Le acque sotterranee della Pianura Padana: un tesoro comune, prezioso e invisibile, da conoscere meglio con il progetto AMBRA - Bnews Le acque sotterranee della Pianura Padana: un tesoro comune, prezioso e invisibile, da conoscere meglio con il progetto AMBRA

Le acque sotterranee della Pianura Padana: un tesoro comune, prezioso e invisibile, da conoscere meglio con il progetto AMBRA

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Al di sotto della Pianura Padana, e dei suoi abitanti, si accumulano e scorrono le preziose acque sotterranee che costituiscono una risorsa irrinunciabile e fondamentale per tutta la comunità e l’intero ecosistema.

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Alla maggiore conoscenza di questo fenomeno è dedicato il Progetto AMBRA, “Assessing Alpine and Apennine mountain-front recharge to Po Plain alluvial aquifers: an essential for supporting sustainable management of groundwater resources”, frutto di un partenariato tra l’Università di Milano-Bicocca e l’Università di Bologna Alma Mater Studiorum, nell’ambito dei Progetti di Rilevante Interesse Nazionale 2022, finanziati dall’Unione europea.

Per capirne di più, incontriamo Marco Rotiroti, coordinatore del progetto e ricercatore di idrogeologia ed idrogeochimica presso il dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra in Bicocca.

Quale ruolo svolgono le risorse idriche sotterranee della Pianura Padana?

Un ruolo fondamentale! Costituiscono una risorsa idrica strategica per tutto il nord Italia. Basti pensare che nel territorio compreso dal bacino idrografico del fiume Po le acque sotterranee soddisfano l’87% del fabbisogno potabile. Bisogna imparare ad usare questa risorsa idrica importantissima in maniera sostenibile, soprattutto in questo momento storico in cui stiamo iniziando a toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici che possono portare ad una minore disponibilità di acqua. Mi riferisco in particolare agli eventi siccitosi, come ad esempio quello dell’estate 2022. Usare le acque sotterranee in maniera sostenibile significa prelevare dal sottosuolo una quantità di acqua che non supera il tasso di ricarica degli acquiferi. Capite bene quindi che per gestire in maniera sostenibile le acque sotterranee è necessario conoscere in dettaglio la ricarica degli acquiferi.

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Con AMBRA puntiamo a valutare quantitativamente il contributo delle diverse componenti della ricarica agli acquiferi alluvionali della Pianura Padana nell'area pedemontana, con particolare riferimento alla ricarica proveniente dal fronte montano.

In particolare, su cosa si concentra il progetto Ambra?

Nel corso del prossimo anno, l’obiettivo del progetto è monitorare la quantità e la qualità dei flussi delle acque superficiali e sotterranee, delle precipitazioni e delle infiltrazioni in due specifiche aree di studio della Pianura Padana:

  • un settore alpino relativo all’area pedemontana compresa tra i fiumi Oglio e Chiese;
  • un settore appenninico che interessa le conoidi alluvionali dei fiumi Reno, Savena e Idice.

La quantificazione della ricarica avverrà tramite misure periodiche della portata di fiumi e torrenti che scendono dal fronte montano e dall’analisi di traccianti della ricarica su campioni di acque sotterranee, superficiali e piogge. Come traccianti saranno considerati gli isotopi stabili dell’acqua e il rapporto tra cloruri e bromuri disciolti nelle acque.

Dopo l’attività di monitoraggio ed elaborazione dei dati raccolti, contiamo di arrivare ai risultati definitivi entro il 2025.

Quale valenza rivestiranno i risultati finali del progetto?

Da questo studio, della durata di due anni, si potrà ricavare una solida base di conoscenze scientifiche utili per supportare una gestione sempre più sostenibile delle risorse idriche sotterranee. La prospettiva è duplice, in termini non solo quantitativi ma anche qualitativi in relazione al controllo della composizione chimica delle acque.

I risultati potranno essere poi utilizzati sia ai fini della protezione delle risorse idriche sotterranee pedemontane della Pianura Padana sia per la redazione dei Piani di Sicurezza dell’Acqua. Non dimentichiamo che l’ampliamento della comprensione del fenomeno permetterà anche una migliore analisi degli effetti dei cambiamenti climatici sulla vulnerabilità dei meccanismi di ricarica delle acque sotterranee.

Proprio per questi motivi, la riunione di avvio del progetto, che si è svolta il 23 febbraio, ha visto la partecipazione di tutti i principali soggetti istituzionali che si occupano a vario titolo della gestione, della salvaguardia e dell’utilizzo delle acque superficiali e sotterranee nei territori lombardi ed emiliani coinvolti dal nostro studio.