la quale è stato tutto un crescendo dal punto di vista artistico e umano: dal primo concerto in piazza della Libertà, alla jam session con tutti gli altri vincitori della sera successiva, fino alle due indescrivibili esibizioni finali allo Sferisterio, una cornice unica, quasi surreale, in cui abbiamo dato davvero tutto e dove abbiamo avuto anche l’occasione di cantare con Paola Turci, qui in veste di presentatrice di questa edizione del festival assieme a Carolina di Domenico, sulle note di un brano di Lucio Dalla. Se volete vederla accendete la tv su Rai 2 il 15 luglio!
C'è stato un evento scatenante nella tua vita che ti ha portato alla decisione di fare musica?
Difficile parlare di evento scatenante perché ho cominciato a suonare la chitarra a tredici anni e il mio primo “grande palco” è stato a quattordici: l’oratorio (nda: ride). Un’emozione incredibile che ricordo ancora nitidamente. Sapevo comunque, già all’epoca, che il mio futuro sarebbe stato nel mondo della musica, anche se la decisione definitiva è arrivata parecchi anni dopo, una volta conseguita la laurea in Storia dell’Arte. A ventisei anni la decisione di fare il cantautore è una scommessa forte perché la necessità di emergere con la tua musica si trova a dover fare i conti con un mondo popolato da ragazzi e ragazze giovanissimi, spesso poco più che maggiorenni che sgomitano sfornando singoli in continuazione. Ma non è un aspetto che può fermare chi la musica la sente dentro. La storia della musica è piena di artisti che hanno tenuto duro finché le loro canzoni non hanno avuto voce, e poi se fosse questa l'unica motivazione che mi spinge a fare quello che faccio credo che avrei smesso da molto tempo. Al di là di tutto sento che il meglio deve ancora arrivare! E poi, potrei mai smettere di ricercare l'emozione di condividere qualcosa di così forte come le parole di una canzone?
Come nasce una tua canzone, dal punto di vista del processo compositivo?
In questo periodo della mia vita sento di essere molto fortunato perché le canzoni mi raggiungono anche nei momenti più improbabili, quando faccio sport o lavo i piatti, per dire. Il brano "Sono Fatto Così", ad esempio, è nato mentre contemplavo il mare seduto sugli scogli; la frase da cui poi si è sviluppata tutta la canzone e che in quel momento continuava ad accarezzare la mia mente come un mantra “non ti ho mai detto chi SONO…” mi ha condotto a completare la strofa con l’espressione “cosa giustifica il SUONO che faccio”, lavorando con l’assonanza “sono” “suono”. Da queste cellule compositive, ho solo pensato a mettermi a nudo di fronte ad un ipotetico ascoltatore, e la canzone si è scritta da sola. Altre canzoni hanno vita più dura, magari rimangono sepolte tra centinaia di vocali sul telefono fino a quando non le rispolveri e dai loro un nuovo senso!
Hai usato l'espressione Cantautore per definirti. C’è qualche artista in particolare, anche fuori dal mondo cantautorale, che ti ha ispirato?
Ti dirò, mi sono formato ascoltando artisti come Jeff Buckley e Jamie Cullum che quando ero più giovane ascoltavo in loop. Tra i generi che mi hanno influenzato maggiormente primeggia il jazz, su tutto e tutti John Coltrane, il cui grande classico I Love Supreme mi ha trasmesso il senso profondo della musica; non posso non citare, tra gli altri, anche Chet Baker e Ella Fitzgerald. Per quanto riguarda i suoni più contemporanei, c’è stato un momento della mia vita in cui sono stato letteralmente travolto dalle nuove frontiere del jazz e del soul, passando da Robert Glasper ai folli Hiautus Kaiyote. Per quanto riguarda le sonorità italiane ho sempre avuto una fascinazione per La Rappresentante di Lista dei quali ho avuto anche occasione di aprire anche un concerto! Apprezzo la loro volontà di non snaturarsi anche nei più contemporanei progetti pop.
A che punto è oggi la musica di Nyco Ferrari? Progetti futuri?
E' appena uscito il mio nuovo singolo "Musica", disponibile su tutte le piattaforme di streaming, come coronamento dell’avventura di Musicultura 2024. Le note introspettive del testo e il messaggio vero e proprio della canzone sono nascosti sotto una chiave dance estiva che strizza l’occhio a sonorità dal gusto un po' 80’s perché la missione del pop, a mio parere, è quella di coniugare leggerezza a contenuti che siano comunque portatori di un messaggio. Per quanto riguarda i miei progetti futuri ho un album in cantiere e sto cercando una realtà di management con la quale continuare a crescere artisticamente.