"I materiali intelligenti possono agire come porte magiche che ci permettono di rompere lo specchio
... aprendo il nostro sguardo su un universo molto più senziente e molto più dinamico di quanto potessimo immaginare."
Due lauree, un dottorato quasi concluso, diversi articoli al suo attivo e poi due libri. Laura Tripaldi, 27 anni, dottoranda in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali presso Milano-Bicocca, ama scrivere di scienza e a noi racconta di sé e del suo ultimo libro dal titolo affascinante: “Menti parallele. Scoprire l’intelligenza dei materiali” (ed.Effequ).
Laura, di cosa ti occupi presso il dottorato?
Sono arrivata in Bicocca dopo aver studiato Chimica in Statale. Cercavo un dottorato industriale che unisse la ricerca pura ma anche che mi avvicinasse alle applicazioni concrete. Mi sono così iscritta al dottorato in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali, con una borsa nata in collaborazione con Pirelli e il consorzio Corimav. Mi occupo in generale della progettazione di nuovi materiali innovativi per pneumatici, nell’ottica di renderli sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale. Nello specifico, lavoro nel Nanomat@Lab e il mio progetto riguarda la sintesi e caratterizzazione di nanoparticelle: studio come si organizzano all’interno della gomma e come si comportano.
Hai scritto un libro durante gli studi: una scelta sicuramente impegnativa. Cosa ti ha spinto a farlo?
Scrivevo già su diverse testate online, generalmente articoli legati alla scienza. Questa passione ho iniziato a coltivarla proprio con l’inizio del dottorato: un periodo per me di grandi stimoli scientifici ma anche culturali in genere. Nel corso di questi anni mi sono molto appassionata alla filosofia, soprattutto la filosofia della scienza. Una grande ispirazione per me è Ilya Prigogine, che è stato Premio Nobel per la Chimica oltre che un brillante filosofo. Sono stata ispirata anche da autrici contemporanee come Donna Haraway e Karen Barad, capaci di intrecciare la loro formazione scientifica alla riflessione filosofica. Nel contesto della letteratura, penso che Primo Levi sia un autore imprescindibile per tutti gli scienziati che scrivono. Ma mi affascina anche la fantascienza: da “Frankenstein” di Mary Shelley a “Solaris” di Stanislaw Lem.
Nel titolo del libro parli di “intelligenza dei materiali”: in cosa consiste?
Nella comunicazione della scienza da tempo si discute sul fatto che l’intelligenza non sia prerogativa solo degli umani, ma che sia un’idea più flessibile e ampia di quel che credevamo (mondo animale o piante). Riguardo ai materiali, spesso abbiamo l’idea di qualcosa di passivo e di inerte, su cui noi agiamo, in realtà non è così: i materiali son capaci di rispondere ad alcuni stimoli e di adattarsi (basti pensare agli “smart materials”, materiali che si auto-organizzano). La mia idea di partenza del libro era quindi raccontare quest’idea di intelligenza così diversa dalla nostra e anche di come possiamo sfruttarla a nostro vantaggio. Grazie all’uso di questi materiali saremo in grado di produrre tecnologie intelligenti dal punto di vista ambientale.
Puoi farci un esempio di materiale intelligente?
Ho riflettuto molto sul concetto di self-assembly, cioè l’auto-organizzazione che si riscontra nella materia: ho descritto come essa si realizzi concretamente, dal materiale più semplice al più complesso. In un cristallo per esempio, materiale tutto sommato semplice, già vediamo questo principio in azione in quanto gli atomi e molecole “sanno” come devono organizzarsi nello spazio creando una struttura ordinata. Andando avanti con la complessità gli esempi sono molti. Per citare esempi attuali, lo stesso virus sars cov-2 per esempio, è anch’esso un esempio di nanomateriale naturale che si auto-organizza e i vaccini, in particolare quelli con tecnica RNA, sfruttano questa stessa idea.
Quali applicazioni pratiche ci saranno per questi materiali?
Possono essere molte, in particolare a me ha colpito la possibilità dei soft robot, materiali sempre più simili a quelli biologici che possono essere utilizzati in diverse applicazioni dall’ ambito medico all’ambito energetico. L’idea fondante per me è sempre quella di ridurre la distanza tra tecnologia e natura.
Quindi le tecnologie del futuro si ispireranno alla natura?
Senz’altro. Un esempio che faccio nel libro è la seta del ragno. Un materiale naturale che è dotato di caratteristiche incredibili in termini di resistenza meccanica, di capacità di resistere agli urti, pur essendo leggerissimo e a base d’acqua: il suo segreto è proprio l’intelligenza che deriva dalla sua struttura nanometrica. Questo può essere uno dei tanti esempi di ispirazione per la progettazione di nuovi materiali del futuro.
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