La nutrizione ha effetti importanti sulla salute umana e sempre più ricerche forniscono dati significativi sui benefici nell’utilizzo di prodotti naturali per ritardare i processi di invecchiamento e più in generale le malattie legate all’età, come i disturbi neurodegenerativi.
La professoressa Paola Coccetti, del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca, è a capo di un gruppo di ricerca che sta indagando le proprietà benefiche dei funghi nei processi anti-invecchiamento. L’abbiamo incontrata per approfondire questo studio.
Parliamo del rapporto tra i processi di invecchiamento e le proprietà anti-ageing dei prodotti naturali
L’invecchiamento è un processo fisiologico e irreversibile che si verifica durante lo sviluppo individuale di tutti gli esseri viventi. L’ageing è caratterizzato da una progressiva perdita dell'integrità fisiologica che conduce a una compromissione delle normali funzionalità delle singole cellule e dell’intero organismo. Questo deterioramento causato dall’invecchiamento è il principale fattore di rischio per molte patologie tra cui il cancro, il diabete, i disturbi cardiovascolari e le patologie neurodegenerative.
La ricerca di prodotti naturali con proprietà anti-ageing ha subito negli ultimi anni un rapido incremento, tanto che questi prodotti stanno acquisendo sempre più rilevanza sia nel mercato nazionale sia in quello internazionale. I prodotti naturali anti-ageing vengono spesso realizzati a partire da specie vegetali, mentre gli organismi fungini sono ancora poco investigati.
Qual è il ruolo che possono rivestire allora gli organismi fungini nel processo anti-ageing?
I funghi sono organismi in grado di degradare in modo eco-compatibile anche i substrati più recalcitranti. In particolare, i funghi degradatori del legno producono specifici enzimi per degradare cellulosa, emicellulose e lignina.
Tra questi funghi sono compresi anche i cosiddetti “funghi medicinali”. Questi ultimi, oltre ad avere un alto potere degradativo, producono molecole bioattive che inducono effetti benefici sulla salute umana, quali attività antiossidanti, antinfiammatorie, neuroprotettive e immunostimolanti.
Tra le biomolecole estratte vi sono soprattutto i polisaccaridi (in particolare i beta-glucani), noti per le proprietà immunostimolanti, e i triterpeni e i polifenoli noti per le loro proprietà antiossidanti e/o antinfiammatorie. Inoltre, tali funghi sono ricchi di sali minerali (es. potassio, magnesio, calcio, fosforo, rame) e aminoacidi, compresi quelli essenziali.
Un altro aspetto importante dei funghi medicinali è il loro basso contenuto di grassi e carboidrati, quindi hanno un basso apporto calorico. Data la vasta gamma di molecole bioattive, la loro applicazione si sta quindi allargando in diversi ambiti come quello alimentare, nutraceutico e cosmetico.
Sulla rivista Nutrients è stato pubblicato un suo lavoro sulle proprietà antietà e neuroprotettive degli estratti di Grifola frondosa e Hericium erinaceus. Professoressa Coccetti, a che punto è questa attività di ricerca?
Nel lavoro pubblicato sulla rivista Nutrients (doi: 10.3390/nu14204368) abbiamo dimostrato che estratti acquosi di due funghi commestibili, Grifola frondosa e Hericium erinaceus, rappresentano una preziosa fonte di β-glucani ed esercitano effetti anti-invecchiamento nel sistema modello Saccharomyces cerevisiae (un lievito unicellulare molto usato nell’ambito della ricerca di laboratorio). I loro effetti benefici sono determinati dall'inibizione di specifici pathway cellulari coinvolti nella senescenza cellulare e di quei processi di aggregazione proteica che causano le malattie neurodegenerative.
L'attività neuroprotettiva dell'estratto di G. frondosa è stata confermata anche in un modello di malattia di Parkinson di Drosophila melanogaster (il moscerino della frutta, un altro organismo modello molto usato negli studi sull’invecchiamento). Questi dati quindi suggeriscono l'uso di G. frondosa e H. erinaceus come alimento funzionale per prevenire l'invecchiamento e i disturbi legati all'età, supportando ulteriormente le proprietà di questi funghi medicinali. Attualmente gli studi sono rivolti ad approfondire i meccanismi molecolari attraverso cui essi svolgono la loro funzione neuroprotettiva.
Questo studio fortemente multidisciplinare, nato da una collaborazione tra l’Università di Milano-Bicocca (laboratorio della Prof.ssa Paola Coccetti) e l’Università di Pavia (laboratorio della Prof.ssa Elena Savino), ha poi coinvolto numerosi altri gruppi di ricerca sia nazionali che internazionali.