In Lombardia la maggior parte delle imprese manifatturiere (l’82,7 per cento) si avvale di outsourcing domestico, ovvero acquista gli input necessari alla produzione da fornitori esterni (outsourcing) presenti in Italia (domestico). Tuttavia, negli ultimi dieci anni si è rafforzata la percentuale di imprese che si affidano all'outsourcing internazionale, per le quali, cioè, gli input provengono da un Paese diverso dall’Italia, dove ha sede la produzione: se erano il 21,7% nel 2007, nel 2017 sono salite al 25,7%.
A dirlo è la ricerca “Il global sourcing e i nuovi confini delle imprese lombarde”, curata da Valeria Gattai, professore di Economia Applicata al Dipartimento di Economia, metodi quantitativi e strategie d'impresa dell’Università di Milano-Bicocca, in collaborazione con alcuni laureandi del corso di Laurea Magistrale in Marketing e mercati globali. Attraverso un questionario sottoposto a un campione rappresentativo di 204 imprese manifatturiere lombarde, la ricerca restituisce una banca dati unica sul panorama nazionale, punto di riferimento per imprenditori, ricercatori e policy maker interessati allo studio dei confini d’impresa. Come regione è stata scelta la Lombardia per la sua importanza all'interno del panorama economico italiano ed europeo e per il suo primato in termini di internazionalizzazione. Il risultato finale è un database imprescindibile per tracciare l'identikit dei confini delle imprese di oggi, di come si siano ridefiniti nel nuovo millennio davanti alle sfide della globalizzazione, che ha trasformato per sempre la fisionomia dei mercati e della imprenditorialità, trasponendoli in un'ottica di relazioni globali.
«Negli ultimi decenni l’organizzazione del processo produttivo – spiega la docente universitaria – è cambiata profondamente, indirizzandosi verso una crescente frammentazione della catena del valore: se, in passato, le fasi del processo produttivo risultavano concentrate in capo ad una sola impresa, oggi risultano sempre più spalmate su molteplici realtà aziendali dislocate in diversi Paesi». Inoltre, se negli anni '90, «il sourcing presentava una forte connotazione locale – prosegue Gattai – per le imprese del nuovo millennio, tale interpretazione risulta superata: il sourcing diventa globale».
Come si colloca l’Italia rispetto a questo scenario? Quanto si è affermato il global sourcing e quanto invece le nostre imprese rimangono fedeli a vecchi modelli organizzativi? Per rispondere a questi interrogativi, la ricerca condotta sotto la guida di Valeria Gattai fa il punto sulle strategie di approvvigionamento degli input, siano essi tangibili (es. componenti materiali) o intangibili (es. brevetti, know-how), specifici o standardizzati, adottate dal campione di imprese manifatturiere lombarde, stratificato per dimensione, provincia e micro settore. Dalle testimonianze raccolte attraverso il questionario sono usciti tanti dati interessanti per tracciare un quadro accurato, originale e dinamico sull'imprenditoria lombarda. Particolare attenzione viene riservata al tipo di input impiegati nel processo produttivo, alle scelte proprietaria e localizzativa ed alle caratteristiche del rapporto di fornitura, con autovalutazione di costi e benefici da parte degli intervistati. La ricerca ha inoltre confrontato i confini delle imprese lombarde nel 2007 e nel 2017, offrendo ulteriori spunti di riflessione.