L’episodio che ha coinvolto il calciatore della Fiorentina Edoardo Bove, lo scorso dicembre, durante la partita tra Fiorentina e Inter, ha acceso i riflettori su un tema cruciale e spesso sottovalutato nello sport: il rischio di arresto cardiaco improvviso. La vicenda ha stimolato il dibattito sull’importanza della diagnosi precoce delle patologie cardiache, in particolare quelle aritmogene ereditarie.
Ne parliamo con Lia Crotti, cardiologa del nostro ateneo, docente di malattie dell’apparato cardiovascolare presso il dipartimento di medicina e chirurgia, esperta di cardiomiopatie ereditarie.
Quali sono le patologie aritmogene ereditarie più comuni e come si possono diagnosticare precocemente?
Abbiamo due grandi gruppi di patologie aritmogene ereditarie. Il primo è costituito dalle canalopatie, come la sindrome del QT Lungo o la tachicardia ventricolare catecolaminergica, in cui il cuore è strutturalmente normale, ma per un problema elettrico è vulnerabile allo sviluppo di aritmie ventricolari maligne, che possono portare all’arresto cardiaco e alla morte cardiaca improvvisa.
Il secondo gruppo comprende le cardiomiopatie, come la cardiomiopatia ipertrofica o la cardiomiopatia aritmogena. In questi casi il cuore è morfologicamente alterato e, oltre al rischio di aritmie, possono insorgere ulteriori complicazioni legate alla ridotta funzionalità cardiaca.
In entrambi i gruppi, le aritmie maligne sono spesso scatenate dall’attivazione adrenergica - un processo fisiologico in cui il sistema nervoso simpatico stimola il rilascio principalmente di adrenalina - che può tipicamente avvenire in condizioni di attività fisica intensa e di forti emozioni, come quelle che si manifestano durante una competizione sportiva.
Quali sono i principali segnali d’allarme che familiari o allenatori dovrebbero riconoscere per prevenire episodi drammatici negli sportivi?
I segnali di allarme che dovrebbero essere riconosciuti includono gli episodi di perdita di coscienza o gli svenimenti, specialmente se avvengono durante attività sportiva. Anche episodi di palpitazioni importanti, oppure la perdita di urine notturne in età adulta possono essere indicatori rilevanti..
Un altro aspetto cruciale da considerare è la presenza di una storia familiare di morte improvvisa, specie se in giovane età, o di patologie aritmogene ereditarie. Questo rappresenta un fattore importante da prendere in considerazione nella valutazione di un ragazzo che desidera praticare attività sportiva.
Quanto è importante la presenza e l’uso corretto dei defibrillatori semiautomatici (DAE) nei centri sportivi, e quali azioni potrebbero essere intraprese per diffonderli ulteriormente?
La presenza e l’uso corretto dei defibrillatori semiautomatici (DAE) nei centri sportivi è fondamentale e può fare davvero la differenza tra la sopravvivenza e la morte in caso di un arresto cardiaco.
Un intervento tempestivo è essenziale: il defibrillatore eroga uno choc elettrico che permette al ritmo cardiaco di tornare alla normalità, ripristinando la funzionalità del cuore.
Tuttavia, è cruciale che l’uso del defibrillatore avvenga rapidamente, poiché la probabilità di sopravvivenza diminuisce drasticamente con ogni minuto che passa.
Dopo 9 minuti senza alcun intervento, la vittima perde ogni possibilità di sopravvivenza, poiché il cervello, privo di ossigeno, subisce danni irreversibili.
Come la formazione in rianimazione cardiopolmonare (RCP) può fare la differenza in caso di arresto cardiaco improvviso, e quali programmi potrebbero coinvolgere maggiormente la popolazione generale?
In attesa dell’arrivo di un defibrillatore è fondamentale iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare perché queste permettono una circolazione seppur passiva che porta ossigeno al cervello.
Considerando che un’ambulanza impiega circa 5-8 minuti ad arrivare dopo la chiamata e che mediamente possono trascorrere circa 11 minuti prima di un intervento sanitario efficace, è indispensabile che qualcuno sul posto sia in grado di iniziare da subito l’assistenza.
Per migliorare la risposta alle emergenze, è essenziale promuovere l’insegnamento delle tecniche di rianimazione cardiopolmonare al maggior numero possibile di persone.
Un punto di partenza strategico potrebbe essere l’inserimento sistematico di questi corsi nei programmi scolastici, per formare fin da giovani cittadini consapevoli e preparati.
Quali prospettive vede nel prossimo futuro in termini di prevenzione e ricerca?
La ricerca sta compiendo grossi passi in avanti per una migliore cura e stratificazione del rischio nelle diverse patologie aritmogene ereditarie. Sono già iniziati i primi trial sull’uomo di terapia genica. Tuttavia per la prevenzione della morte cardiaca improvvisa bisogna agire a diversi livelli: attraverso la diagnosi precoce e la prevenzione, la diffusione delle conoscenze sulle manovre di rianimazione cardiopolmonare e un’ampia disponibilità dei defibrillatori semiautomatici.
Sebbene le malattie aritmogene ereditarie siano la prima causa di morte improvvisa nei giovani, è importante ricordare che la maggior parte delle morti improvvise avvengono dopo i 40 anni di età.
In questa fascia d’età la causa principale è la cardiopatia ischemica, per cui è fondamentale agire anche per prevenire il rischio cardiovascolare, identificando precocemente e trattando patologie come il diabete, l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia.
Inoltre è fondamentale promuovere uno stile di vita sano, nel quale sono importanti un'alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura, l’eliminazione del fumo, il controllo del peso in caso di sovrappeso o obesità, e la pratica regolare di un'attività fisica, possibilmente di tipo aerobico.
Lo sport è salute, ma è essenziale approcciarsi all’attività sportiva con consapevolezza, effettuando i controlli necessari a qualsiasi età.