La montagna esercita da sempre un grande fascino, ma salire ad alta quota richiede il rispetto di alcune norme per non incorrere in problemi piccoli e grandi. Un gruppo di docenti e ricercatori universitari accomunati dalla passione per la montagna ha stilato una serie di consigli destinati a tutti coloro che intendano effettuare escursioni o attività più impegnative. Il lavoro curato da Manuela Bartesaghi, Eloisa Limonta, Gianfranco Parati e Antonio Zaza, delle Università degli Studi di Milano e di Milano-Bicocca, è stato redatto in occasione del convegno “Sdraiato in cima al mondo, esperienze ad alta quota”, al quale hanno preso parte, tra gli altri, gli stessi autori. “Durante le ascensioni in montagna - scrivono i curatori del Vademecum per chi desideri salire ad alta quota -, l’organismo è sottoposto agli effetti della ridotta pressione atmosferica e, di conseguenza, della minor pressione parziale di ossigeno”. Per questo è sempre consigliabile salire in maniera graduale e consentire all’organismo di acclimatarsi secondo tempistiche che variano da persona a persona. Le modificazioni indotte dalla minor pressione parziale di ossigeno (ipossia ipobarica) possono, infatti, determinare la comparsa del cosiddetto male acuto di montagna che, nella sua forma più mite e frequente “consiste in capogiri e cefalea, dovuti all’eccessiva eliminazione di anidride carbonica con la respirazione (iperventilazione), accelerata dall’ipossia”. In casi meno frequenti, invece, “l’ipossia può provocare il passaggio di acqua dai vasi sanguigni ai tessuti, una condizione detta edema”. È sempre buona norma, quindi, verificare le proprie condizioni di salute e affidarsi ai consigli di uno specialista o del proprio medico curante prima di un’ascensione in montagna. E il consiglio vale anche per chi non soffre di particolari patologie.
Vademecum per chi desideri salire ad alta quota
Del Vademecum per chi desideri salire ad alta quota è stata redatta anche una versione sintetica, in forma di decalogo, distribuita nel corso del convegno. L’iniziativa è stato organizzata dalla delegata della Rettrice per lo Sport universitario di Milano-Bicocca, Lucia Visconti Parisio, nell’ambito di Expo per lo Sport 2022. L’incontro, che si è tenuto presso l’auditorium “Martinotti”, è stato anche l’occasione per parlare di Carloalberto Cimenti, l’alpinista prematuramente scomparso che ha rappresentato un esempio per il suo coraggio e per la sua sensibilità ai valori dello sport e della sostenibilità. Cala, come era da tutti conosciuto, è stato anche testimonial dell’inaugurazione del Bicocca Stadium. La sua figura è stata ricordata attraverso un docufilm e il racconto di persone a lui legate. «Cala mi ha cambiato la vita. È grazie a lui che uno dei sogni che avevo fin da bambino è diventato realtà permettendomi di seguirlo e di prendere parte alla mia prima spedizione. Ed è sempre lui che mi ha salvato la vita quando ho avuto un incidente durante una discesa», racconta Francesco Cassardo, medico e amico dell’alpinista scomparso prematuramente. E aggiunge: «Aveva una grande voglia di vivere e affrontava tutte le sfide con leggerezza ed un gran bel sorriso. In spedizione tutte le emozioni sono amplificate e si ha la possibilità di aprire la propria mente incontrando popoli e culture lontanissimi da noi, e tutta questa magia non poteva di certo lasciarlo indifferente».