Maryam Mirzakhani era una studentessa iraniana, secondo la sua insegnante di matematica delle scuole medie non particolarmente versata nella materia; così - almeno all’inizio - pensava anche lei, a cui piaceva invece molto leggere e fantasticare. Durante gli anni di liceo però, Mirzakhani incominciò a interessarsi alla matematica, e presto si manifestò il suo eccezionale talento per la “regina delle scienze”, talento che l’ha portata prima a vincere le olimpiadi di matematica e poi nel 2014 la medaglia Fields, che ha per la disciplina un prestigio paragonabile a quello di un premio Nobel. È stata la prima donna a ottenere questo riconoscimento ed è rimasta l’unica fino al 2022, anno in cui anche la matematica ucraina Maryna Viazovska è stata insignita della medaglia.
Senza l’eccezionale talento di Mirzakhani, non avremmo avuto le importanti scoperte sulla dinamica e la geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi di moduli, scoperte raggiunte anche in virtù di quella sua particolare abilità, coltivata fin da bambina, a rappresentarsi un problema in modo astratto e speculativo. In omaggio a Mirzakhani, che è nata il 12 maggio del 1977, ogni anno si celebra in quella data la Giornata internazionale delle donne in matematica.
Ce lo racconta la professoressa Veronica Felli, che ci spiega perché oggi sia così importante incoraggiare le ragazze ad avvicinarsi alla matematica e ci racconta di un’iniziativa che celebra questa ricorrenza in un modo molto particolare. Si tratta dell’evento “Matematiche a Milano - Una mattinata di festa per le giovani matematiche”, che si terrà il 5 maggio a partire dalle 9:30 al Teatro Pacta.
Professoressa, ci parli del cosiddetto “gender gap” in matematica
È la distanza tra maschi e femmine nell’accesso a determinati ruoli e professioni legati a un percorso formativo matematico. Il divario non è uniforme in tutto il mondo e a tutti i livelli. Ad esempio, in Europa la percentuale femminile tra chi fa ricerca in matematica è maggiore nel Sud e nell’Est rispetto ai paesi del Nord Europa: sembra che, laddove una professione sia considerata prestigiosa e ben retribuita, vi siano meno donne che la intraprendono. È un problema che rileviamo anche nell’accesso alla carriera universitaria perché ai blocchi di partenza dei corsi di laurea in matematica abbiamo lo stesso numero di studentesse e studenti, ma appena andiamo a monitorare quanti decidono di iscriversi a un dottorato o di intraprendere una carriera scientifica, i numeri tra i due generi cominciano a divergere in modo significativo.
Un rapporto di Anvur del 2023 sulla distribuzione di genere nell’Università italiana rileva come il gender gap tra i professori di prima e seconda fascia, pur restando tale, registri un lieve miglioramento. Quello che è preoccupante è che nelle posizioni d’ingresso, ovvero tra i ricercatori, l'aumento della percentuale femminile è modesto; in alcune aree, tra cui la matematica, c’è addirittura una diminuzione della percentuale di ricercatrici.
Ma è un tema relativo solo alla matematica o a tutta l’area STEM?
In molte discipline dell’area STEM si osserva un drammatico divario di genere; penso ad esempio, oltre alla matematica, alla fisica e all’ingegneria. Per la matematica però la situazione è peculiare: mentre le ragazze che si iscrivono a fisica sono già in partenza meno dei loro compagni di studio maschi, a matematica partiamo da una situazione piuttosto equilibrata. Però l’equilibrio si perde presto e già a livello del dottorato si assiste a una forte disparità di genere.
Le ragioni sono complesse e difficili da definire; probabilmente tutta una serie di fattori culturali, condizionamenti e stereotipi agiscono in modo inconsapevole, per di più in un contesto in cui la carriera accademica sta diventando più competitiva.
Per esempio nelle scienze mediche o nelle discipline sociali o umanistiche il gap sembra essere semmai a favore delle ragazze.
Siamo fortemente influenzate da condizionamenti sociali e culturali che ci portano a identificarci con alcuni modelli piuttosto che con altri. Un problema è dato dall’assenza di figure di riferimento: se una ragazza vede pochi esempi a cui ispirarsi poi farà fatica a immaginare sé stessa nel futuro come una matematica di successo. In questo senso Maryam Mirzakhani è un’icona, un modello; dopo di lei solo un’altra donna ha vinto la medaglia Fields. In generale, è importante smontare il falso mito dell’inadeguatezza delle donne rispetto a determinati profili. Si può essere donna e matematica di successo, trarre grande gioia e grande soddisfazione da una carriera in matematica. Anche se talvolta competitiva o impegnativa, è una strada assolutamente percorribile da chiunque abbia passione e talento, indipendentemente dal genere.
La matematica viene rappresentata spesso come una disciplina arida, fredda. Nella vostra iniziativa invece la portate a teatro: c’è un cambio di codice e di linguaggio.
Questa percezione della matematica è assolutamente fuorviante, in realtà nella matematica giocano un grandissimo ruolo la fantasia e la creatività, come ha dimostrato Maryam Mirzakhani. Il nostro obiettivo è celebrare i successi che le donne hanno avuto, raccontando storie di matematiche grazie all’aiuto del momento teatrale. Grandi matematiche di un passato più o meno recente sono poco conosciute, i colleghi uomini sono molto più celebrati. Bisogna dare alle ragazze un po’ più di sicurezza, mostrare loro come la matematica possa essere un’avventura affascinante e tutt’altro che arida e fredda.
L’iniziativa “Matematiche a Milano” è sorta grazie a MaddMaths!, un’associazione che si occupa di divulgazione matematica e che, per portarla avanti, ha chiesto la collaborazione di quattro atenei milanesi: Bicocca, Bocconi, Politecnico e Statale; inoltre ha avuto il patrocinio dell’Unione Matematica Italiana.
L’obiettivo è trasmettere il messaggio che c'è spazio anche per le donne, che hanno le stesse possibilità degli uomini di eccellere in questa disciplina; l’invito è a non autocensurarsi, a non lasciare spazio al dubbio di non essere all’altezza. Tra l’altro, la disparità di genere non è solo un problema di giustizia sociale: privarsi dell’apporto di possibili grandi talenti è una perdita per tutta la società.
Credo che sia importante anche favorire le condizioni per un ambiente scientifico più inclusivo, più aperto, meno vittima dei pregiudizi, dei ruoli in cui fin dall’infanzia, a partire dalla famiglia, siamo vincolati, il più delle volte in modo inconscio.
In ultimo tengo a precisare che la nostra iniziativa è solo una delle tantissime che si celebrano in tutto il mondo nei mesi di aprile e maggio. Un sito web le raccoglie e ne offre una mappatura.