Una plancia di gioco, tante statuine, una board tecnologica. MOOVY si presenta come un gioco da tavolo ma in realtà è molto di più. È una tangible user interface (un’interfaccia utente tangibile) che per i bambini con disturbi del linguaggio può essere uno strumento di apprendimento efficace e divertente. Eleonora Beccaluva, dottoranda di Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive, e responsabile del progetto, ci racconta da cosa nasce l’idea e com’è diventata realtà.
Come nasce il tuo interesse per le problematiche del linguaggio?
Dopo la laurea in psicologia, ho lavorato come coordinatore in una cooperativa per persone con disabilità intellettiva. Qui ho potuto constatare come il linguaggio sia davvero una delle competenze più incredibili degli esseri umani. Imparare a parlare per un bambino è un grandissimo successo, rappresenta un passaggio fondamentale della crescita.
I disturbi del linguaggio limitano la capacità di ognuno di noi di comunicare ma anche di comprendere e di interagire con il mondo attorno a noi: per questo essi hanno un impatto negativo sull’educazione e in generale sul futuro dei bambini. Sono anche disturbi “nascosti”: mentre una disabilità fisica è visibile ed evidente, un bambino che non parla in maniera corretta viene percepito come meno brillante. Le ore di logopedia per curare questi disturbi sono spesso molte e faticose per i bambini, quindi cercavo un modo di intervenire efficace ma alternativo, meglio se divertente.
Occorreva quindi trovare nuovi strumenti…
Sì, mi sono chiesta anzitutto: questi bambini hanno le stesse possibilità degli altri? Secondo me, no. Ormai la comunicazione è una parte fondamentale delle nostre competenze, in tutti i campi, ed il linguaggio è lo strumento di comunicazione per eccellenza. Per questo mi sono concentrata sui disturbi del linguaggio. L’occasione si è presentata circa tre anni fa: io e altri colleghi linguisti, abbiamo iniziato a progettare col Politecnico presso il laboratorio i3lab, sotto la supervisione della professoressa Franca Garzotto, delle tecnologie innovative per persone con fragilità. Mi sono quindi iscritta al dottorato in Psicologia con una borsa co-finanziata dal dipartimento di Milano-Bicocca e il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria informatica del Politecnico e mi sono innamorata della sfida di trovare un nuovo sistema per aiutare chi con i sistemi tradizionali faceva fatica; l’ho trovata una cosa meravigliosa. Quando mi si è aperta la possibilità di collaborare con chi poteva sviluppare soluzioni innovative utilizzando la tecnologia, per me è stato l’incastro perfetto.
Com’è nato MOOVY?
Nel 2020 ho partecipato al seminario di una collega che presentava il suo progetto di dottorato e una tecnica per insegnare ai bambini i pronomi clitici e le frasi passive. Spiegando il progetto, lei ha ricordato come i pronomi clitici ed i soggetti delle frasi passive, siano in realtà oggetti della frase che si spostano in posizioni non canoniche, posizioni preverbali solitamente inusuali per oggetti in italiano. Questo mi ha fatto pensare che il movimento poteva essere la chiave per un metodo di apprendimento rivolto a bambini con difficoltà e con Giulia Bettelli, dottoranda e linguista di Milano-Bicocca ed il mio supervisore Prof. Fabrizio Arosio, abbiamo iniziato a ragionare su come sviluppare un paradigma di apprendimento nel quale i movimenti che i bambini compiono siano rappresentazioni metaforiche dei movimenti sintattici. Quindi, insieme ad alcuni colleghi del Laboratorio del Politecnico abbiamo ragionato attorno a questo concept e a come svilupparlo materialmente. Il risultato è Moovy.
Cos’è MOOVY?
Tecnicamente è una Tangible User Interface: cioè un’interfaccia utente tangibile. Cosa significa? Vuol dire che io manipolo un oggetto e ricevo un feedback digitale. In questo caso, dopo tre mesi di lavoro, il prodotto è stato un gioco da tavolo in cui il movimento dell’oggetto richiesto dalle frasi con clitici e frasi passive, che risulta particolarmente complesso per i bambini con deficit linguistici, è rappresentato metaforicamente da un movimento concreto che il bambino compie, spostando fisicamente dei giocattoli su una board digitale interattiva. Attraverso questo gioco che associa movimenti fisici concreti a movimenti linguistici astratti il bambino è aiutato riflettere e a concettualizzare le finalità dell’intervento logopedico.
Come funziona il gioco?
MOOVY si usa come un vero e proprio gioco da tavolo. Consiste in una plancia, come nel Monopoli, tante statuine da muovere e una board, una tavoletta su cui ogni volta che si appoggia una statuina compare la luce verde o rossa a seconda della correttezza della risposta. Alla fine del gioco, se tutti gli esercizi proposti sono tutti corretti, la tavoletta si illumina con un arcobaleno. La sperimentazione in sette centri sparsi in Italia, ha dimostrato come giocando con MOOVY, il bambino svolga in modo divertente una logopedia molto mirata. I risultati preliminari della ricerca sono molto promettenti e suggeriscono l’efficacia del suo utilizzo.
Sono previsti ulteriori sviluppi del progetto?
Innanzitutto, ora la plancia è un foglio di cartoncino, ormai provato dall’utilizzo! Per migliorare questo aspetto, abbiamo chiesto la collaborazione a una cooperativa (Fraternità e amicizia) per la realizzazione di una plancia in legno. Inoltre, per facilitare al massimo i logopedisti abbiamo sviluppato un’app con cui il terapista avvia l’esperienza, ma ci tengo a sottolineare che tutta l’esperienza è sempre effettuata dal bambino. Speriamo che anche grazie a questi sviluppi, MOOVY raccolga sempre più attenzione e interesse. Già ora, con il collega Mathyas Giudici, siamo tra i dodici progetti finalisti di Startcup Lombardia, la competizione universitaria promossa da Regione Lombardia per "aiutare le idee ad alto potenziale": il nostro sogno è quello di diventare una nuova impresa innovativa!
Eleonora Beccaluva presenterà il progetto MOOVY – la grammatica nelle tue mani, a Innovation Pub il 25 ottobre alle ore 18.00. Iscrizione tramite form online.
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