Fremir, un'esigenza di racconto che diventa musica - Bnews Fremir, un'esigenza di racconto che diventa musica

Fremir, un'esigenza di racconto che diventa musica

Fremir, un'esigenza di racconto che diventa musica
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A distanza di qualche settimana dalla sua partecipazione al Bicocca Music Festival, Francesca Salzano, in arte "Fremir", ci ha aperto le porte del suo mondo musicale.

Francesca, sei stata a detta di molti tra le sorprese del Bicocca Music Festival. Ci vuoi raccontare la tua esperienza al festival? Come ne sei venuta a conoscenza?

Ho trovato la call del Bicocca Music Festival online e nonostante avessi letto che potessero partecipare studenti, addetti ai lavori o musicisti comunque vicini al mondo dell’Università mi sono comunque candidata come esterna con la scusa mentale, che non ho dovuto giustificare, di aver lavorato per il vostro Ateneo come interprete un paio d’anni fa per un evento di natura scientifica; forse l’algoritmo o la normale natura delle cose mi hanno riportato qui (nda: ride). L’esperienza al festival è stata molto stimolante e ho avuto la fortuna di interfacciarmi con uno staff veramente disponibile sia prima della performance che dopo. Mi sono esibita senza la mia band, solo munita di chitarra e con la mia voce, di fronte ad un pubblico molto attento in un contesto intimo con un’inaspettata interazione di sguardi fra me e le persone, un aspetto importantissimo per chi fa musica in contesti come questi.

Da dove nasce il tuo nome d’arte Fremir?

Alcuni pensano che sia una storpiatura del mio nome perché mi chiamo Francesca e perché molti amici mi chiamano “Fre”. Fremir potrebbe effettivamente avere un’assonanza con il mio nome ma in realtà non c’entra niente perché si tratta di un verbo portoghese che significa “fremere”. La scelta di questo verbo deriva dall’esplosione della voglia di fare musica che mi ha travolta improvvisamente e che mai pensavo potesse raggiungermi. La mia vita, infatti, è sempre stata un po' lontana da questo ambito perché ho sempre suonato da sola, nella mia stanza. Oggi, invece, è come se fremessi continuamente di fronte all’esigenza di uscire fuori e di far conoscere al Mondo le mie canzoni.

Sei a tutti gli effetti una cantautrice. Quali sono le tue fonti di ispirazione all’interno del mondo cantautorale? In chiave più contemporanea, c’è qualche progetto di questo tipo che senti di consigliare ai nostri lettori?

La prima fonte di ispirazione per imbracciare la chitarra e suonare è stata sicuramente tutta l’esposizione alla musica che ho avuto da piccola, a partire dal mio gruppo di riferimento di sempre, gli Afterhours, senza escludere i tanti altri progetti di rock italiano dei primi anni duemila che ho ascoltato moltissimo e che tutt’ora mi accompagnano.

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Il mio approccio alla chitarra è sempre stato spontaneo e del tutto privo dell’obiettivo di fare musica in un ipotetico futuro. La scrittura, come ho detto prima, è arrivata all’improvviso e non è dipesa da particolari figure cantautorali che mi hanno ispirata, nonostante io abbia comunque dei punti di riferimento nel mondo cantautorale: penso su tutti a Fabrizio De André, Lucio Dalla e La Rappresentante di Lista, nella loro veste più balkan dei primi dischi, con quella loro grande capacità di fare poesia sposandola con melodie appunto molto ricche. Per quanto riguarda invece il cantautorato più “liquido” che si trasforma oggi in quello che conosciamo come indie pop mi vengono in mente Calcutta, tra i più contemporanei, e sicuramente Brunori SAS e Niccolò Fabi, per essere più trasversali, la cui ricerca è in sempre in continuo mutamento. Aggiungo anche che nell’attuale mondo cantautorale emergente femminile ci sono delle figure che mi fanno letteralmente sognare e che sono, ahimè, poco conosciute a causa della logica dei follower e del consenso social che ha invaso anche il mondo della musica e con cui bisogna fare i conti: Irene Buselli, Rosita Brucoli e Rossana De Pace.

Una delle tue ultime canzoni si intitola Margherita Nikolaevna, protagonista dell’iconico romanzo di Bulgakov “Il Maestro e Margherita”. Quanto è centrale la letteratura nel tuo processo creativo e, più in generale, come nasce una tua canzone?

Per i miei studi da traduttrice e per indole mi sono abbuffata, come si dice nella mia Campania, di letteratura e in questi anni ne ho accumulata tanta anche nel mio stomaco e nella mia testa. Posso dire però che non è mai stata un vero e proprio motore diretto per la mia scrittura. Voglio comunque ribadire che c’è una legge che vale per tutti ed è la seguente: se hai assorbito una serie innumerevole di contenuti musicali, testuali, familiari e di esperienze di vita, il tuo cervello ha la capacità di influenzare spontaneamente il processo creativo. Margherita Nikolaevna non è stato per me un amore che ho avuto subito la necessità di tradurre in musica nella forma del tributo al personaggio. Ho letto "Il Maestro e Margherita" per la prima volta molti anni fa amandolo moltissimo per poi ripiombare nella mia vita in un periodo abbastanza spento e immerso nel dubbio, in cui mi sentivo letteralmente molto affine al modo in cui Bulgakov dipinge la protagonista nella prima parte del romanzo. Nella sua evoluzione, descritta magistralmente dall’autore, ho trovato una voglia di rivalsa e di rivoluzione che ha fatto risalire a galla la mia ispirazione e che mi ha quindi portato a scrivere il pezzo.

A che punto è la musica di Fremir? Progetti futuri?

Per quanto testi e arrangiamenti di base siano a mio nome, il progetto musicale è molto fluido, nel senso che nella realizzazione dei brani che sto pubblicando c’è stata la partecipazione di due musicisti che reputo centrali in questo progetto: Mattia Pisani e Gianluca Giovanna.

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In base alle nostre disponibilità cerco sempre di incastrare date che mi diano la possibilità di circondarmi di entrambi. Per quanto riguarda i progetti futuri posso annunciarti di essere tra le finaliste del premio Bianca D’Aponte, Città di Aversa, la cui notizia, appresa solo qualche giorno fa, mi riempie di orgoglio perché siamo di fronte ad un premio dedicato alle cantautrici italiane emergenti. L’altro aspetto da sottolineare è che le la madrina del festival sarà Margherita Vicario, altra personalità musicale che non ho in precedenza nominato e che amo moltissimo. Sempre ad ottobre, mese in cui uscirà finalmente il mio album, farò due concerti a Milano di cui sono molto contenta perché suonerò nella mia città di adozione, nonostante l’obiettivo sia quello di promuovere le nove canzoni del disco fuori dai confini lombardi.