Portogallo, Cina, India, Bosnia-Erzegovina e Malta. Sono solo alcune delle mete delle International Summer Schools. Un’esperienza didattica tra conferenze, workshop e laboratori per un approfondimento culturale e interdisciplinare. L’Università di Milano-Bicocca, da ormai nove anni, organizza le Summer Schools, corsi che si tengono tra giugno e settembre per un periodo variabile da una a tre settimane.
Come ci dicono gli studenti che hanno partecipato, sono esperienze che permettono di entrare in contatto con usanze e tradizioni di Paesi stranieri, in un clima di scoperta in cui il nuovo diventa fonte di meraviglia, stupore, emozioni forti e indimenticabili, difficili da descrivere a parole. Studenti con background di studio differenti possono lavorare su uno stesso tema e nonostante le tempistiche ridotte si ricevono molti input da approfondire in un secondo momento.
Alle Summer Schools, realizzate anche in Italia, partecipano classi internazionali composte da studenti di diversi Paesi. Sono percorsi pensati per chi vive green e si interessa di bioenergie o bioeconomia, di tecnologie applicate in medicina o dello sviluppo delle comunità locali, per chi crede nella tolleranza e nel valore della comunicazione, per chiunque abbia voglia di mettersi in gioco.
Abbiamo intervistato due studenti che hanno preso parte ad una Summer School: Davide Sartirana, borsista di ricerca presso il dipartimento di Scienze dell'Ambiente e della Terra e Marianna Borda, studentessa del secondo anno in Scienze della Formazione Primaria. Davide ha partecipato alla Summer School 2018 "Smart City Looks like" ad Astana Kazakistan, mentre Marianna ha partecipato alla Summer School 2018 "Learning from the Local" in India.
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Cosa deve fare ma, soprattutto, cosa non deve fare chi vuole vivere al meglio la tua stessa esperienza?
Davide: si deve partire con tanta curiosità e voglia di scoprire quello che succederà, specialmente se si è diretti verso un posto tanto lontano come il Kazakistan. E’ un'opportunità che difficilmente potrebbe ricapitare e quindi bisogna godersi al massimo qualsiasi dettaglio. Non si deve pensare e fare solamente di testa propria! Vivere a stretto contatto con altre persone è stato positivo, perché ci ha permesso di conoscere culture diverse, instaurare dei rapporti e restare in contatto! Inoltre i ragazzi kazaki si sono uniti a noi e ogni giorno al termine delle lezioni proponevano sempre qualcosa di nuovo per farci conoscere al meglio Astana.
Marianna: si deve partire senza nessun tipo di pregiudizio, bisogna essere curiosi verso un mondo e una cultura completamente diversi dalla nostra, solo così si potrà ricevere tanto in cambio. Il viaggio in India mi ha cambiata, gli indiani sono persone meravigliose e la loro cultura non è da confrontare con quella europea, sono diversi da noi ma vivono bene con le loro tradizioni. Diverso non significa peggiore o migliore, se la pensiamo così significa che abbiamo le lenti da “occidentale” e questo non credo sia giusto.
Cosa non deve assolutamente mancare nello zaino durante il viaggio?
Davide: una macchina fotografica appropriata o in alternativa un telefono con una buona fotocamera, per avere memoria dei momenti e dei paesaggi più significativi. Aggiungo anche un angolo in valigia da riempire con qualche souvenir.
Marianna: salviette umidificate. Inoltre consiglio di chiedere al tutor o al proprio medico quali farmaci occorre portare.
Qual è l’aneddoto preferito che racconti ai tuoi amici?
Davide: io ed altri ragazzi italiani abbiamo iniziato ad insegnare l'italiano al nostro amico tedesco Chris, che poi è venuto a trovarci a Milano due mesi dopo la Summer School, così come ha fatto anche Alex dalla Romania, a testimonianza del clima di amicizia che si era creato.
Un giorno invece abbiamo assistito ad una partita di Champions League alla Astana Arena e direi che andare in Kazakistan per vedere le partite di calcio non è cosa da tutti i giorni.
Infine nella steppa kazaka, durante un'escursione alla ricerca di fenicotteri, ci siamo ritrovati a dover spingere il pullmino incastrato nel fango.
Marianna: il giorno in cui siamo stati all’Indian Institute of Social Welfare and Business Management di Calcutta. Gli studenti indiani ci hanno accolti come se fossimo la loro famiglia e da quell’episodio Calcutta mi è rimasta nel cuore più di tutti gli altri luoghi che ho avuto la fortuna di scoprire. Ci hanno fatto visitare la zona universitaria di Calcutta e poi la città; avere gli abitanti del posto come guide è totalmente diverso dall’essere un turista qualsiasi. Erano orgogliosi di mostrarci la loro città e curiosi di capire la nostra cultura: è stata davvero una giornata speciale. Con loro siamo ancora adesso in contatto!
Sicuramente non una vacanza, ma l’occasione più gratificante e autentica per essere studenti.
Per informazioni sulle prossime Summer School 2019
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