È sulle nostre tavole, nei caffè, nei dolci delle feste e nei gesti quotidiani più automatici. Eppure lo zucchero è molto più di un semplice ingrediente. È una lente attraverso cui osservare il mondo che abitiamo.
Ma può un ingrediente raccontare la storia del mondo? È da questa domanda che prende avvio DIFFERS – Differently sweet Anthropocene, il progetto di ricerca coordinato da Laura Prosperi, docente di Storia economica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. Al centro dell’indagine c’è lo zucchero, osservato non come alimento isolato, ma come vero e proprio agente storico, capace di attraversare epoche, confini e sistemi economici.
Professoressa Prosperi, come nasce il progetto DIFFERS?
La nostra domanda di partenza è stata: Che cosa possiamo scoprire sul mondo contemporaneo se lo osserviamo attraverso i consumi di zucchero? Riusciamo ad immaginare il mondo in cui abitiamo senza l’apporto di questo ingrediente?
Per rispondere abbiamo adottato una prospettiva storica di lunga durata, integrando l’analisi economica, la storia sociale e una riflessione sugli aspetti nutrizionali. Lo zucchero, infatti, non è solo un alimento: è un attore storico che ha inciso su modelli produttivi, rotte commerciali, sistemi coloniali e abitudini quotidiane. DIFFERS ci ha permesso di ricostruire queste trasformazioni come parte di un'unica grande “biografia del mondo”. Il progetto è nato quindi dalla volontà di comprendere come un ingrediente apparentemente semplice e quotidiano come lo zucchero abbia potuto influenzare in profondità la storia dell’Occidente.
La mostra “Zucchero: una biografia del mondo” traduce la ricerca in un percorso divulgativo. Su quali aspetti scientifici avete scelto di concentrarvi?
Abbiamo selezionato i nuclei tematici che, nella ricerca, si sono rivelati più significativi per mostrare la complessità del fenomeno. Innanzitutto le origini dello zucchero, la sua diffusione nel Mediterraneo e nelle Americhe e il legame con le economie coloniali e con la schiavitù. Si tratta di snodi fondamentali che spiegano come un prodotto di lusso sia diventato un bene di massa.
Un altro elemento centrale riguarda gli usi dello zucchero: non solo come dolcificante, ma come conservante, eccipiente farmacologico, materiale plastico, risorsa energetica per i lavoratori delle prime industrie. La mostra mette così in luce la sua natura poliedrica e il ruolo che ha avuto nella rivoluzione dei consumi tra XIX e XX secolo.
Infine, abbiamo voluto valorizzare la parte “milanese”: le raffinerie, le rotte commerciali locali, la nascita di nuovi stili alimentari urbani. Insieme costruiscono un quadro che collega la storia globale dello zucchero con il vissuto quotidiano dei cittadini.
Il progetto include anche attività formative e sperimentazioni. In che modo queste iniziative dialogano con la ricerca storica?
Per noi è stato fondamentale affiancare alla ricerca scientifica una dimensione educativa. Abbiamo sviluppato un doppio ciclo di laboratori nella scuola secondaria di primo grado, che ha coinvolto studenti e insegnanti in un percorso di consapevolezza sul consumo di zucchero e sulle sue alternative naturali.
Parallelamente, grazie alla collaborazione con Barilla, abbiamo condotto una sperimentazione sui metodi di dolcificazione più sostenibili e su come comunicarli in modo efficace. Queste attività ci hanno permesso di tradurre la storia in strumenti utili per capire l’alimentazione contemporanea e i suoi cambiamenti.
La mostra rappresenta dunque l’esito integrato di ricerca, didattica e divulgazione: un modo per restituire alla cittadinanza un sapere storico capace di illuminare le scelte alimentari e sociali del presente.
Guardiamo al futuro. Quali sono i prossimi step del progetto?
Innanzitutto vorrei precisare che la mostra - curata insieme agli storici Luca Mocarelli e Giorgio Dell’Oro - è visitabile fino al 23 dicembre presso la Fondazione Pini, in centro a Milano. Ma nasce, sin dal principio, come mostra itinerante: è stata infatti già richiesta in altre regioni da altre istituzioni culturali per il 2026 e ogni volta adatteremo i contenuti proponendo nuovi approfondimenti a partire dallo scheletro narrativo che è quello attuale. Al momento inoltre, insieme alla possibilità di visitare la mostra, c’è anche un ricco programma di talk che trattano diversi aspetti di interesse sul tema zucchero.
Il progetto ha incluso anche una sperimentazione condotta con Barilla che ha innescato un dialogo che considero importante e che sicuramente non si chiude con la chiusura del PNRR. Anche la progettazione nelle scuole e la parte di educazione alimentare ha un’attiva proiezione sul prossimo anno e stiamo lavorando perché si stabilizzi divenendo un modulo permanente, ovvero realizzabile su richiesta negli istituti interessati. L’attività di ricerca, infine, prevedeva anche una parte di valutazione sulla sugar tax che ha subito rallentamenti e che speriamo di portare avanti in futuro.