L’educazione all’aperto è un tema di grande importanza nell’ambito della pedagogia e della formazione, a partire dalla prima infanzia. L’idea di trascorrere del tempo all’aria aperta, immersi nella natura, è stata riconosciuta come fondamentale per il benessere, lo sviluppo e l’apprendimento di bambini e ragazzi da molte politiche educative a livello internazionale.
Secondo numerosi studi e ricerche per sviluppare un comportamento pro-ambientale sono fondamentali le occasioni prolungate di contatto con la natura in compagnia di figure adulte significative.
Con Giulia Schiavone, ricercatrice Bicocca al Dipartimento di Scienze umane per la Formazione “Riccardo Massa”, esploriamo prospettive e possibilità di questa pratica educativa che guarda al futuro.
Cosa s’intende per “outdoor education”?
“C'è un crescente interesse verso l’esperienza educativa al di fuori dei contesti scolastici ed educativi tradizionali. Letteralmente significa educare all’aperto, costruendo un contatto con la natura e ricreando relazioni che negli spazi chiusi non sempre riescono a esprimersi appieno. Si tratta di esperienze svolte in contesti naturali ma anche percorsi didattici che, più in generale, garantiscono un rapporto diretto e concreto con il contesto reale e il pieno coinvolgimento del soggetto nelle diverse e molteplici dimensioni.
Ricordiamoci infatti che all’inizio della pandemia, l’outdoor education è stata presentata come una soluzione pratica con la quale provare a risolvere i problemi della gestione degli spazi chiusi e le relative difficoltà. L’esperienza della DAD e in generale le difficoltà relazionali ed emotiva della scuola hanno contribuito a portare ulteriore attenzione verso questo approccio all’educazione e alla didattica.”
Quali sono gli esempi internazionali più significativi?
“In Scandinavia, dove il contatto con la natura è parte integrante della cultura, l’outdoor play e le esperienze vissute in ambienti naturali sono considerati dimensioni vitali per il benessere, lo sviluppo e l’apprendimento dei bambini. In Norvegia, in particolare, l’importanza della vita all’aria aperta è sostenuta nel curriculum attraverso una sezione dedicata a “Nature, environment and technology”, dove si evidenzia come la natura offra molteplici esperienze e attività da condurre in ogni periodo dell’anno e con ogni condizione climatica.
Anche in Svezia, nel curriculum dedicato all’infanzia, si sottolinea l’importanza di promuovere un’educazione ecologica e una cultura della sostenibilità sin dai primi anni di vita. Nella sezione dedicata ai valori fondanti che dovrebbero guidare la progettazione educativa, si sottolinea come la scuola dovrebbe porre grande enfasi sulle questioni riguardanti l’ambiente e la conservazione della natura.
In Danimarca, benché nel curriculum nazionale l’educazione all’aperto non venga nominata in maniera esplicita, il contatto prolungato in natura è valorizzato nella quotidianità delle pratiche educative. Va in questa direzione l’attenzione a costruire e tessere una solida relazione tra gli individui e la natura.
Nel Regno Unito il governo scozzese ha redatto il Curriculum for excellence through outdoor in cui invita educatori e insegnanti a riflettere e dialogare su quali esperienze possono avere un maggiore impatto sull’apprendimento se fatte all’aperto.”
E in Italia?
“Nel nostro Paese c'è bisogno di cambiare il modo in cui immaginiamo e progettiamo le scuole e le aule, per renderle più aperte e flessibili. Questa idea è stata sottolineata in un documento chiamato "Idee e proposte per una scuola che guarda al futuro". Anche il Ministero dell’Istruzione ha riconosciuto l'importanza di questo approccio nelle sue linee guida per i servizi educativi per l’infanzia e nelle linee pedagogiche “zerosei”.
Questi documenti mettono in evidenza come gli spazi all’aperto, ad esempio i giardini e le aree verdi, siano fondamentali per la progettazione di un ambiente educativo stimolante, dove i bambini possono innanzitutto sperimentare attività motorie e giochi di movimento, oltre a esplorare la natura e la biodiversità. Tuttavia, è importante sottolineare che il semplice spostamento delle attività all’aperto non garantisce un’esperienza educativa migliore. È necessaria un’attenta progettazione che tenga conto delle specificità dei soggetti e degli ambienti.”
In cosa consiste il valore aggiunto della natura?
“L’educazione all’aperto rappresenta un approccio educativo di grande importanza per la formazione dei più giovani in quanto favorisce lo sviluppo di abilità cognitive e motorie, la creatività e l’immaginazione, nonché l’acquisizione di valori come il rispetto per la natura e la sostenibilità.
L’ambiente esterno è un ambiente privilegiato per l’apprendimento, non è solo la natura, ma anche il mondo al di là delle mura della classe. È per questo che il documento guida del Council for Learning Outside the Classroom, redatto in Inghilterra nel 2009, sottolinea l’importanza di interrogarsi su quali luoghi siano facilmente raggiungibili a piedi per svolgere esperienze di apprendimento all’aperto con regolarità. Questo tipo di didattica può promuovere un approccio eco-consapevole tra i più giovani, ma è anche importante che i contesti educativi e scolastici incoraggino una relazione vitale con l’ambiente circostante.”
Le nuove generazioni saranno più eco-consapevoli, dunque.
“Certamente, per promuovere una maggiore consapevolezza e un modo ecologico di concepire la relazione con il mondo circostante l’apprendimento all’aperto è una modalità efficace e preziosa.
I servizi educativi svolgono un ruolo cruciale nel progettare e realizzare contesti di apprendimento finalizzati al recupero di un contatto significativo e continuativo con la natura.
Solo attraverso la conoscenza diretta possiamo conoscere il mondo e avere cura di esso. In questo senso l’educazione all’aperto riveste un ruolo fondamentale nel formare giovani che diventeranno cittadini maggiormente consapevoli dell’ambiente e del loro impatto su di esso. La promozione di politiche formative e di un'esperienza educativa al di fuori dei contesti tradizionali della scuola rappresenta una sfida importante per gli educatori e per la società nel suo complesso, non solo a livello internazionale ma anche in Italia.
Solo così si potrà raggiungere un paradigma ecologico del vivere che ci permetterà di avere cura del nostro pianeta.”