Cos’è un earworm? #chiediloaiPROF - Bnews Cos’è un earworm? #chiediloaiPROF

Cos’è un earworm? #chiediloaiPROF

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earworm

Professoressa, quali caratteristiche dovrebbe avere una canzone per diventare un tormentone?

L’earworm è quel motivetto di cui non riusciamo a liberarci, cioè un vero e proprio tormentone, un tarlo che ci ossessiona e che è intrusivo, cioè che non possiamo fare a meno di sentire nella nostra testa, o di canticchiare. In genere si tratta di un frammento breve estremamente ripetitivo (catchy, sticky, cioè appiccicoso), molto ritmato, spesso accompagnato da uno slogan verbale o poche parole, meglio se prive di senso. Spesso si tratta di passaggi musicali a ritmo sostenuto con escursione tonale limitata, alcune note lunghe, un tempo compatibile con la locomozione o movimenti ciclici.

Dal punto di vista neurale si tratta di “immaginazione musicale involontaria”, cioè si attiva una traccia mnemonica nella corteccia temporale superiore (in figura), deputata alla memoria per i suoni.

La chiave del fenomeno, e quindi il successo del motivetto, risiedono nelle sue forti proprietà collative per cui viene memorizzato in profondità. Le cause possono essere le condizioni di apprendimento (recenza, volume del suono elevato, infinite ripetizioni, significato emotivo). La valenza aumenta se c’è un richiamo alla sfera sentimentale; stimoli forti e a ritmo rapido stimolano l’amigdala e l’ippocampo (il ricordo è dunque migliore). Inoltre la potenza sonora è di per sé piacevole per i bassi perché il nucleo vestibolare (che riceve dall’orecchio) ha una connessione diretta con il nucleo accumbens (il centro cerebrale del piacere). Il motivetto può colpire anche perché la melodia è insolita, presenta un profilo melodico interessante, sorprendente, commovente, con intervalli inusuali, oppure rimane in sospeso.

Dal punto di vista neurale cosa succede al cervello quando “siamo vittime” di un tormentone?

Sentire degli echi uditivi immaginari persistenti è un'esperienza quasi universale soprattutto dopo un ascolto intenso e ripetitivo, ma le esperienze soggettive variano da persona a persona. In alcuni casi, le persone si divertono o sono liete dell’esperienza, ma in altri casi desiderano che la musica scompaia per sempre dalla loro mente.

Le immagini musicali involontarie possono essere innescate in molti modi, come ad esempio ascoltando una canzone, dopo l’esecuzione di un esercizio musicale ripetitivo, o per nessuna ragione apparente. Il denominatore comune è che sono involontarie.

In alcuni casi l'involontarietà si riferisce all'avvio dell’immagine sonora: la musica appare spontaneamente senza intenzione né controllo da parte nostra. Per esempio, una musica che si intrufola nella coscienza senza sforzo apparente come una canzone estiva o gli slogan pubblicitari che spesso memorizziamo senza volontà cosciente. Altre volte, sembra che il problema sia dato dall’impossibilità di liberarsi di questa immaginazione (per esempio: "le canzoni si bloccano nella testa anche se non vuoi che restino lì" oppure vi è l'incapacità di rimuovere una canzone e impedire che si ripeta nella propria testa").

La definizione più comune di “tarlo nella testa” è: frammento musicale che subentra nella nostra consapevolezza, spontaneamente, senza sforzo, e poi si ripete senza controllo cosciente.

Ci sono dei metodi per limitare il fenomeno e “liberarsi dal tarlo”?

Un tipico “tarlo nella testa” dura da pochi istanti fino a 15-30 secondi, il che corrisponde allo span della memoria provvisoria detta “di lavoro”. Consiste in una singola frase musicale ripetuta o in un ritornello accompagnato da un testo. Sebbene i “tarli nell'orecchio” non siano né sgradevoli né spaventosi per la maggior parte delle persone (infatti potrebbe essere divertente canticchiarli a ripetizione), sono stati individuati dei mezzi pratici relativamente efficaci per sopprimerli. Masticare una gomma (per occupare il loop fonologico con cui articoliamo le parole sub-vocalmente), ascoltare della musica in cuffia o alla radio (per impegnare la corteccia uditiva nella percezione di input esterni), eseguire compiti complessi che distolgano l’attenzione dai prodotti della nostra mente, ascoltare la canzone che ha scatenato il tarlo dell'orecchio, compiere movimenti la cui struttura ritmica è incompatibile con quella del “tarlo”, sono alcune delle strategie suggerite. Non tutte le forme di intrusione musicale sono equivalenti. Le ossessioni musicali sono più intrusive, ripetitive e refrattarie. Le allucinazioni musicali sono molto più rare e sono più spesso riferite da anziani socialmente isolati e con difficoltà uditive. Possono verificarsi in associazione a suoni informi (acufeni) e ad allucinazioni uditive verbali (ad esempio, sentire voci). Possono anche verificarsi raramente nella depressione, nella schizofrenia, nelle psicosi organiche o indotte da droghe e in alcune forme di epilessia temporale.

Cervello

In figura: il giro temporale superiore che percepisce la musica, conserva la memoria dei motivetti, e può attivarsi spontaneamente producendo l’immaginazione uditiva involontaria. (Riferimento: Proverbio, A.M. (2022). Percezione e Creazione Musicale, Zanichelli, Bologna)