‘Habitat Trees: Home for biodiversity', è un progetto di ricerca di Bicocca, finanziato dalla Fondazione Maisons du Monde e patrocinato dal Comune di Milano e da società tecnico-scientifiche (SIEP-IALE, SIA, AA), che ha visto i ricercatori del Laboratorio di Ecologia del Paesaggio del Dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra impegnati nei mesi scorsi, insieme a un team di tree-climbers, in uno studio sistematico delle comunità biologiche associate agli alberi urbani.
Abbiamo incontrato Claudia Canedoli, assegnista di ricerca, per approfondire il tema.
Parliamo della ricerca che avete effettuato, Habitat trees: Home for biodiversity. Perché questo studio e quali sono gli obiettivi?
Questo studio è nato da alcune domande che ci siamo posti durante le nostre ricerche sulla biodiversità e dal confronto con le realtà professionali che si occupano di cura e gestione degli alberi. Come interagiscono gli alberi con la biodiversità? E quali e quante sono le specie di organismi che vivono su un albero (e quindi interagiscono strettamente con esso)? Sorprendentemente, finora non sono stati condotti degli studi sistematici per descrivere la totalità della comunità biologica associata a un singolo albero. Sappiamo ad esempio che sono almeno 2300 le specie associate alla quercia Quercus robur - senza considerare funghi e batteri - ma quante vivono contemporaneamente su un solo albero, e che relazione c’è tra l’albero e queste specie?
È proprio questo il primo obiettivo del nostro studio, che ha cercato di contare e dare un nome a tutto ciò che vive su una pianta, dai piccoli invertebrati, ai grandi vertebrati ma anche ai piccolissimi microrganismi. Per farlo abbiamo scelto degli alberi modello a Milano, in un parco urbano, per accentuare l’importanza di conservare queste grandi case per la biodiversità proprio laddove la loro conservazione è più minacciata. Inoltre con questo progetto desideriamo standardizzare un protocollo di rilievo della biodiversità e comunicare i risultati a professionisti e cittadini.
Perché sono importanti gli alberi per la biodiversità dei paesaggi urbani? Quali funzioni svolgono?
Oggi le città sono oggetto di una forte rinnovazione perché per essere sostenibili nel futuro devono avere un migliore bilanciamento tra gli impatti e i benefici che generano. E gli alberi, insieme a un sistema integrato di reti verdi e blu, sono una delle principali soluzioni per la fornitura di servizi ecosistemici e per il supporto alla biodiversità in ambienti fortemente alterati e frammentati.
Ma un aspetto fondamentale da considerare sono le loro caratteristiche, cioè un albero non è uguale a un altro in termini di valenza ecologica.
E i numeri ci dicono poco, o niente. Tre milioni di alberi, cosa significa? Sono tanti, sicuramente, ma sono effettivamente di supporto alla biodiversità?
La natura ci insegna una cosa: più un albero è grande o vecchio, maggiore è il potenziale per ospitare una grande varietà di esseri viventi. Più un albero è giovane, minori sono le specie associate e che possono trovare substrato per vivere. Il motivo risiede proprio nella complessità di struttura degli alberi grandi e vecchi, che sono dei veri e propri “condomini” per la biodiversità. E più sono complessi più sarà complessa la comunità associata. Quindi, per conservare efficacemente la biodiversità, oltre a piantare alberi nuovi che avranno un valore ecologico tra 30-40 anni, è assolutamente necessario preservare gli alberi maturi che già abbiamo.
Le nuove piantagioni di alberi sono un necessario investimento per il futuro, e produrranno i loro benefici nei prossimi decenni (se gestiti bene), mentre oggi abbiamo bisogno di conservare gli alberi esistenti, e assicurare alle future generazioni alberi grandi e vecchi attraverso il reclutamento di quelli che sono maturi oggi.
Se oggi infatti possiamo ammirare e beneficiare di un albero centenario, è solo grazie a coloro che lo hanno protetto e curato nei secoli precedenti, e questo tipo di capitale naturale è insostituibile nel breve-medio periodo.
I gestori del verde devono comprendere quindi che nessuna risorsa economica messa in campo, per quanto ingente, può compensare la perdita di valore ecologico di un albero vecchio una volta che esso è scomparso. Ciò che dovremmo ‘riacquistare’ infatti sarebbe il tempo per ripristinare tale valore e, ahimè, gli anni non sono in vendita!
La scorsa estate i violenti fenomeni temporaleschi hanno abbattuto centinaia di alberi a Milano. Quali azioni preventive possono essere messe in atto per tutelare il verde pubblico da questi fenomeni atmosferici sempre più imprevedibili?
I cambiamenti climatici ci stanno mettendo di fronte a quello che era previsto, cioè fenomeni estremi e violenti. Che mettono in luce, in maniera particolarmente evidente e frequente, una cattiva gestione degli alberi protratta per lungo tempo. Sicuramente alcuni danni ci sarebbero comunque stati, ma non avrebbero avuto questa severità.
Quindi dobbiamo da un lato prendere atto che alcuni danni si verificheranno in ogni caso (come succederà per edifici, manufatti etc), ma dall’altro abbiamo un grande margine di miglioramento nella gestione degli alberi che ci permetterà di offrire più resistenza, riducendo al minimo i danni.
Gli interventi migliorativi che si potrebbero realizzare sono tanti ma una attenzione particolare va sicuramente data alla gestione del suolo in cui gli alberi radicano. In questo senso le misure da adottare (e che attualmente non vengono adottate) sono:
- non compromettere l’apparato radicale, sia in termini meccanici, fisiologici e fitosanitari, come ad esempio con tagli delle radici durante gli scavi oppure con drastiche capitozzature;
- non compattare i suoli, ad esempio tramite l’uso di mezzi meccanizzati pesanti di taglio erba;
- mantenere lo strato di lettiera sotto gli alberi, senza rimuovere le foglie cadute. Questo permette al suolo di trattenere più umidità, e lo arricchisce di sostanza organica;
- mantenere il materiale di risulta delle potature a disposizione degli alberi, senza asportarlo ma rendendolo disponibile alla pianta;
- evitare interventi di potatura a tutta chioma non necessari.
Sarebbe inoltre importante monitorare gli alberi, anche sviluppando dei sistemi di indagine più economici. Alcune di queste soluzioni non solo sono di semplice attuazione (si pensi a non rimuovere le foglie sotto gli alberi), ma addirittura permetterebbero di risparmiare soldi che potrebbero essere re-investiti per interventi migliorativi nella gestione degli alberi di grandi dimensioni. Considerata l’emergenza attuale, è importante mettere in campo queste azioni da subito.
Ma come è possibile conciliare la conservazione di alberi grandi e vecchi, così utili per la biodiversità, con la sicurezza? Non sono pericolosi?
Conservare alberi grandi e vecchi è assolutamente necessario. Altrimenti non si può dire di fare realmente conservazione, perché sono quegli elementi che costituiscono delle ‘keystone structure’ ovvero, elementi chiave, senza i quali si ha un sostanziale impoverimento dell’ecosistema. Una volta compreso questo aspetto il resto consiste semplicemente nel trovare delle soluzioni per garantire conservazione e al tempo stesso sicurezza, fattore che ovviamente non deve mancare in città. All’estero esistono già molti esempi virtuosi, si pensi ad alcuni paesi del centro e nord Europa, dove vengono utilizzate tecniche di riduzione del rischio e monitoraggio di questi alberi. Troppo spesso invece la sicurezza diventa un espediente per procedere ad abbattimenti di alberi.
Per evitare ciò, sarebbe importante:
- avvalersi di tecnici aggiornati e con una formazione specifica per la gestione degli alberi, possibilmente in team multidisciplinari;
- utilizzare sistemi di riduzione del rischio degli alberi con tecniche recenti.
Se oggi avessimo bisogno di abbattere un albero, non avremmo difficoltà nel trovare qualsiasi ditta del verde che lo fa. Mentre se la necessità fosse intervenire per tenerlo in sicurezza, il ventaglio di aziende che offrono questa soluzione è molto limitato. Questo ci dovrebbe far capire che finora è stato investito molto poco in questa direzione.
Chiaramente il rischio zero non esiste, ma è importante distinguere tra il rischio oggettivo e quello percepito, e in tema di alberi l’approccio dovrebbe essere quello di una valutazione oggettiva del rischio. E procedere con l’abbattimento solo dopo aver verificato altre soluzioni percorribili, così da non depauperare altro capitale naturale.
Una sfida in più è rappresentata dai cambiamenti climatici: è necessario approfondire lo studio di cosa succede durante questi eventi estremi, per capire meglio come reagire e come ridurre il rischio in nuovi scenari.
Quanto il tema delle risorse economiche incide anche in queste scelte?
Sicuramente il costo del singolo intervento di riduzione del rischio oggi può essere alto, soprattutto perché l’intervento deve anche mitigare i danni derivanti dalla gestione precedente (quindi un costo doppio riduzione del rischio + interventi di mitigazione degli interventi passati). Attualmente però molte risorse economiche pubbliche per il verde sono impiegate in sprechi che potrebbero essere evitati, quindi ottimizzare l’allocazione dei costi è sicuramente un aspetto importante. Inoltre bisognerebbe superare la pratica dell’assegnazione del lavoro in appalto al massimo ribasso, perché per ovvie ragioni significa che l’azienda appaltatrice taglierà sulla qualità del lavoro. Paradossalmente, questa pratica fa sprecare soldi pubblici anziché risparmiali, in quanto vengono utilizzati per interventi eseguiti male e che spesso danneggiano i beni comuni creando danni (ecologici, ma anche economici e sociali) a tutta la collettività.
Quelli sul verde, invece che chiamarli ‘costi’, dovremmo imparare dalla terminologia inglese e chiamarli ‘investimenti’.
Torniamo al vostro studio. Cosa avete in programma per i prossimi mesi?
Nei prossimi mesi, oltre a continuare a studiare altri alberi, abbiamo in programma una mostra scientifica al Museo di Storia Naturale di Milano che parlerà proprio di alberi come case per la biodiversità. Ci auguriamo che questa possa essere un’occasione per sensibilizzare molte persone su questo tema, sia cittadini comuni che professionisti, organizzando parallelamente alla mostra dei seminari tematici di approfondimento e confronto.