Sui traghetti sono conosciuti come “gli studiosi del DNA del mare”. Sono i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca impegnati in un nuovo progetto per la salvaguardia della biodiversità del Mar Mediterraneo. Ce ne parla Elena Valsecchi, docente del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra, alla guida del progetto avviato in collaborazione con Corsica Sardinia Ferries e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Professoressa Valsecchi in cosa consiste il progetto?
Ogni organismo vivente lascia tracce del proprio DNA nell’ambiente in cui vive. Con questo progetto intendiamo avvalerci dell’analisi di tali tracce per individuare la presenza e l’abbondanza degli organismi costituenti l’ecosistema marino campionato. Questo approccio, neanche ipotizzabile qualche anno fa, è oggi reso possibile dalla messa a punto di sofisticate tecnologie di analisi molecolare (es DNA-metabarcoding).
I campioni per questo studio verranno prelevati sia in ambiente controllato (Acquario di Genova) che in mare aperto, utilizzando traghetti di linea (es. Corsica Sardinia Ferries) come piattaforma di campionamento. La prima tipologia di campionamento, effettuata da vasche di volumetria e comunità di organismi note, consentirà di mettere a punto e standardizzare la migliore strategia di campionamento in ambienti marini naturali, mentre le seconda parte in mare aperto consentirà di saggiare la biodiversità marina.
I campioni non sono altro che acqua marina (ma tanta!... circa 10 litri per stazione), che viene filtrata su apposite membrane in grado di trattenere tracce biologiche e dalle quali verrà estratto ed analizzato il DNA ambientale (eDNA). L’analisi molecolare dei campioni consentirà di individuare i gruppi tassonomici ed in molte casi le specie di organismi entrati in contatto con la colonna d’acqua campionata! Particolare enfasi sarà data allo studio dei grossi vertebrati marini (cetacei, grossi pesci e tartarughe marine) che, trovandosi all’apice della piramide trofica, rappresentano degli ottimi bioindicatori dello stato di salute del nostro mare.
Perché è importante studiare la biodiversità del mare?
La biodiversità è una componente essenziale degli ecosistemi acquatici e costituisce un ottimo indicatore dello stato di salute dell’ecosistema stesso. Proprio per l’importanza che assume la biodiversità, esistono diverse direttive anche in ambito della comunità europea (es. Water Framework Directive), che richiedono agli stati membri un costante monitoraggio della biodiversità degli ambienti acquatici. Oltre al crescente inquinamento, che può mettere a rischio la sopravvivenza di alcune forme viventi, vi è anche l’effetto opposto dell’ingresso di nuove specie (specie aliene) che, agevolate dal surriscaldamento globale, trovano accoglienza in ambienti a loro prima proibitivi. Anche tale fenomeno (bio invasion) va monitorato dal momento che le specie aliene possono entrare in competizione con le autoctone, comportandone in alcuni casi la scomparsa.
Qual è lo stato di salute del Mar Mediterraneo?
Il Mediterraneo è tra i mari più antropizzati del mondo e in più ha una conformazione inclusa che non consente la diluizione di tutti gli agenti inquinanti che quotidianamente si accumulano al suo interno. Oltre alle varie forme di inquinamento (inquinamento da sostanze chimiche, micro/macro plastiche, inquinamento acustico, ecc.) ascrivibili all’intenso traffico navale ed alla notevole antropizzazione delle coste che lo lambiscono, si aggiungono i già descritti effetti del surriscaldamento globale particolarmente percettibile in un bacino chiuso come il Mediterraneo.
Cosa si può fare per proteggere la biodiversità dalle minacce dell'inquinamento e dai cambiamenti climatici?
Il primo e fondamentale mezzo con cui possiamo intervenire è la conoscenza e la divulgazione della stessa. Sapere in che stato versa attualmente il nostro mare ed essere in grado di valutare come le cose siano cambiate negli ultimi decenni potrà essere da stimolo affinché vengano presi provvedimenti drastici ed effettivi per far sì che il deterioramento a cui stiamo assistendo possa subire un’inversione di marcia. Purtroppo alcuni dati sulle condizioni passate sono mancanti, o perché non sono stati raccolti a suo tempo o perché le tecniche impiegate nel passato non lo consentivano. Il nostro progetto mira proprio alla possibilità di raccogliere dati biologici in modo continuo e sistematico (e da questo punto di vista i traghetti che percorrono rotte costanti negli anni e nelle stagioni sono l’ideale punto di osservazione) per consentire alle generazioni future di valutare quanto lo stato dei nostri mari potrà cambiare… speriamo in meglio!