Lo studio sulle emozioni: così la rabbia oltrepassa la mascherina - Bnews Lo studio sulle emozioni: così la rabbia oltrepassa la mascherina

Lo studio sulle emozioni: così la rabbia oltrepassa la mascherina

Lo studio sulle emozioni: così la rabbia oltrepassa la mascherina
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Davanti a un volto parzialmente coperto siamo meno empatici. Entrare in sintonia con chi ci troviamo di fronte diventa più faticoso perché perdiamo parte della nostra capacità di riconoscere le emozioni. Questo, però, non vale per la rabbia che è in grado di “bucare” la mascherina. Se una persona è adirata, insomma, lo capiamo anche se ha naso e bocca coperti.

A dirlo è uno studio del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca, coordinato dalla professoressa Alice Mado Proverbio, che ha indagato l'effetto della mascherina sulla capacità di riconoscere le emozioni.
Complessivamente, il mascheramento del volto ha ridotto la nostra bravura nella decodifica degli stati emotivi del 31 per cento.

Tutte le emozioni sono state influenzate dalla copertura della mascherina, tranne la rabbia: in questo caso la fronte corrugata e le sopracciglia aggrottate rimangono chiaramente esposte, aiutandoci nella lettura delle espressioni sul viso del nostro interlocutore.
La copertura del volto si è rivelata più dannosa per la tristezza e per il disgusto, entrambi basati sull'espressività di bocca e naso, e per gli altri stati emotivi in grado di generare una risposta empatica nell’osservatore, come la paura.

La necessità di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie nella vita quotidiana scaturita dalla diffusione del Covid-19 ha attirato l'attenzione degli psicologi sugli effetti negativi della copertura del volto sull'elaborazione sociale. Studi precedenti hanno evidenziato grandi costi nella capacità di riconoscere le emozioni.

“L’originalità di questo lavoro – chiarisce la professoressa Proverbio – sta nell’aver utilizzato maschere facciali reali e non digitali. È possibile che le mascherine digitali abbiano ulteriormente limitato la possibilità di riconoscere la mimica facciale perché sono fisse e non mostrano deformazioni dinamiche del tessuto, rese possibili dalla sua elasticità”.

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Lo studio, condotto su 220 studenti universitari, ha evidenziato anche delle differenze tra maschi e femmine nelle capacità di riconoscimento delle espressioni facciali. Le donne hanno mostrato prestazioni migliori per le espressioni sottili come la sorpresa e la tristezza, sia in condizioni mascherate che naturali, e gli uomini per il riconoscimento della paura (in condizioni naturali ma soprattutto mascherate).

La compromissione della capacità di leggere le emozioni peggiora nelle persone affette da disturbi dello spettro autistico: “La mascherina copre proprio naso e bocca, zone che nell’interazione sociale le persone autistiche tollerano meglio – spiega la docente - al contrario della zona degli occhi che invece tendono ad evitare. La copertura prolungata e duratura dell’espressività facciale potrebbe avere effetti sullo sviluppo della capacità empatica, pensiamo ai bambini o ai ragazzi”.

I risultati della ricerca suggeriscono che “in tutti i contesti in cui è cruciale comprendere lo stato emotivo altrui, come le transazioni economiche e politiche, una soluzione sta nell’utilizzo di mascherine trasparenti che rispondono alla doppia esigenza di protezione e di lettura delle emozioni del nostro interlocutore” conclude Proverbio.