Come migliorare le condizioni di employability per i laureati magistrali di area pedagogica - Bnews Come migliorare le condizioni di employability per i laureati magistrali di area pedagogica

Come migliorare le condizioni di employability per i laureati magistrali di area pedagogica

Come migliorare le condizioni di employability per i laureati magistrali di area pedagogica
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Come migliorare le condizioni di collocamento professionale per i laureati magistrali in ambito pedagogico? A questa domanda risponde REMPLOY, Reconsidering Graduate Employability: Educational Pathways for Transitions to Work. Condotto dalle Università di Firenze, Milano-Bicocca e Napoli “Federico II”, il progetto studia le condizioni di employability dei corsi di studio magistrali di area pedagogica, con il fine di concorrere alla definizione delle professionalità educative e formative nei contesti del coordinamento pedagogico, del management aziendale, della formazione e della leadership istituzionale.

La professoressa Laura Formenti, referente per Milano-Bicocca e docente del Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, spiega il senso e le attività del progetto.

Come sintetizzare l’obiettivo di REMPLOY?

Partiamo dal presupposto che ogni campo disciplinare e professionale è una realtà diversa, che richiede un’analisi specifica. A partire dai profili in uscita degli studenti magistrali di area pedagogica, il progetto analizzerà gli obiettivi formativi dei corsi di laurea (learning outcomes), le idee ed esperienze dei laureandi e laureati nella transizione al mondo del lavoro e le aspettative dei datori di lavoro del mondo profit e no profit.

La maggior parte dei laureati magistrali di Bicocca in campo pedagogico non ha difficoltà a trovare lavoro, ma dobbiamo fare attenzione e non fermarci ai dati occupazionali meramente quantitativi. Il concetto di employability, nato in ambito economico, è diverso e più ampio del puro dato occupazionale: ci chiediamo quali sono, da chi dipendono e come si sviluppano le condizioni che consentono agli studenti in uscita di collocarsi con successo, di posizionarsi in modo utile e intelligente per una buona qualità dell’esperienza lavorativa e della vita professionale, in un’ottica di lifelong learning.

Non tutto dipende dagli studenti o dalla buona didattica universitaria. Nel terzo settore, ad esempio, oggi le condizioni possono essere molto difficili sotto il profilo della responsabilità, dell’impegno orario e della retribuzione; tutto ciò può portare a una perdita di senso del lavoro educativo e pedagogico.

Come si svolge la ricerca sul campo?

Nel triennio 2023/2025 vogliamo confrontare e articolare le esigenze degli attori principali: gli studenti, le università e il mondo del lavoro.

L’Università di Firenze, capofila, si occupa di documentare e analizzare lo stato attuale dell’offerta formativa per individuare cosa fa e cosa può fare l’istituzione universitaria per migliorare ulteriormente le condizioni di employability. Verranno in particolare analizzati cinque corsi di studio dei tre Atenei coinvolti, con una particolare attenzione per le attività legate ai tirocini, dove si sviluppano una serie di capacità e competenze fondamentali.

Un altro punto su cui riflettere è la diversità tra corsi di studio che hanno la stessa denominazione; individueremo se e come l’offerta formativa può essere declinata in modo sempre più aderente ai bisogni reali, attraverso un dialogo più serrato con le diverse parti in causa.

L’Università di Napoli “Federico II” lavora invece sul dare risposta ai bisogni in uscita di tipologie diverse di studenti. Nelle lauree magistrali convivono giovani che hanno appena terminato il percorso universitario triennale e persone con esperienza professionale che decidono di riprendere un percorso formativo. Nelle università coinvolte nel progetto verranno proposti questionari e interviste agli studenti del II anno dei corsi magistrali, per fare chiarezza sui diversi modelli di rappresentazione del sé professionale e di auto-posizionamento nel mercato del lavoro. La visione del proprio futuro richiede un percorso formativo orientante che si completa con l’esperienza e la riflessione. La transizione verso il “dopo” può essere un positivo momento di costruzione della propria identità professionale.

Su cosa si concentrano l’azione e la ricerca di Milano-Bicocca?

Il concetto di employability, come abbiamo detto, non significa semplicemente trovare un lavoro ma si esprime in un ventaglio di conoscenze, capacità e competenze tecniche e trasversali che lo studente/la studentessa sviluppa in relazione al contesto per essere in grado di scegliere, di raccontarsi, di riconoscere quali sono le aree ancora da sviluppare. Oltre alla didattica in aula, il tirocinio è importantissimo. Le università e le imprese hanno il compito di creare insieme opportunità laboratoriali e spazi di esercitazione adeguati per lo sviluppo personale, in connessione con il territorio. Le capacità di autoanalisi e di automiglioramento sono cruciali.

Il focus di Milano-Bicocca si concentra sulla transizione nel mercato del lavoro in ottica di confronto critico, puntando a coinvolgere e intervistare i datori di lavoro, non solo quelli tipicamente interessati ai profili pedagogici. Oggi le professioni cambiano rapidamente, emergono nuovi bisogni e il mercato non è fisso ma in continua evoluzione. Oltre agli impieghi tradizionali, le competenze dei laureati in campo pedagogico (comunicative, progettuali, relazionali) possono trovare spazi nuovi anche all’interno delle realtà aziendali più diversificate.

Non dimentichiamoci che anche la politica ricopre un ruolo fondamentale nella definizione delle strategie e degli strumenti a favore dell’employability. Proprio in questi giorni è stato approvato in Senato il DDL788 che istituisce l’Albo degli educatori e dei pedagogisti; questo porterà cambiamenti di scenario importanti, ancora da decifrare.