Formare i professionisti per progettare e realizzare nuove idee per il nostro Paese. Il dottorato industriale è un percorso consolidato in Bicocca, e il Job Day PhD organizzato per il 9 ottobre ne è stato la dimostrazione. L’appuntamento “Next Generation Eu: come Università e Impresa si preparano al futuro” è stato l’opportunità per rispondere a un tema tanto caro alle università quanto alle aziende: perché le imprese hanno bisogno della formazione dottorale?
Un piano di risultati e non di spesa: il PNRR italiano
Le risorse stanziate dal PNRR italiano ammontano a 191,5 miliardi di euro e aspirano a: rendere l’Italia un Paese innovativo e attrattivo, sia per i giovani sia per le imprese; partecipare allo sviluppo delle tecnologie, non per comprarle bensì per contribuire a svilupparle e partecipare alla loro attuazione nelle aree strategiche; posizionare l’Italia nella parte alta delle catene del valore; incrementare la parte di ricerca e sviluppo dei prodotti e dei processi; infine far crescere le competenze a tutti i livelli, sia nel sistema pubblico sia privato.
Tuttavia la durata del PNRR è di tre anni, quindi rappresenta solo una parte di una strategia di medio-lungo periodo, che dà certezza sia degli strumenti sia delle risorse, e soprattutto ha degli obiettivi verificabili. Il PNRR accelera alcuni processi e cambia un paradigma consolidato: è un piano di risultati e non di spesa, cioè permette di ottenere i finanziamenti per un risultato solo se viene raggiunto nei tempi definiti. Inoltre, riforma i meccanismi che non erano adatti con l’attività di ricerca. Per esempio: nel nuovo codice della proprietà intellettuale università e imprese sono paritarie, affinché siano invogliate a lavorare insieme.
Job Day PhD: la ricerca di Milano-Bicocca al tavolo con il mondo imprenditoriale
L’evento organizzato dalla Scuola di dottorato di Ateneo ha visto la partecipazione della Rettrice di Milano-Bicocca Giovanna Iannantuoni, della Presidente della Scuola di dottorato Maria Luce Frezzotti, nonché della Responsabile Ricerca e innovazione e Direttore della Fondazione Giuseppina Mai – Confindustria, Nicoletta Amodio.
L’incontro è stato impreziosito dalla testimonianza della dott.ssa Eleonora Beccaluva, dottoranda dell’Università Bicocca e progettista BiUniCrowd. Il suo percorso nella ricerca e il suo entusiasmo sono stati il fulgido esempio del valore sprigionato dalla collaborazione tra accademia e imprenditoria.
Infondere capacità critica e metodo: sapere come imparare per saper cambiare
In Bicocca la scuola di dottorato è sempre stata uno dei punti strategici. «Siamo cittadini di un Paese che possiamo aiutare col nostro contributo. Le università sanno formare le persone», è solo uno dei passaggi più incisivi dell’intervento della Rettrice Giovanna Iannantuoni. Un discorso lungimirante e concreto, che si sofferma su come quasi il 70 per cento dei lavori di cui avremo bisogno nel prossimo futuro oggi non esistano. «Dobbiamo prepararci all’incertezza – prosegue la Rettrice – infondere la capacità critica, il metodo che permetterà di cambiare facilmente sul mercato del lavoro. Il punto non è sapere bene una cosa, ma sapere come imparare a conoscere quello che si deve fare.»
Dunque, acquisire una capacità critica che sia affiancata da un’innovazione tecnologica. Del resto, il PNRR è un percorso che avvicina il mondo della ricerca a quello imprenditoriale, purché università, imprese, istituzioni pubbliche e cittadini facciano la loro parte per cambiare il nostro Paese. Grazie ai fondi del Next Generation EU le menti che nei loro percorsi di dottorato hanno studiato in maniera diversa e innovativa potranno aiutare le aziende a cambiare metodo e mentalità nei processi decisionali. Maggiore è la complessità del mondo, maggiore è il bisogno di fare ricerca. Più da vicino, i 34 progetti competitivi che rientrano nel PNRR valgono 6,5 miliardi e mezzo di euro e sono stati pensati per la società, per migliorare il tessuto economico e sociale dell’Italia. Finora non era mai successo di ricevere un investimento così importante su progetti innovativi che riguardano medicina, tecnologie, sostenibilità, mobilità. «Voi studenti dovete sapere che questo Paese ha bisogno di voi – conclude la Rettrice, rivolgendosi alla platea di dottorande e dottorandi – siate consapevoli che senza il vostro apporto di innovazione e modernità nelle università, nelle imprese, nelle istituzioni pubbliche, negli ospedali, questo Paese non può ripartire».
Scuola di dottorato di Bicocca: l’offerta formativa industriale
Una formazione dottorale votata all’innovazione. «Rivoluzione scientifica vuol dire vedere una nuova generazione di professionisti in grado di determinare e realizzare nuove strategie di innovazione», afferma Maria Luce Frezzotti, Presidente della Scuola di dottorato di Bicocca. I nuovi dottorati innovativi hanno una connotazione industriale e perseguono gli obiettivi coerenti con il PNRR. Il periodo previsto fuori dall’accademia arriva fino a 18 mesi, una formazione che andrà esperita all’interno delle imprese, in modo auspicabile all’estero. I dottorati innovativi sono iniziati solo un anno fa, ma se guardiamo al report 2023 di AlmaLaurea sui dati occupazionali dei dottori di ricerca del 2021, le ricercatrici e i ricercatori di Bicocca trovano lavoro con facilità. Nel nostro Ateneo il percorso di ricerca coinvolge una comunità formativa articolata in 19 corsi di dottorato, un corso di interesse nazionale in Risorse per la Nuova PA, 985 dottorandi nei cicli attivi, 581 docenti nei collegi, 355 insegnamenti erogati, 265 percorsi di dottorati innovativi e industriali che coinvolgono 170 aziende. A oggi i dottori di ricerca sono lo 0,5 per cento della popolazione italiana, un numero che crescerà a patto che la nostra società riconosca la preparazione e la professionalità che ricercatrici e i ricercatori si vedono attribuire soprattutto all’estero.
Più Europa, più ricerca, più sviluppo per uscire dalla crisi
Il Next Generation EU crea le condizioni per una collaborazione tra sistema pubblico di ricerca e imprese. In una strategia di crescita che pone al centro le competenze, «il dottorato innovativo rappresenta il momento di collaborazione tra pubblico e privato su progetti congiunti», spiega Nicoletta Amodio, Responsabile Ricerca e innovazione e Direttore della Fondazione Giuseppina Mai – Confindustria. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta una grandissima opportunità. «Da oltre vent’anni Confindustria ha messo la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo al centro delle politiche nazionali. È necessario raccontare un Paese che non è rappresentato nella sua realtà. Molte persone pensano che l’Italia sia un deserto, che non ci siano imprese e che non si faccia ricerca. Al contrario, in Italia ci sono tante imprese, che fanno ricerca ed esportano».
Il dottorato innovativo è una parte integrante del Next Generation EU, il programma per l’Europa del futuro. Sebbene la ricerca in Italia sia forte, spesso è stata debole nella capacità di tradurla in brevetti. Ciononostante la tendenza degli ultimi anni è positiva, specie se pensiamo alla nascita degli Uffici di trasferimento tecnologico, vent’anni fa non esistevano, oggi sono in tutti gli enti pubblici di ricerca (Milano-Bicocca ha istituito il Settore valorizzazione ricerca). «Dobbiamo usare queste risorse per fare le cose che servono. Lavorare affinché attraverso il PNRR si acquisisca un metodo nuovo di lavoro che permetta di autosostentarci quando queste risorse non ci saranno più, cioè dopo il 2026». Il PNRR prova a mettere insieme i ricercatori pubblici e privati su alcune tematiche individuate con le imprese, per farli lavorare insieme. Lo scopo è di partire dai reali bisogni del sistema produttivo, per rafforzare la capacità di trasferire i risultati della ricerca pubblica alle imprese.
La ricerca genera valore: il progetto della dottoranda Eleonora Beccaluva
«Durante il dottorato ho sviluppato una tecnologia che sembra un gioco da tavolo e serve per fare riabilitazione con i bambini, ma con qualche piccolo accorgimento si può applicare anche agli adulti.»
Eleonora Beccaluva, dottoranda del Corso di Dottorato in Psicologia, Linguistica e Neuroscienze Cognitive di Milano-Bicocca, racconta con entusiasmo il suo percorso di dottorato cofinanziato dal Politecnico di Milano che ha portato alla nascita di Moovy: il gioco da tavolo che si prefigge di aiutare bambini e giovani adulti con disturbi del linguaggio e difficoltà cognitive.
Moovy: l’innovazione dove non te l’aspetti
«La linguistica di per sé non è la prima disciplina che viene in mente quando si sente parlare di innovazione. Abbiamo creato qualcosa che ha un impatto sociale riconosciuto, ha un business model molto apprezzato che ci ha permesso di vincere delle competizioni, per esempio la Switch2Product, che di solito fa deep tech». Con il termine deep techology, abbreviato ormai in deep tech (‘tecnologia profonda’), facciamo riferimento alle aziende o startup che fanno dell’innovazione il loro punto di forza, per avere un impatto sulla vita delle persone: di solito, ma non in modo esclusivo, afferisce a settori come la robotica, le biotecnologie o lo spazio.
«Abbiamo ricevuto moltissima attenzione per questo progetto, abbiamo vinto dei premi, dei Grant dalla Camera di commercio per poter fare innovazione tecnologica, abbiamo partecipato a Bicocca BiUniCrowd con cui abbiamo raccolto 11mila euro in fondi di donazioni pro bono per poterlo produrre.»
Un team multidisciplinare ha creato qualcosa che sperano possa uscire dalla ricerca applicata, per raggiungere le persone per cui è stato progettato, e che vorrebbero già acquistarlo. Ora il progetto è nella fase di trasferimento tecnologico, che prevede la cessione del know-how. Per quanto Moovy non appartenga al settore della deep tech, e al contrario sfrutti una tecnologia basilare, la sua storia dimostra come mettere in piedi un modello di business intelligente gli abbia aperto la possibilità di inserirsi in un mercato finora ignorato, quello del terzo settore, dei servizi alle persone.